Testo e foto di Maria Elena Sini

«Oggi le donne costituiscono la maggioranza dei giudici cubani, degli avvocati e procuratori, degli scienziati, dei tecnici, degli operatori della sanità pubblica e dei professionisti», scrive Maria Elena Sini in questa seconda parte del suo interessante e completo approfondimento
Lavoro, istruzione, diritti: prosegue il viaggio di Maria Elena Sini nelle contraddizioni di Cuba. Mentre, come abbiamo sottolineato già ieri nella presentazione del suo meditato reportage, in queste ore gli Stati Uniti di Donald Trump hanno ordinato al 60 per cento dello staff dell’ambasciata americana di lasciare l’Avana.
Descrivere il fascino dei paesaggi cubani e la cordialità della gente è facile, ma all’inizio di questo racconto ho premesso che trovavo difficile parlare della mia esperienza a Cuba perché non si può dimenticare che questo Paese, caratterizzato da tanta bellezza e gioia di vivere è governato da un regime che limita alcune libertà fondamentali. È innegabile che la Rivoluzione Castrista ha messo fine al governo di Fulgencio Batista, corrotto e legato alla mafia. Il dittatore si insediò nel 1952 con un colpo di Stato che, reprimendo ogni opposizione, abolì il diritto di sciopero, ripristinò la pena di morte e sospese le garanzie costituzionali. In quegli anni le condizioni di vita della nazione erano pessime: un terzo della popolazione viveva nella sporcizia in baracche, spesso senza elettricità o servizi igienici, vittima di malattie parassitarie. Non esisteva un servizio sanitario e veniva negata l’istruzione.
Dopo la Rivoluzione si è delineato un sistema che ha avviato riforme dirette a stroncare il dominio delle oligarchie interne, ha messo in atto la riforma agraria e ha nazionalizzato le imprese straniere per costruire una società tendenzialmente egualitaria, ma lo spostamento progressivo sulle posizioni politiche dell’Unione Sovietica e dei paesi filo-marxisti ha comportato la violazione di alcuni diritti fondamentali. Vorrei provare ad analizzare le luci e le ombre della situazione attuale per quello che ho potuto capire nel mio breve soggiorno e attraverso i miei scambi, per la verità abbastanza limitati, con i cittadini cubani.
Le persone con cui ho parlato ribadiscono con orgoglio l’eccellenza del sistema scolastico e del sistema sanitario cubano. Attualmente l’assistenza sanitaria universale è un diritto ed è gratuita per tutti. Cuba ha il più alto rapporto di medici per pazienti di tutto il mondo: 6,7 per 1.000 persone. Il tasso di mortalità infantile del 2014 è stato del 4,2 per 1.000 nati vivi, tra i più bassi al mondo.
La sanità a Cuba pone l’accento sulla prevenzione piuttosto che sulla cura, anche a causa del limitato accesso ai farmaci comportato dal blocco degli Stati Uniti, infatti nelle farmacie, orgoglio della nazione, sugli scaffali ci sono ancora le ampolle con preparati galenici proprio perché è difficile reperire i farmaci industriali. Nonostante ciò secondo il report dello sviluppo umano redatto dall’Onu, l’aspettativa di vita alla nascita per un cittadino cubano è di 79,4 anni contro i 79,1 degli Usa. Per valutare l’eccellenza del sistema sanitario non bisogna dimenticare l’aiuto che Cuba fornisce ai paesi più poveri del Sudamerica, la cosiddetta Operazione miracolo, e all’Africa mediante l’invio di suoi medici, senza sottovalutare la scuola latino-americana di medicina dove Cuba forma giovani medici provenienti da tutto il mondo.
Per quanto riguarda l’istruzione, il Paese investe quasi un quinto del bilancio, la quota di Pil più alta di qualsiasi paese al mondo. I ragazzi crescono educati ed eruditi perché l’istruzione gratuita sino all’università è un diritto universale. Il tasso di iscrizione dei bambini alla scuola primaria, per entrambi i sessi, si attestava al 98 per cento secondo i dati del rapporto della Banca mondiale nel 2013; lo stesso anno, secondo il report dell’Onu, il tasso di alfabetizzazione a Cuba era del 100 per cento (Italia al 99,2 per cento e gli Usa al 99,7 per cento). “Insegnanti mobili” raggiungono le case dei bambini che non sono in grado di recarsi a scuola. Molte scuole forniscono doposcuola in aiuto ai genitori che lavorano e che non hanno una famiglia allargata Ma ci sono degli aspetti poco condivisibili: è vero che l’università è gratuita ma non si può scegliere liberamente la facoltà. Supponiamo che per l’anno in corso manchino 100 medici, 30 professori, 20 commercianti e 400 contadini, lo Stato indirizzerà gli studenti verso questi settori, così da coprire i posti scoperti, mentre non permetterà l’iscrizione per quegli indirizzi che formano figure professionali che lo Stato non ritiene utili in quel momento. Indubbiamente è un modo per tarpare le ali delle nuove generazioni.

«Tutti hanno ciò che serve per sopravvivere, ma con la tessera del razionamento si possono acquistare solo una libbra di riso, quattro uova, un pugno di fagioli e un po’ di caffè»
Tutti hanno un lavoro a Cuba, ma nessuno può fare carriera. Tutti hanno ciò che serve per sopravvivere, ma con la tessera del razionamento si possono acquistare solo una libbra di riso, quattro uova, un pugno di fagioli e un po’ di caffè. Se si desidera qualcosa di più non si possono fare acquisti perché i soldi non bastano e quindi l’unico modo per ottenere qualche agio è “arrangiarsi”, un’arte nella quale i cubani sono maestri.
Tutti hanno una casa a Cuba, ma nessuno la possiede. Intere generazioni dividono gli appartamenti perché a Cuba non esiste un mercato immobiliare dato che tutte le case appartengono allo Stato che le distribuisce, una per famiglia. Non esiste un business degli affitti perché i costi sono proibitivi: spesso neanche lo stipendio di un professionista consente di pagare un affitto. Quindi alla fine succede che figli, genitori, nonni e nipoti si ritrovino a dividere tutti gli stessi spazi e le persone con cui ho parlato mi hanno riferito che questa situazione costituisce un problema per le giovani coppie che spesso divorziano perché non riescono a costruire una vita propria.
In compenso le donne cubane godono di una situazione più vantaggiosa rispetto a quella della componente femminile di altri Paesi: per quanto riguarda i diritti politici, conquistarono il diritto al voto sin dal 1934 e inoltre già la Costituzione Cubana del 1940 vietava la discriminazione sulla base del sesso e dichiarò un dovere, da parte dei datori di lavoro, la parità di retribuzione a parità di lavoro. Oggi le donne costituiscono la maggioranza dei giudici cubani, degli avvocati e procuratori, degli scienziati, dei tecnici, degli operatori della sanità pubblica e dei professionisti. Con oltre il 48 per cento di parlamentari donne Cuba vanta il terzo posto al mondo per presenza femminile in Parlamento. Durante il congedo di maternità le donne ricevono 9 mesi di piena retribuzione seguiti da 3 mesi al 75 per cento del salario. Il governo garantisce l’aborto e la pianificazione familiare, attribuisce un grande valore all’assistenza pre-natale e offre “maternity housing” alle donne prima del parto.
II – continua