«Ehi, Orsa Maggiore, esigi/ che ci assumano in cielo da vivi!»

di Vladimir Majakovskij*

Cover of Jakobson, Svyatopol-Mirskiy, Smert Vladimira Mayakovskogo, 1930. Photo by László Moholy-Nagy (https://monoskop.org/)

SETTEMBRE 1917

Battete in piazza il calpestio delle rivolte!

In alto, catena di teste superbe!

Con la piena d’un nuovo diluvio

laveremo le città dei mondi.

 

Il toro dei giorni è pezzato.

Il carro degli anni è lento.

Il nostro dio è la corsa.

Il cuore è il nostro tamburo.

 

Che c’è di più celeste del nostro oro?

Ci pungerà la vespa d’un proiettile?

Nostre armi sono le nostre canzoni.

Nostro oro le voci squillanti.

Prato, distenditi verde,

copri il fondo dei giorni.

Arcobaleno, dà un arco

ai cavalli veloci degli anni.

 

Vedete, il cielo s’annoia delle stelle!

Senza di lui intrecciamo i nostri canti.

Ehi, Orsa Maggiore, esigi

che ci assumano in cielo da vivi!

 

Bevi le gioie! Canta!

Nelle vene la primavera è diffusa.

Cuore, batti la battaglia!

Il nostro petto è rame di timballi.

*Questa poesia del poeta russo Vladimir Majakovskij è allegata, «nella versione di Angelo Maria Ripellino», al programma dell’incontro che sta per iniziare (ore 16) nella Biblioteca internazionale di Rapallo su Letteratura e Arte della Rivoluzione d’Ottore. I relatori di questo “Sabato in Biblioteca” sono Nicola Ferrari, ispanista e musicologo dell’università di Genova, e la poetessa Lucetta Frisa. 

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