di Anna Caltagirone Antinori

I ricordi di Anna Catagirone, “la maestra Antinori”, si snodano attorno a Urbisaglia, sulle colline maceratesi, dove il 7 luglio 2017 nel bellissimo teatro romano prende il via la XXVIII edizione del Teatro classico antico (http://www.comune.urbisaglia.mc.it/)
Un nuovo capitolo di un romanzo vero e in continua stesura.
Venendo da Macerata, arrivati a Urbisaglia, fuori porta sulla sinistra troviamo un edificio circondato da un giardino, intorno un muretto con l’inferriata e un grande cancello: è l’asilo Giannelli Viscardi.
Negli anni ’60 vi risiedeva un gruppo di suore, ciascuna delle quali svolgeva un particolare compito: chi era maestra d’asilo e insegnava ai bambini, chi era inserviente e si occupava della pulizia dei locali, c’era la cuoca che preparava i pasti per tutti. Coordinava, con competenza, il loro lavoro la superiora suor Maria Ruffini e tutto filava liscio.
Tra le consorelle c’era una suorina giovane giovane che affiancava, come educatrice, il lavoro delle suore maestre. La sua opera era preziosa perché con i bambini ci sapeva proprio fare, specialmente con i più piccoli. A lei affidavano gli ultimi arrivati perché li distraeva e, con maniere convincenti, riusciva ad inserirli presto nell’ambiente scolastico.
La si vedeva spesso attorniata da bimbetti piagnucolanti, lei paziente asciugava le lacrime, li faceva sorridere e li portava a fare il girotondo. C’era un però:… suor Lina non aveva il diploma di “maestra giardiniera” e quando un decreto ministeriale rese obbligatorio questo titolo per essere abilitati all’insegnamento nella scuola per l’infanzia, suor Lina si disperò perché temeva di essere trasferita o di dover cambiare mansioni. La superiora, molto preoccupata, mi mandò a chiamare e mi espose la situazione. Era necessario che suor Lina si mettesse a studiare e desse gli esami per prendere il diploma di assistente all’infanzia.
Come conciliare la scuola e lo studio? Il programma per gli esami era vasto e suor Lina da sola non ce l’avrebbe fatta mai, perciò la superiora mi chiese di aiutarla a studiare. Mi si proponeva di fare un enorme sacrificio, ma come potevo dire di no a persone che, con tanto garbo, per buona parte della giornata, si occupavano dei miei figli?
Dovevo organizzarmi e trovare il tempo per studiare con suor Lina. Quando? Durante la giornata ero occupatissima con la scuola e i miei figli, quindi la sera… Mio marito mi fu di grande aiuto: si occupava dei bambini mentre io ripassavo le materie e preparavo gli argomenti da studiare con suor Lina. La sera Fernando rincasava presto, trovava i bambini in pigiama pronti per andare a letto, cenavamo insieme, poi io con la macchina andavo dalle suore, mentre Fernando rigovernava la cucina e dopo Carosello metteva a dormire i nostri figli.
In inverno, quando il freddo si faceva sentire, le suore mi ricevevano nello studio della superiora e mi facevano trovare un braciere acceso e una tazza di tè o di tisana per riscaldarmi. Con suor Lina studiavo italiano, storia, geografia, pedagogia e didattica, Il programma era complesso, ma io mi ero procurata testi che trattavano gli argomenti in maniera succinta e chiara. Suor Lina aveva molta buona volontà e s’impegnava al massimo. Ogni volta le assegnavo un tema da svolgere e i capitoli da studiare e insieme li ripetevamo. Restavamo a correggere e ripetere due o tre ore, finché la stanchezza non ci vinceva. Così andammo avanti tutto l’anno. A giugno, suor Lina si presentò agli esami e con l’aiuto di Dio li superò e ottenne il sospirato diploma; finalmente poteva stare tranquilla.
La gratitudine della superiora e di suor Lina fu indescrivibile, lo testimoniano le parole che suor Maria Ruffini mi rivolge in una lettera (che pubblicheremo in un successivo post, nadr).
Ho trovato la lettera in una cartella che porta un’etichetta con scritto “Documenti e ricordi di Anna”. Dentro ci sono cose che parlano di momenti che non voglio dimenticare.
Ora, nell’età in cui si tirano le somme, certi ricordi mi fanno stare in pace con me stessa e mi dico: “allora è vero che sono riuscita a fare agli altri qualcosa di buono e di utile.”
Nel rileggere le lettere di suor Maria Ruffini e di suor Lina, dopo tanti anni mi convinco che le loro preghiere sono state ascoltate perché nella mia vita ho attraversato momenti belli e brutti e se ancora sono qui a raccontarli vuol dire che Lassù c’è Qualcuno che mi protegge.