di Laura e Luca Bartolommei
Mia sorella Laura mi ha inviato una email e un’immagine dopo aver letto il mio post su “Luci a San Siro“. Ho risposto ai suoi ricordi con altrettanti ricordi, sbucati improvvisamente e inaspettatamente dalla memoria, o forse dalla curva di fondo, al galoppo.

“San Siro” opera di Renato Vernizzi, (Parma 1904 – Milano 1972). Spiega Laura Bartolommei: «L’autore è stato uno dei protagonisti di quella tendenza espressiva che venne definita “chiarismo”. Il quadro ritrae un esile cavallo ed il suo fantino che rientrano al passo nelle scuderie, un senso di pace e di tranquillità li accompagna, dopo la fatica fisica e nervosa dell’allenamento mattutino. Poche pennellate staccano i due dal fondo chiaro della strada, del cielo e dei muri privi di spessore delle due casette, sul bianco risalta il verde delle chiome degli alberi, l’azzurro tenue delle persiane, il rosso della cancellata, il nero dei tronchi alti e sottili che fanno da quinta alla scena principale»
Complimenti per il pezzo su San Siro, bellissimo, mi ha commosso.
L’unica volta che sono stata all’ippodromo mi ci hai portato tu. Dovevi accompagnarmi alla mia prima lezione di ping pong al Vigorelli, ma prima abbiamo fatto tappa a San Siro, in taxi, che lusso. Era il galoppo però, i cavalli erano stupendi, io ero emozionatissima di essere con te in un posto per adulti, trasgressivo, fuori dal tempo. Abbiamo perso tutto e naturalmente non mi ci hai più portato. Quel giorno è iniziata la mia carriera pongistica.
In allegato il quadro di Renato Vernizzi intitolato San Siro esposto per la prima volta alla Sindacale del 1934. Un brano di periferia milanese anni Trenta, primavera inoltrata. Non la concitazione della gara e delle scommesse ma la calma, la rilassatezza di cavallo e cavaliere al passo, un’unica macchia di colore. Spero ti piaccia.
Tanti baci.
—————————————–
Cara Laura,
passando il post, mi è venuto in mente quel pomeriggio, robb de matt. Mi ricordo anche come ero vestito, ma questo non conta. Conta invece il fatto che nella corsa principale, niente di che, ma pur sempre una bella corsa, gareggiava un cavallo francese di discreta categoria, buone prestazioni recenti e monta di Gianfranco Dettori il “mostro”. Io al galoppo difficilmente rischiavo un vincente, non ero preparato, non seguivo molto, quindi ho giocato quel cavallo piazzato ad una quota dignitosa, insomma mi sembrava di rubare le caramelle a un bambino. Risultato? Mentre gli altri purosangue erano all’arrivo, il francese era ancora, come si diceva nel gergo della pista, “a Lampugnano” (cioè praticamente dalla parte opposta dell’ippodromo). Se solo avessi chiesto un po’ in giro, avrei saputo che aveva fatto un viaggio terribile con lunghissima sosta di ore sotto il sole in dogana, era arrivato debilitato etc. etc. insomma non era da giocare nemmeno col pensiero. A volte, e questo è vero, la vita dipende da un’informazione.
Ciò non toglie che io sia orgoglioso di aver contribuito all’inizio della tua passione sportiva, che non ti ha ancora abbandonato.
E poi, tu spesso e volentieri vinci!
Luca