di Attilio Bertolucci*

Il poeta Attilio Bertolucci con la moglie Evelina Giovanardi, “Ninetta”, e i loro due figli: Bernardo e Giuseppe. A questa famiglia, che ha inciso profondamente sulla storia della letteratura e del cinema non soltanto italiani, è dedicato “Rubando bellezza” di Fulvio Wetzl, Laura Bagnoli e Danny Biancardi. Il docufilm è in programma oggi, sabato 25 febbraio, e giovedì 2 marzo allo Spazio Oberdan di Milano (http://oberdan.cinetecamilano.it/) Immagine da http://www.close-up.it/
Così aveva inizio quell’inverno
che il bambino di Bernardo e Maria
compì cinque anni, il fratello più grande
in collegio. La pioggia
durò sino a Natale, salvo qualche
sosta e schiarita illusoria che vide
rilucere pozzanghere
attorno a casa, aggrupparsi passeri
sul marciapiede di mattoni rapido
ad asciugare scolorando in mite
rosa. Allora sarà venuto il tempo
di socchiudere con il cuore che batte forte
la porta a vetri incisi che mette
nel giardino abbandonato da tutti
fuori che dai suoi abitatori segreti,
da questa lumachina argentea di
bava che colpisce ora i tuoi occhi
disavvezzi alla luce di fuori
e li incanta così a lungo da fare
venir sera sopra il mondo abbrunato,
appena rotto a ovest da ferite
lunghe di luce, lampi d’un lontano,
inconoscibile cielo che chiude
dietro di te la serva, infreddolita
e vivace, spingendoti nell’antro
familiare, pauroso oggi per troppe
ombre e troppi silenzi, sino a tardi.
Il rumore che tu credevi un trotto
avvicinantesi è di nuovo pioggia,
la delusione ti stringe all’istante
che tutta l’ansia accumulata stava
mutando in gioia come fa la nube
che s’illumina passando sul sole
e non è più quella che prima dava
un brivido alle ossa, ma un’altra
per cui la faccia ridendo traspira.
Come supereranno ora la notte
e il vento e l’acqua senza fine, come
le insidie che la strada degli argini
presenta proprio in quei gomiti cari
a chi cammina accaldato, primavera
o estate o primo autunno guernito
ancora di foglie di gaggìa,
Maria e Bernardo andati in città
per compere, avvicinandosi il tempo
delle feste che rallegrano il buio
di mezzo inverno con luci distanti.
Ora, il bambino in piedi su una sedia
accostata alla finestra, in tinello,
entra negli occhi, di là dalle sbarre
di pioggia un po’ curvate dal vento,
un lume in movimento e per la china
che dal ponte del Cinghio scende nella
strada diretta agli Alberi – raccordo
da cui, fra due castagni d’India,
fugge il breve stradello padronale
che è principio e fine della vita – e
s’allontana.
La traballante, solitaria e fioca
cosa viaggiante prosegue il cammino
forse ancora lunghissimo, si stacca
dalla pupilla febbrile, dal cuore
violento nella fragile armatura
che lo trattiene mentre egli quasi più
non sopporta l’attesa e si vorrebbe
perdere dietro la luce vagabonda
che s’allontana, maledetta: sono
gli zingari che rubano i bambini,
li raccolgono se sono fuggiti
di casa? Ora lo stoppino fila
fiamma rossastra e fumo dentro il tubo
della lucerna, hai voltato le spalle
alla finestra per cercare requie
nella stanza prostrata dalla brace,
smangiata nei muri dall’ombra, fulgente
nel mezzo per la tovaglia che accresce,
non placa l’ansia cui cerchi rimedio
configgendo nella falange puerile
l’unghia debole bianca di bugìe.
Fila intanto la pendola i secondi,
insonne dispensatrice di un tempo
di tremiti che ti sfama lasciandoti
sazio sino alla nausea davanti
al dolce cibo delle guance umide
e fresche di Maria ritornata
senza che tu abbia udito la pioggia
mischiarsi il trotto smorente,
per cessare nell’alone allegro
della lucerna, riverberata di fuori
come un saluto quieto a chi di nuovo
si trova, dove voleva, in pace.
Maria non si è accorta della tua
piccola ripulsa, del tuo imbarazzo
nel ricambiare l’abbraccio, ti ha
lasciato ancora solo, è andata
a nascondere i doni, a occuparsi
della cena: chiudi gli occhi perduto
in una spossatezza senza fine,
convalescente che gode il suo stato
come un peccato o come un privilegio.
*Da “La camera da letto” , romanzo in versi di Attilio Bertolucci, in “Ci sono fiori che fioriscono al buio. Antologia della poesia italiana dagli anni Settanta a oggi” a cura di Simone Caltabellota, Francesco Peloso e Stefano Petrocchi (Frassinelli, 1997).
“Rubando bellezza” ha ottenuto la menzione speciale ai Nastri d’Argento Doc 2017, la premiazione oggi a Roma. Il documentario di Fulvio Wetzl, Laura Bagnoli e Danny Biancardi «racconta con molte testimonianze dirette degli stessi protagonisti una famiglia speciale, i Bertolucci, intorno al fermento di una città altrettanto speciale come la loro Parma, cuore di una terra che tra poesia e cinema ha conquistato proprio attraverso Attilio, poi Bernardo e Giuseppe, un ruolo protagonista nella cultura senza mai tradire quella cifra di discrezione e semplicità propria anche dell’understatement di una famiglia e della qualità della produzione culturale che la Parma più schietta e insieme intellettuale condivide proprio con i Bertolucci».
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