di Paola Ciccioli*
Pubblichiamo l’articolo di fondo e l’immagine di apertura del secondo numero del trimestrale cartaceo dell’Associazione Donne della realtà. Arrotolato come fosse una pergamena e tenuto insieme da un bellissimo nastro di raso, questa volta di colore blu, il “foglio” è interamente dedicato alla celebre cantante argentina Mercedes Sosa che, addirittura quasi mezzo secolo fa, ha inciso un disco con otto brani che portano un nome femminile. Uno struggente omaggio, il suo e il nostro, a tutte le mujeres, cioè le donne, che hanno lottato, lavorato e testimoniato il proprio amore per un Paese «ai confini del mondo». Evviva!
Viene da lontano questo secondo numero del nostro “foglio”, e non soltanto perché abbiamo deciso di dedicarlo a un’artista-mito, Mercedes Sosa, nata in una terra «ai confini del mondo».
Viene da lontano perché la sua genesi è frutto di un’amicizia antica, quella tra me e Francesco Pulitanò, che mi ha fatto conoscere la cantante argentina, insegnato ad amare la lingua spagnola e che qui è l’autore dei principali articoli sulla Negra e sulla città che si è inginocchiata a pregare per lei quando la sua voce si è spenta: Buenos Aires.
Un mio taccuino conserva gli appunti di un pomeriggio di maggio 2014 in cui, insieme, siamo andati al Cinema Beltrade a vedere il documentario Mercedes Sosa, la voz de Latinoamérica di Rodrigo H. Vila, uscendo dalla sala con gli occhi umidi e la voglia di cantare.
Racconto questo perché è proprio questo il presupposto dell’impegno della nostra Associazione, che vuole essere veicolo di rapporti, di esperienze, di passioni autentiche. Come quella per la musica: in questo numero, con Luca Bartolommei riscopriamo un album di Mercedes Sosa dedicato, con un anticipo di quasi mezzo secolo, a otto personaggi femminili. E come quella per i viaggi: l’argentino d’Italia, Francesco, ci porta alla scoperta della Capital Federal dove risuonano i dialetti italiani e ci ricorda che in un secolo, cioè dal 1876 al 1976, è stata la meta di 3 milioni di nostri connazionali.
In mezzo a loro c’era anche Alfonso Baima che, a 8 anni, affrontò da solo il viaggio in piroscafo per raggiungere la madre emigrata. La sua storia è stata “salvata” ed è ora tramandata dai documenti diffusi dalla rete di enti e competenze di Milanosifastoria. Infinite altre solitudini di bambini ci chiedono di essere salvate dal buio del nostro presente.
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*Il nostro trimestrale può essere scaricato direttamente dal blog tramite la piattaforma Gumroad, cliccando sull’icona di “Donne della realtà Giornale 2” in Home page. Per la più pregiata edizione cartacea, scrivere a donnedellarealta@gmail.com
Una precisazione e un auspicio.
La precisazione: la storia di Alfonso Baima è stata “salvata” dalla curiosità e dalla competenza di Daniela Bellettati, archivista presso l’ASP Golgi Redaelli, che l’ha proposta nei percorsi didattici dell’Officina dello storico e, recentemente, l’8 novembre 2017, l’ha presentata in un laboratorio per adulti, nell’ambito di “Milano città aperta”, IV edizione di Milanosifastoria.
L’ auspicio è quello di poter sapere come finisce la storia di Alfonso Baima, che, si suppone, sia sbarcato sano e salvo nel dicembre 1923 a Buenos Aires, magari entrando in contatto – attraverso il web e i social – con i Baima tuttora residenti a Buenos Aires.
Silvana Citterio – Segreteria Rete Milanosifastoria
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Grazie infinite sia per la precisazione che per l’auspicio. E complimenti per il vostro prezioso lavoro.
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