di Carla Bielli
È stato definito il “romanzo ferfetto”. Se lo conoscete diteci se è vero e perché. Ecco intanto cosa ne pensa Carla Bielli del gruppo di lettura “Il vizio di leggere” di Roma.

Illustrazione di Yann Kebbi da https://www.theguardian.com/books/2013/dec/13/stoner-john-williams-julian-barnes
«William Stoner si iscrisse all’Università del Missouri nel 1910, all’età di diciannove anni. Otto anni dopo, al culmine della prima guerra mondiale, gli fu conferito il dottorato in Filosofia e ottenne un incarico presso la stessa università, dove restò a insegnare fino alla sua morte nel 1956. Non superò mai il grado di ricercatore, e pochi studenti, dopo aver frequentato i suoi corsi, serbarono di lui un ricordo nitido». Queste sono le prime 5 righe del romanzo Stoner di John E. Williams (Fazi Editore).
Nelle trecento pagine successive viene narrata una biografia del tutto priva di grandi eventi, povera di passaggi rilevanti, soprattutto incatenata alla necessità. Eppure il protagonista nella piattezza della propria esistenza, apparentemente assimilabile ad una superficie liscia, supera prove di sconfitta esistenziale con uno spessore d’animo definibile “eroico” a tutto tondo. Sconfitte che si susseguono sia nella vita privata, sia nella vita professionale. «Nel giro di un mese, Stoner realizzò che il suo matrimonio era un fallimento. Di lì a un anno smise di sperare che le cose sarebbero migliorate. Imparò il silenzio e mise da parte il suo amore» .
Stoner amerà profondamente sua figlia, alla quale rinuncerà quando la moglie decide di trasferirsi con lei in un’altra città.
Avrà una relazione extraconiugale – «E così ebbe la sua storia d’amore», Katherine, delizioso personaggio femminile – che interromperà quando la moglie deciderà di tornare a vivere con lui.
Nella professione le scelte sottendono anch’esse la stoffa dell’eroe. Contadinello approdato agli studi di agraria rimane affascinato da una lezione di letteratura e cambia indirizzo, lo studio e l’insegnamento divengono il suo rifugio per scampare alla guerra in Europa e alle tempeste dell’ambizione. Rimarrà un semplice ricercatore, anche avversato da colleghi più potenti nella titolarità di un corso di letteratura, ma continuerà fino alla fine ad insegnare argomenti che lo appassionano.
Le stagioni che accompagnano Stoner per tutto l’arco del racconto sono l’autunno e l’inverno, con l’unica eccezione della relazione con la sua Katherine, che si consuma tra due primavere; e pure quando, molto più tardi, giungeranno notizie di Katherine siamo «all’inizio della primavera». L’estate compare soltanto quando Stoner, infine, morirà dentro la dolcezza di questa stagione.
Lettura straordinaria Stoner, il terzo romanzo di John Edward Williams (1922-1994), pubblicato nel 1965 ma uscito in italiano (la traduzione è di Stefano Tummolini) soltanto nel febbraio 2012. Giudicata una delle narrazioni più belle circolate in questi anni, coinvolge il lettore in un rapporto di amore con il protagonista. Per lui è inutile fare il tifo: è sicuro che perderà, ma intatta rimane l’intima struttura che è quella di un eroe.
(1 continua)