di Laura Bartolommei

Nota a margine alla visita alla Pietà Rondanini di Michelangelo che ieri, 11 giugno 2017, Laura Bartolommei ha fatto “scoprire” al Castello Sforzesco di Milano ai soci e agli amici dell’Associazione Donne della realtà: grazie!
C’è una poesia di Michelangelo che ieri non ho letto per non dilungarmi troppo, in piedi con quel caldo, ma che vale la pena conoscere per aggiungere un tassello alla comprensione del grande artista. Mi pare che in questi pochi versi si possa rintracciare tutto l’amore di Michelangelo per la sua arte, un bel sentimento di amicizia e il solito drammatico conflitto tra anima (spirito, ideale, infinito, eternità) e corpo (materia, caducità, imperfezione, morte).
Si tratta di un madrigale dedicato alla poetessa Vittoria Colonna nel quale il nostro paragona l’azione liberatrice della scultura a quella dell’amica: come la prima, per via di levare, fa emergere “una viva figura” dalla pietra grezza, così solo la donna riesce a penetrare l’anima pura e fragile (“che pur trema”) del poeta nascosta dalla “dura scorza” della carne.
Sì come per levar, donna, si pone
in pietra alpestra e dura
una viva figura,
che là più cresce u’ più la pietra scema;
tal alcun’opre buone,
per l’alma che pur trema,
cela il superchio della propria carne
co’ l’inculta sua cruda e dura scorza.
Tu pur dalle mie streme
parti puo’ sol levarne,
ch’in me non è di me voler né forza.
(Michelangelo, Rime, n. 152)
Michelangelo , sono in ginocchio mentre scrivo ……..un saluto a tutti…
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Che bel saluto, grazie. (Viene da farsi il segno della croce, credenti e/o non…)
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Michelangelo è infinito come l’infinito…grazie di averlo ricordato a me che sono lontana.
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