di Maria Elena Sini

«José Martí – Patriota e scrittore cubano (L’Avana 1853 – Boca de Dos Ríos 1895); a sedici anni fondò e diresse il giornale “La patria libre”, sul quale pubblicò il poema patriottico “Abdala”». http://www.treccani.it/enciclopedia/jose-marti/ Appena tornata da Cuba, Maria Elena Sini ci ha mandato questo suo racconto musicale (lo proponiamo in due parti) sul poeta ed eroe nazionale al quale è intitolato tra l’altro l’aeroporto di L’Avana. E che ha scritto i versi celebrati in “Guantanamera”, la canzone famosa in tutto il mondo: anche chi non è mai stato nell’isola caraibica l’ha di sicuro ascoltata, cantata e ballata almeno una volta.
Torno da Cuba con la storia della canzone che tutti noi abbiamo cantato in coro almeno una volta, quella che nel ritornello ripete “guajira Guantanamera”… Ho scoperto la storia per caso, anche se il caso da solo non determina degli avvenimenti, c’è sempre una componente di discrezionalità personale.
All’aeroporto di L’Avana, infatti, prima di tornare in Italia, mentre cercavo di spendere i miei ultimi CUC (pesos convertibili) per non riportarli in Italia, non ero convinta di voler comprare le solite magliette con l’effigie del Che o le calamite da attaccare al frigorifero con la forma delle auto pre-embargo, soprattutto Chevrolet ma anche Cadillac, Oldsmobile, Ford, Chrysler, che fanno la gioia dei fotografi e la disperazione dei meccanici, costretti ormai da decenni ad ogni genere d’invenzione per ovviare alla cronica carenza di ricambi. Ad un certo punto su uno scaffale ho notato dei libri e il mio sguardo si è fermato su un libretto dal titolo Versos Sencillos di José Martí. Incuriosita l’ho preso in mano per sfogliarlo dato che durante i miei dieci giorni a Cuba ho sentito spesso parlare dell’autore considerato a Cuba uno dei più grandi eroi nazionali e precursore indiscutibile dell’antimperialismo. Politico, scrittore e rivoluzionario fu il fondatore del Partito Rivoluzionario Cubano e l’organizzatore della guerra che pose fine al colonialismo spagnolo (1895-1898).
La signora che vendeva il libro mi ha vivamente consigliato questo volumetto e così durante il viaggio di ritorno in aereo ho approfondito le mie conoscenze del pensiero di José Martí attraverso la lettura della sua biografia e dei suoi versi. Nonostante fosse nato da genitori spagnoli a L’Avana si sviluppò in lui l’odio per la dominazione spagnola della sua patria e per lo schiavismo, che ancora era praticato a Cuba. Nell’ottobre del 1869 fu arrestato e incarcerato nella prigione nazionale in seguito ad un’accusa di tradimento formulata dal governo spagnolo e all’età di soli sedici anni fu condannato a sei anni di reclusione. In seguito, il governo decise di rimpatriare Martí in Spagna. In quel paese studiò legge e scrisse articoli sulle ingiustizie del dominio spagnolo a Cuba.
Dopo aver passato qualche tempo in Spagna dove completò gli studi, conseguendo le lauree in Giurisprudenza ed in Filosofia e Lettere, si trasferì in Francia, dove trascorse qualche tempo prima di ritornare segretamente a Cuba sotto falso nome, nel 1877. Nel 1880 sì trasferì a New York dove ricoprì il ruolo di console aggiunto per Uruguay, Paraguay e Argentina e da qui mobilitò la comunità di esiliati cubani per mettere in atto la rivoluzione e ottenere l’indipendenza dalla Spagna e, contemporaneamente, opporsi all’annessione di Cuba agli Stati Uniti. A questo scopo fondò, nel 1892, il Partito Rivoluzionario Cubano e nel 1894 partì con la volontà di approdare a Cuba e lottare direttamente per la rivoluzione, ma fu intercettato in Florida.
Il 25 marzo del 1895 pubblicò il Manifesto di Montecristi nel quale proclamava l’indipendenza cubana, poneva fine a tutte le distinzioni giuridiche tra le razze e stabiliva che dovessero essere risparmiati gli spagnoli che non si fossero opposti alla guerra per l’indipendenza. L’11 aprile del 1895 riuscì finalmente a sbarcare a Cuba con un reparto di esuli ribelli ma purtroppo all’inizio del conflitto, il 19 maggio dello stesso anno, Martí morì combattendo contro le truppe spagnole nella battaglia di Dos Ríos.

Il libro acquistato da Maria Elena Sini a L’Avana prima di rientrare in Italia. Sue la foto e la ricerca iconografica sul Web per illustrare questo originale e interessante racconto di viaggio.
Tutti gli insegnamenti di Martí criticano ogni sistema politico che si mostra intollerante nei confronti delle libertà individuali. Nelle sue opere, inoltre, denuncia la mancanza di spiritualità e l’arroganza presente nei regimi dittatoriali. Per questo motivo, la pubblicazione del pensiero di Martí è oggi di grande importanza. La sua forza deriva dall’universalità del suo pensiero senza tempo. Martí dedicò tutta la sua vita al tentativo di porre fine al regime coloniale a Cuba e a impedire che l’isola cadesse sotto il controllo di qualsiasi paese le cui ideologie politiche fossero contrarie ai principi da lui sostenuti. Nella convinzione che la libertà dei Caraibi fosse cruciale per la sicurezza dell’America Latina e contribuisse in modo fondamentale al bilanciamento delle potenze nel mondo, dedicò il suo talento a forgiare il destino di Cuba. Martì fu quindi un rivoluzionario, ma anche una guida e un mentore la cui vasta esperienza gli ha permesso di muoversi confortevolmente nei campi più svariati , dalla scrittura alla pittura sino alla politica e di lasciare pertanto un’eredità ricchissima di insegnamenti per i suoi discepoli.
Ma la lettura dell’interessante prefazione mi ha rivelato anche il legame tra l’Apostolo dell’Indipendenza di Cuba e “Guantanamera”, la canzone che forse rappresenta nel mondo la musica dell’isola. Secondo alcune fonti l’origine di tale musica era il bolero creolo, che a sua volta affondava le sue origini nella passacaglia spagnola di cento anni prima, una lenta danza in tempo triplo basata su uno schema armonico che si ripeteva su quattro o otto battute, che attorno al 1830 nella zona di Guantánamo, nella Cuba orientale, si caratterizzava perché l’esecuzione alla chitarra di tale schema collegava l’aria alla “montuna”, che era un tipo di bolero distinto da quello che si suonava in altre zone cubane, chiamato “son”.
Nel 1993 la musica è stata attribuita dalla corte suprema di Cuba al popolare personaggio radiofonico degli anni trenta José Fernández Díaz, meglio noto come Joseíto Fernández, dopo aver respinto il ricorso degli eredi di Herminio “el Diablo” García Wilson, secondo i quali quest’ultimo ne era il compositore originale. In ogni caso, al di là delle diatribe, fu sicuramente Joseíto Fernández che la portò al successo dai microfoni della popolare radio CMQ de L’Avana dalla quale conduceva un notiziario alquanto originale dal titolo “El Suceso del Día” (Il fatto del giorno). L’originalità consisteva nel cantare l’avvenimento in forma di decima (forma metrica di origine spagnola) su un’aria di guajira (che sarebbe un canto di campagna derivato dal punto cubano) guantánamera (ossia di Guantánamo), di guajira vueltabajera, guajira holguinara o guajira camagüeyana, a seconda delle aree dell’isola di Cuba di cui dava informazioni.
Chiaramente il testo in quel momento era diverso da quello attuale. Qualcuno racconta che un giorno Joseíto, innamorato di una ragazza di Guantánamo, che era molto gelosa, sia stato da questa pesantemente rimproverato per averlo visto parlare con un’altra. Quel giorno cantò “Il fatto del giorno” come guajira Guantanamera in maniera talmente ispirata che il pubblico pretese che usasse sempre questo tema per le sue storie. Secondo altri la canzone è una sorta di serenata dedicata ad una guajira (contadina) guantanamera cioè di Guantánamo. Ma qualunque sia l’interpretazione corretta del binomio “guajira Guantanamera”, la canzone non può essere attribuita ad Joseíto Fernandez perché l’idea di combinare i versi di José Martí, che oggi costituiscono il testo della canzone universalmente nota, con la melodia popolare cubana fu del musicista spagnolo naturalizzato cubano Julián Orbón, che nel 1949 adattò alla musica i testi di alcune delle poesie presenti nella raccolta “Versos Sencillos” scritti nel 1878. Più tardi uno degli allievi di Orbón, Hector Angulo, un cubano che studiava negli Stati Uniti, insegnò la canzone ad un coro di bambini durante un campeggio estivo nelle montagne Catskills nel 1962 e in quell’occasione la ascoltò per la prima volta il celebre cantante folk e attivista sociale nordamericano Pete Seeger, il quale racconta questo episodio in un suo libro del 1993. Sebbene Pete Seeger non si attribuisca alcun merito per aver reso famoso nel mondo José Martí, in realtà fu di fatto il catalizzatore che ha permesso di portare nel mondo il pensiero di quest’ “uomo sincero” eseguendo il brano nel 1963 alla Carnegie Hall di New York.
La canzone fu depositata a nome di Angulo, Seeger, Martí innescando una serie di interminabili e comprensibili dispute per i diritti d’autore. Julián Orbón intentò una causa ad Angulo e Seeger per sottrazione di opera intellettuale, vincendo sulla carta ma non economicamente. Ottenne, infatti, la magra consolazione di vedere comparire il suo nome accanto a quello degli altri due, ma non come autore, bensì come arrangiatore ed autore dell’adattamento dei versi! È difficile dire che esiste una versione definitiva del testo e della musica della canzone perché i diversi interpreti spesso fanno una selezione personale dei versi di Martí e alcune traduzioni della canzone trasmettono in modo corretto il messaggio dell’autore mentre altre invece interpretano male i versi fraintendendo il significato originale
I – Continua
E così abbiamo scoperto che a Genova c’è un monumento a José Martí:
http://www.mentelocale.it/genova/articoli/22800-genova-omaggia-jose-marti-ma-perche.htm
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Dai versi di José Martí alla voce di Sergio Endrigo (Pola, 15 giugno 1933 – Roma, 7 settembre 2005):
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Che storia particolare dietro una canzone così conosciuta da essere data quasi per “scontata”
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