di Luca Bartolommei

Uno dei disegni degli alunni di Annalena Manca, insegnante della scuola primaria “Falcone e Borsellino” di Roma
Sono sul treno, sto viaggiando da Montpellier a Perpignan, la Camargue è alle mie spalle. I binari seguono la linea curva, morbida, che disegna il Golfo del Leone. Mare e palude, pioviggina.
Mi viene in mente qualcosa che avevo scritto da ragazzo, ma sì, sì, una poesia sul mare. Bei tempi quelli, non c’era più la guerra, adesso ci siamo dentro un’altra volta.
Il mare è agitato, sembra danzare e cullare i gabbiani, fermi in aria controvento.
Riflessi cangianti, case arrugginite, canne al vento.
Devo prendere appunti mentre mi godo questa vista meravigliosa, aggiungere qualche emozione nuova, i primi accordi e poi vedremo, stasera voglio provare con il mio pianista.
Questi, forse, i pensieri di Charles Trenet, che quella sera del 1943 diede vita ad una chanson indimenticabile e di enorme popolarità. In Francia, seconda forse solo a La vie en rose cantata da Edith Piaf. La registrò tre anni dopo e da allora si contano circa 4000 incisioni per un totale di 70 milioni di copie vendute. Mi riferisco a La mer, non si fosse capito…
Questa volta, al testo aggiungo gli accordi, fosse mai che a qualche lettrice o lettore venga in mente di farsi una cantata, magari riprendendo in mano una chitarra abbandonata, in tutti i sensi, qualche anno fa.
Charles Trenet – “La Mer” – 1946 – Columbia Records
Il brano mi è tornato insistentemente a girare per la testa qualche sera fa, dopo che l’avevo proposto, insieme a Ménilmontant, sempre di Trenet, a tre miei allievi teen-ager che hanno accettato di studiarli entrambi. Non riuscivo a crederci. Quindi ho pubblicato il testo della canzone con la clip da You Tube su Facebook così, per dare la buonanotte ad amiche ed amici, ripromettendomi di scriverci su un bel post.
Le sorprese, come sappiamo, non vengono mai sole, infatti la nostra amica e blogger Maria Elena Sini il giorno seguente mi ha inviato qualcosa di stupefacente. Le immagini di un lavoro fatto da bambini di sei anni, impiegando quella che si chiama “tecnica mista”, relativo proprio a La mer. Ecco da dove arrivano le immagini che colorano questo post.
I bambini hanno dentro di loro tutti i colori possibili, tutte le idee possibili, pensabili e non, e se stimolati adeguatamente possono stupirci usando i materiali più semplici, combinandoli con fantasia e sensibilità. In uno di questi quadri, per dirne una, ci sono due soli.

Un altro quadro realizzato dagli allievi di Annalena Manca, con l'”aiuto” della melodia composta da Charles Trenet. Qui l’infinito ci appare con due soli e forse un arcobaleno, magari una luna blu, chissà?
Brava Annalena Manca, la loro insegnante che ha scelto, per fare parlare del mare ai suoi alunni, un brano non certo scontato e, soprattutto, con un testo molto intenso ed evocativo.
E, pensando all’ultima volta che sono stato al mare, continua a girarmi in testa quella canzone d’amore che, come dice Trenet nel testo, ha cullato il mio cuore per tutta la vita.
Che bello, sapevo che mettere insieme musica, pensieri, colori che parlano del mare, reinterpretati da persone sensibili avrebbe prodotto qualcosa di emozionante. Annalena mi dice che da oggi ha due nuovi amici, anche se virtuali!!!
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