Mary Shelley e il respiro dell’aria di Genova

di Massimo Bacigalupo*

Ho preso in affitto una casa per Hunt e me, fuori una delle Porte: è grande, pulita e con un podere annesso, pagheremo circa 80 corone tutti insieme, sicché spero che troverò tranquillità dalle preoccupazioni questo inverno, anche se potrebbe essere l’ultimo così libero della mia vita. Eppure non lo spero, anche se lo dico; non mi aspetto che del male per me – speranza è una parola che non appartiene alla mia situazione. Lui, il mio amato, l’esaltato e divino Shelley, mi ha lasciata sola in questo mondo triste e odioso, su questa terra che produce erba solo perché essa possa sempre di nuovo perire – questa terra su cui si stende l’eterno cielo stellato – dove lui è – dove, oh Dio, sì – dove io un giorno sarò.

Mary Shelley a Maria Gisborne,

Genova, 15 ottobre 1822

Genova – “… Splendida città che ti specchi nelle acque azzurre del Mediterraneo. Le rocce e i promontori, il cielo luminoso e gli allegri tuoi vigneti erano il mio mondo…” Come ricorda questa targa ,l’autrice di “Frankenstein soggiornò per un anno a Genova nella villa Negretto in Albaro (http://www.societadelleletterate.it/)

Mary Shelley, figlia della grande Mary Wollstonecraft (Rivendicazione dei diritti della donna, 1792) e del pensatore radicale William Godwin, compagna di Percy Shelley per sette anni (1814-1822), sua vedova per trenta fino alla morte nel 1851, fu personaggio variegato, passionale, emotivo, intellettuale (come i genitori), sempre onesto. Autrice a diciannove anni di un’opera mitica, Frankenstein, lasciò anche romanzi e racconti in cui la sua esperienza vitale filtra fantasiosamente: opere con cui guadagnò da vivere per sé e “Persino” (figlio e omonimo del poeta, l’unico sopravvissuto dei quattro). Queste altre opere di Mary non sono imprescindibili come Frankenstein, romanzo sensazionale ed edificante, ma raccontano storie avvincenti di catastrofi universali (L’ultimo uomo) e personaggi byroniani (Lodore) ed ebbero un buon successo. Oggi sono materia di studio e lettura per chi si vuole addentrare in quei boschi romantici, in quell’età prossima e lontana. E respirare l’aria che Mary condivise con i suoi straordinari interlocutori, che seppe amare e venerare (Shelley) nonostante vedesse i loro tratti meno edificanti (Byron). Anche Shelley, con le sue infatuazioni e la sua spericolatezza che lo condusse alla morte precoce, non era un compagno facile nemmeno per una ventenne innamorata destinata a vedere morire due figlioletti e che aveva un animo incline alla depressione. Le morti, gli aborti, le nascite premature (la prima già nel gennaio del 1815, quando Mary non aveva ancora compiuto 18 anni)… Luci abbaglianti (un poema di Shelley si intitola Ode alla bellezza intellettuale) e fitte ombre.

Ora possiamo aggiungere una tappa all’itinerario ideale di Mary. Dopo lunghe indagini in loco è stato possibile infatti identificare ad Albaro, quartiere residenziale di Genova, la villa in cui essa trascorse il doloroso inverno 1822-23, giovane vedova disperata ma estremamente attaccata al figlio, coinquilina della numerosa e rumorosa famiglia di Leigh Hunt, altro personaggio del circolo di Shelley. La villa è “Casa Negroto, Crosa di San Nazaro – fuori dalle Porte dell’Arco”, come scriveva Mary nelle sue lettere. Vi si accedeva appunto dalla storica Crosa di San Nazaro, poco a monte rispetto alla Villa Bagnarello dove vent’anni dopo soggiornò Charles Dickens, e poco a valle rispetto a Villa Saluzzo, signorile residenza di Lord Byron. Mary era stata infatti incaricata da Byron di trovargli casa a Genova e l’aveva preceduto, sostando nel porto nell’Hotel Croce di Malta a Piazza Caricamento. Aveva dunque affittato Villa Saluzzo a 24 corone l’anno per Byron e il suo seguito (la contessina Guiccioli, suo fratello ecc.), e per sé e gli Hunt, a 20 corone, Villa Negrotto. Questa, oggi molto restaurata, conserva tuttavia le dimensioni e il prestigio originali. (1)

(1) Una targa posta nel 2015 sull’ingresso di Via Zara 24 a cura dell’Associazione Amici e Amiche di Mary e Percy Shelley, della Società Italiana delle Letterate e del Comune di Genova, ricordava che Mary qui soggiornò “con gli amici Hunt, cercando conforto nella scrittura che già l’aveva resa celebre con i romanzi Frankenstein e Valperga”.

*Un estratto dal bel libro Angloliguria. Da Byron a Hemingway (il canneto editore, 2017) del professor Massimo Bacigalupo è il mio abbraccio all’amata Genova e alle vittime innocenti del crollo del viadotto autostradale che, sbriciolandosi, ha seminato dolore e al tempo stesso denunciato il colpevole abbandono di quella città e di tante altre parti del nostro Paese. (Paola Ciccioli)

4 thoughts on “Mary Shelley e il respiro dell’aria di Genova

  1. CHE BELLA IDEA, grazie Paola Ciccioli. Sono una giornalista genovese e sono, insieme a Carla Sanguineti, quella che ha messo quella targa a Genova a spese nostre, ovvero della Società italiana letterate e Amiche e amici di Mary Shelley.
    Il 27 ottobre 2018 a Milano organizziamo un convegno con la Casa delle donne che ci ospta. Lì presenteremo anche il nostro libro, firmato da altre tre autrici, che si intitola “Lady Frankenstein e l’orrenda progenie” (Iacobelli editori). Di cui parlerò io stessa il 7 ottobre a Roma al festival delle scrittrici InQuiete organizzato al Pigneto da un gruppo di giovani donne che collaborano con la libreria femminista del quartiere. Perché non ci inviate o recensite? Scusate se sono spudorata ma mi piace fare rete tra le donne.
    Un abbraccio affettuoso e grazie ancora di aver ricordato la povera Genova spaccata in due e isolata che ora piange i suoi morti

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  2. Ieri io e una mia amica siamo andate a vedere Villa Negrotto, in via Zara, ma con gran dispiacere non abbiamo visto la targa commemorativa che era stata posta nel 2014. Ci siamo collegate a internet e abbiamo trovato un articolo in cui era scritto che la targa era sparita, mentre una molto più piccola era stata posta all’ingresso di via San Nazaro, sul retro della villa. Siamo andate a vedere e abbiamo trovato la targa in marmo su cui è scritto “Villa di Mary Shelley”, con caratteri a rilievo, bianco su bianco, quindi poco visibile, soprattutto alla luce del sole. Vorremmo sapere che fine ha fatto la targa che era stata posta all’ingresso principale, e perché è stata posta questa più piccola, e non veritiera (Mary Shelley abitò in quella villa per qualche mese, ma non ne fu proprietaria). Confermiamo che, come descritto nell’articolo che parlava della sparizione della prima targa, quella più piccola è posta sul muro all’entrata sul retro della villa accanto ad un cancello in balìa del degrado. Abbandonato, con erba secca, e sporcizia, cartacce, un pacchetto di sigarette vuoto… Una desolazione.
    Così si coltiva la memoria? Gli abitanti della villa avranno voluto evitare di trovare persone desiderose di vedere quella che fu la dimora genovese di Mary, e trovare con piacere quella bella targa alla sua memoria, che ora non c’è più. Così nessuno verrà a turbare la loro quiete…
    Che tristezza.

    Paola Palestro, Genova.

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