di Rosalba Griesi

Marc Chagall, “Job en prière” (1960). Quest’opera è stata scelta per illustrare il programma del convegno su “Luomo alla prova del male”, che si è tenuto di recente nella sede milanese della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. Abbiamo così tanto bisogno, tutti, di bello che cogliamo l’occasione per segnalare la mostra “Marc Chagall – L’artista che dipingeva fiabe d’amore” in corso a Torino nella Galleria Elena Salamon Arte Moderna (http://www.elenasalamon.com/)
Ognuno di noi credo abbia un mondo segreto nascosto a tutti. Un mondo dove sono riposti i pensieri più reconditi. Il luogo in cui prendono vita le emozioni, i battiti, le proprie debolezze.
Il mondo segreto è qualcosa che ci appartiene e che solo noi conosciamo. E neanche la persona più cara o che ci ama da sempre, neanche una madre, potrebbe conoscerlo.
Magari si dice: «lo/a conosco a fondo e so quel che fa». Ed è in quel preciso istante che sorge il mistero di un mondo segreto. È come avere una doppia vita, una per il mondo esterno, l’altra per sé stessi, dato che la parte istintiva di noi viene repressa dalle regole e dallo stile di vita che ci siamo imposti, compreso il peccato. Poiché cos’è il peccato se non il velo di Maya! È il velo che copre gli occhi, che impedisce di guardare in maniera diretta ogni cosa. A meno di uccidere o commettere violenza sul proprio simile.
Nel mondo segreto siamo noi stessi. È lì che quella parte repressa si libera influenzando i comportamenti, le azioni. Credo, anzi sono convinta, che tutti ne abbiamo uno, anche se difficilmente si riesce a riconoscerlo e ad accettarlo e questo rifiuto, questa forzatura, spesso provoca nevrosi e depressioni. Tuttavia bisogna fare attenzione a non rifugiarsi sempre in questo mondo e a non farsi sopraffare col rischio di sfociare in turbe psichiche gravi.
Si tende ad un equilibrio, che se raggiunto offre la possibilità di assaporare sia uno stato che l’altro, offre di viverli entrambi e in armonia.
Innanzitutto accettarne l’esistenza! E per farlo occorre levare i veli sia mentali che visivi. È difficile tuttavia che ciò avvenga in maniera indolore. Come lo è il discernere e il vivere ora in uno ora nell’altro in maniera autentica. Per giungere alla consapevolezza occorre un cammino dentro noi, nel nostro Io. Occorre scavare sino in fondo, sino alla fonte e non stupirsi di trovare altro o di apparire diversi. Ciò che non si riesce a spiegare proviene proprio da lì, da quel luogo. È lì che abitano le passioni, gli amori, la follia: a reprimerli si sta davvero male. Esseri strani siamo, umani con quella parte bestiale che è dentro di noi sin dalle origini, e che la parte maggiormente evoluta, razionale, riesce a tenere a bada durante lo stato attivo e vigile. Quella parte inconscia si libera durante le notti mescolandosi ai nostri sogni, ai desideri più nascosti, e fomenta quel mondo appartato, privato, solitario che durante il sonno si sprigiona libero e folle, ai confini dell’irreale.
Nel mondo segreto si è nudi, che sia bello o che sia brutto, neanche a sé stessi ci si nasconde. Alle persone care con le quali si condivide lo scorrere del tempo, alle volte capita di lasciarlo intravedere quel mondo, ma la paura di perderlo e di perdere l’origine della propria personalità ci frena. Inoltre è difficile non cadere nei luoghi comuni e il più delle volte accade di sentirsi dire: «sono anni che lo/a conoscevo e non immaginavo affatto che fosse così», senza considerare che «così» si è solo creduto che fosse attraverso i veli di Maya e non certo perché si è tradita la fiducia o si è voluto stupire, deludere. Si deve soltanto cercare ed accettare l’esistenza di un mondo segreto tutto nostro, da scoprire.
Quel mondo segreto dove la follia diventa l’ispiratrice dell’arte e, come giustamente affermi, è il mondo tutto nostro dove l’autenticità la fa da padrone. Non potevi utilizzare espressioni così ad hoc per leggere in ognuno di noi
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Grazie Francesca! Quel pizzico di follia, di ingovernabile che alimenta il caos vitale… e del resto, vi è l’universo intero dentro di noi, è tutto lì quel che va ricercato… soltanto ce ne scordiamo catturati dalla velocità e dall’immagine… e diveniamo creature omologate, trascurando l’unicità che è in ognuno di noi, sia nel bene che nel male.
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E’ molto efficace la descrizione del mondo segreto. Quando esso però non si fa raggiungere, condiziona in maniera subdola i nostri stati d’animo e le nostre azioni per decenni, generando quotidiana sofferenza, o meglio una “paura” che non si riesce a sradicare, vi assicuro che non si sa dove sbattere la testa!
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“E gli uomini vanno ad ammirare le altezze dei monti e della natura e trascurano se stessi”. Legge Petrarca le confessioni di Sant’Agostino. Io credo che il viaggio più affascinante ma più faticoso sia quello da farsi in se stessi. Viaggiare fino a toccare il fondo, fino a quella parte tenera e pulsante, in un angolo ben riposta. Ora ci chiediamo perché alle volte sia irraggiungibile. Sarà che si ha paura di quel che nasconde, sarà che qualcos’altro d’inconsapevole lo impedisca… Ebbene, credo che bisogna lasciargli il suo tempo, continuando tuttavia a provarci, magari facendoci aiutare. Ma ad ogni modo credo ne valga la pena per creare quello spazio interiore, spazio che raccogliere le cose del mondo e che i poeti chiamano libertà.
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