A ciascuna il suo Angelo Sterminatore

di Giuseppina Pieragostini*

Un’immagine da “L’angelo sterminatore”, film del 1962 del regista spagnolo Luis Buñuel (https://www.youtube.com/watch?v=F-eRetOy2m8)

Nella preparazione di questo post, Giuseppina Pieragostini chiede via mail a Paola Ciccioli: «Ricordi il film di Buñuel? Mi è sembrata una perfetta metafora della condizione di migliaia di donne che, oggi, dovendo uscire e percorrere il mondo (dopo millenni di custodia domestica), sono preda di ansie e fobie. Questi disturbi sono la prima ragione per cui si va in uno studio di psicologia». 

Mariagiulia la casalinga, come ogni femmina che si rispetti, è dotata di moto apparente.

In realtà asseconda una vocetta dispotica che non sa se collocare nella sua testolina confusa o in qualche angolo recondito della casa e che richiama inspiegabilmente quella di Romeo Indicchia il pavone, suo signore e padrone e per certi versi evoca quella del compianto commendator Puchini suo padre. Quando esci, ricordati di: buttare la spazzatura, di prendere le chiavi altrimenti per rientrare devi disturbare Olghina la figliastra, che potrebbe fare orecchie da mercante, di portare le scarpe della suddetta rampolla dal calzolaio che qualcuno, o qualcosa, deve averne addentato i tacchi, di passare allo studio medico per ritirare le ricette, di prendere i pantaloni di Romeo in lavanderia che se li cerca è meglio che li trovi, di ritirare all’edicola il fumetto western lettura e diletto dell’uomo di casa, di comprare il riso soffiato per il cane al negozio per animali che il supermercato spesso ne è sguarnito e comunque non ha quello con le verdure, di passare a prenotare il parrucchiere per Olga che ne ha perso il numero di telefono, di ritirare la raccomandata all’ufficio postale che tanto è la solita multa per Romeo automobilista temerario, di comprare il mistrà per il medesimo e il polpettone di tacchino al supermercato. Giacché ci sei, prendi un cespo d’insalata fresca da mischiare con quella che hai in frigo, a proposito, non ti scordare il detergente specifico per pulire il frigorifero e due sigarette di filo di due diversi toni di blu che puoi trovare su qualche bancarella per risparmiare.

In tutto questo, ti conviene trascinarti dietro Lardo altrimenti poi ti tocca uscire di nuovo, ed è peggio. Il cane legalo fuori al mercato e prega Dio che, come suo solito, non pisci sulle piante del fioraio. E fai presto, anzi prestissimo, che Romeo l’imprevedibile non può aspettare.

Zavorrata dalle buste della spesa, intralciata dai vestiti ritirati in lavanderia, strascinata da un cane balordo, a un occhio superficiale Mariagiulia l’affannata, può apparire una donna determinata che entra ed esce quando più le pare e piace, che percorre il mondo in lungo e largo e ne conosce ogni segreto pertugio.

Perché alcuno si avvede dell’Angelo Sterminatore.

Appena Mariagiulia la confinata, si azzarda ad allontanarsi dalla magione, viene colpita inesorabilmente dalla spada fiammeggiante di codesto pennuto la cui esistenza è di natura deduttiva sia nella forma che nella sostanza, come per molti fenomeni celesti d’altronde, e che non per questo sono meno reali e risolutivi.

Arrivata a un centinaio di metri dal portone di casa, centimetro più centimetro meno, giunge spietata la stoccata tra le scapole; calcolando la distanza e la traiettoria, detto Angelo dovrebbe essere appostato all’incirca a metà tra la torretta delle fontane e l’antenna parabolica del loro palazzo. Malgrado si ponga per vanità sempre in controluce onde incrementare il naturale fulgore, potrebbe essere scorto semmai alcuno volgesse lo sguardo verso l’alto, ma chi ne ha il tempo e la voglia ormai? Qualche vecchio che si fa finta di ascoltare, qualche bambino troppo curioso cui nessuno crede, qualche creatura bizzarra in preda ai suoi deliri. Come ogni portatore di giustizia sovrannaturale gode, inoltre, della più totale impunità determinata dalla complicità della sua vittima, ben consapevole di meritare e questo e pure quest’altro.

La Piazza Grande rappresenta ormai il limite dell’autonomia della nostra casalinga e dato che il confine si è ridotto man mano negli anni, non scordiamoci che in passato, qualche volta, arrivava fino alla biblioteca comunale oltre il cavalcavia, se ne deduce che l’Angelo Sterminatore invecchi insieme con la sua protetta e dove lui non vede più, per lei è buio pesto. Oppure, man mano che a lei vengono meno forze e illusioni, lui se ne approfitti per circoscriverla con più parsimonia e oculatezza.

Detto Angelo viene ritenuto una vergogna personale di cui tacere con chiunque, pertanto ogni donna ignora che per ciascuna femmina che vagola tremante per il mondo – stringendo i denti, facendosi forza, recitando scongiuri, imbottendosi di svariati medicamenti – c’è un Angelo Sterminatore appollaiato su qualche grondaia, ramo d’albero o palo elettrico. Che pur di sorvegliare non guardano alle scomodità.

Gli interrogativi che la presenza dell’Angelo Sterminatore sollecita sono svariati e di diversa natura: sostituisce esso medesimo l’Angelo Custode dei maschi? La signora Flora del piano terra, ormai rassegnata alla custodia domestica, ne mantiene uno nascosto sotto al letto o l’ha passato alla figliola avvocato che caracolla concitata sempre sull’orlo di un crollo nervoso? Forse un Romeo Cosmico, motore primo dell’arduo compito maritale, sovraintende alle funzioni intimidatorie del succitato Angelo?

Soprattutto, è sensibile l’anzidetto pennuto, a una scarica di fucile a pallettoni?

A digiuno di qualsivoglia nozione di teologia, psicologia, antropologia e puranche di filosofia, ci limiteremo a sottolineare come la sortita dall’abisso domestico, intesa come libera esplorazione dello spazio e del tempo, sia per Mariagiulia la relegata, un’esperienza di difficile attuazione.

Esce solo per lo stretto necessario onde assolvere alle innumeri incombenze domestiche e, quando per qualche irragionevole impulso, si allontana o si prefigge di allontanarsi dal circuito fisso del dovere e della necessità, inizia ad arrovellarsi anzitempo.

C’è sempre una buona ragione per rimandare all’indomani: l’appuntamento con la signora Lucrezia che viene per la prova del vestito, portare il cane alla sua fuoriuscita pomeridiana, le zucchine ripiene da preparare per cena, altrimenti la carne si spreca. Senza dire che Olghina la tirannica, all’improvviso, potrebbe avere necessità di farsi stirare i capelli con la piastra; c’è anche la lavastoviglie in funzione e non sia mai che si metta a ballare per tutta la casa come accadde una ventina di anni fa al ragionier Cecioni del secondo piano.

E, Dio ce ne liberi e scampi, se rientrasse Romeo l’imponderabile, che mai sottometterebbe la sua personcina alla schiavitù delle chiavi?

Il giorno stabilito, prima ancora di cedere alla spinta dissennata di allontanarsi da casa, dissemina di trappole mentali e fisiche il percorso da coprire per arrivare, non dico tanto, all’edicola all’angolo: se esci poi magari passa il postino con una raccomandata e devi stare due giorni con la pena di sapere di quale ennesima gabella si tratti e poi devi andare fino all’ufficio postale a fare la fila e poi magari nemmeno te la danno. Se credi di potertene andare può succedere che arrivi un ladro e c’è la ragazza sola a casa. Oggi non hai digerito la colazione e potresti sentirti male; hai bevuto troppo the e ti potrebbe scappare da pisciare; hai le scarpe troppo strette che le altre stanno dal calzolaio e poi ti viene il dolore ai piedi; e se poi esci, magari telefona tua cugina Ippodamia, che zio Anchise ha una strana febbretta che non si decide a passare.

E se caso mai oggi Romeo l’intrufolatore, rientra prima del solito?

Se, nonostante tutto e con eroico sforzo, è riuscita a scappare ed è già a metà strada, le sovvengono i dubbi più atroci: hai chiuso il rubinetto del lavandino, dove hai messo a bagno la cicoria? E se per sbaglio hai messo dentro il bucato dei bianchi, un indumento colorato e se non lo levi subito magari macchia quelli accanto? E se hai lasciato la porta aperta e Lardo entra in cucina e raspa dal tavolo la torta di mele messa a raffreddare? Sei sicura di aver spento il forno? Oddio! Ma hai tirato l’acqua dello sciacquone del bagno che, se no, a Olghina la stizzosa, potrebbe prendere un attacco d’infantigliole? Sei certa di aver chiuso la porta di casa?

E se Romeo l’improvvisatore, passa a casa a prendere qualcosa che s’è scordato?

Le rare, rarissime volte che, a dispetto degli avvertimenti, insiste a voler percorrere la vastità incognita dello Spazio Esterno, il suo corpo si rivolta e la obbliga con i suoi malesseri a rintanarsi tosto nell’avita dimora: prima le gira la testa, poi si annebbia la vista, quindi sente scavarsi un vuoto allo stomaco, infine percepisce le gambe deboli e vacilla come un’ubriaca e per ultimo, come se non bastasse, le prende un attacco di cacarella a fischio.

E se intanto, Romeo lo sfrontato, bussa alla porta?

Lei che è capace di ogni sacrificio per assolvere i suoi doveri, quando si ritrova ogni tanto, per un accidente fortuito, per una fantasia balzana, sola, senza commissioni da sbrigare, senza una meta prefissata, senza carichi da accollarsi, si trasforma in un agnellino tremolante che, avviato al macello, s’illude di impietosire i lupi che si apprestano ad avventarglisi addosso.

Eppure non basta mostrarsi mansueta, deve darsela a gambe levate immantinente.

Ubbidendo al divino precetto dell’Angelo Sterminatore scalfito nei precordi dal momento che i suoi cromosomi si palesarono per quello che erano, si precipita a casa e, una volta rinserrata la porta dietro di lei, il respiro si fa più regolare, i battiti del cuore si placano e lei riprende il solito tran tran fatto di ragù da far addensare lentamente, di pavimenti da sgrassare, di orli da cucire. Come fosse più facile dimenticarsi di se stessa, laddove nessun occhio estraneo può scovarla.

Il remoto mondo al di fuori è percorso dal dolore dei micini divorati dalle piaghe che girano semiciechi e affamati, del cucciolo che aspetterà invano la madre nella sua tana di ghiaccio, del cane torturato dal suo padrone. Per accennare solo al regno animale.

Difficile darle torto; in fondo in casa c’è solo il nemico di sempre. Il piccolo lui che si fa grandioso con la sua complicità, la sua acquiescenza, la sua pietà, la sua rabbia.

«L’uomo è re del mondo e la donna regina del focolare» pontificava il solito Puchini, padre amorevole nonché convenientemente severo. Dato che il focolare non si usa più, è utile precisare per le nuove generazioni, che detto termine denomina l’angusto spazio domestico anticamente occupato da fiamme, fumo, ceneri e lapilli. «Fuori di casa la donna è solo un impiccio» chiosa l’Indicchia. E non si può negare che entrambi abbiano ragione se, appena rientrata a casa, Mariagiulia la reclusa, riprende a funzionare come una macchinetta cui sia stata riattaccata la spina.

* Tratto da La Vendetta della Sepolta Viva di Rosaspina di Belvedere di Giuseppina Pieragostini (Edito da Il Caso e il Vento, 2011). «Facendo il verso ai romanzi d’appendice il libro parla di una povera casalinga che vorrebbe accudire in pace il marito stizzoso ed egoista, la figliastra prepotente e bruttona, il cane zeccoso e ignavo, ma glielo impedisce una fanciulla sepolta dentro di lei e che la tormenta affinché abbandoni i suoi doveri e verghi il Grande Romanzo che lei vuole dettarle. Non dirò come finisce, immaginatelo». 

10 thoughts on “A ciascuna il suo Angelo Sterminatore

  1. Solo una profonda conoscitrice della psiche umana poteva scrivere un libro così originale! Che mi spinge a stare alla larga da Mariagiulia, perseguitata da dubbi e imperativi categorici, un aspetto anche di me stessa che non mi piace per niente!!!

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  2. …da cui si evince che iper-reale e surreale si toccano ! e Mariagiulia va a braccetto con Bunuel.
    Quanto all’Angelo Sterminatore, assomiglia al Super-Io: beninteso la versione “per donna”, perché quella “per uomo” è diversa, ammesso pure che esista!
    Ciò detto, si accettano scommesse su come andrà a finire la povera Sepoltaviva…Ciao, perfida Giusi

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  3. Nella zucchina vuota di Mariagiulia la docile, rimbomba la vocetta astiosa di Romeo il castigatore, così come a suo tempo, quella del commendator Puchini il tronfio. Per noi anime semplici, il maschio è il super io; chi altri sennò? E l’Angelo Sterminatore è il suo bravo quotidiano. Se poi vogliamo dare alle donne la colpa di partorire angeli e sterminatori pur di non restare con le mani in mano, vuol dire che vogliamo fare i conti senza l’oste………

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  4. Credo che esistano anime per così dire più primitive di quelle di noi poverette, anche se non c’è da rallegrarsene.
    E insisto sulla versione femminile del Super-Io, che ha la caratteristica specifica, unica, peculiare, ineludibile, ineluttabile di uccidere il sogno ( il suo proprio sogno, intendo), o di farsi uccidere dal medesimo. Eh, non è da tutti!
    L’aureo librino volutamente restituisce intatto al lettore- lettrice il dilemma.

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