di Mariagrazia Sinibaldi*
Dovevo andare a trovare una mia cara amica di gioventù che abita, dice lei, a Roma, e io dico a Torrimpietra.
Visto che qui a Roma tutto è problema, ho cominciato con un certo anticipo a raccogliere informazioni circa il viaggio da compiere per poterla raggiungere; e viste le precedenti e deludenti esperienze con lo “06060606 servizio al cittadino”, ho chiesto alla mia amica quale potesse essere il modo più semplice per arrivare fino a lei. Mi sembrava la cosa più logica da fare (lei abita là, dunque saprà): ma pare che la logica non sia di questa frazione di mondo. La mia amica, ovviamente, non sa niente ma si informerà.
La sera la mia amica ritelefona e mi comunica il seguente itinerario:
1° – Prendere il 990 sotto casa e fare 2 fermate.
2° – Attraversare Piazzale degli eroi, prendere il 490 e fare 11 fermate.
3° – Scendere ad una non meglio identificata “Cornelia” (che poi è piazza Giureconsulti, ma la fermata è Cornelia) e lì prendere il pullman per… Cerveteri… o forse no… forse Ladispoli… insomma… L’unica cosa certa è che devo prendere il biglietto dal giornalaio, perché è l’unico che li vende.
Giunto il giorno fatidico mi vengono risparmiati sia il 990 sia il 490 perché mia sorella, santa donna!, mi accompagna in macchina a Cornelia, o piazza Giureconsulti o “quel che l’è“, immerse ambedue in un’atmosfera di nervosismo crescente, chissà perché.
Arrivate a Cornelia scopro che qui c’è il capolinea del famoso 490. Dico io: non era più facile dire ‘capolinea’ invece che, con tono drammatico, parlare di «11 fermate»?
…Ma andiamo avanti.
Il buon Dio ha voluto che per scrupolo, una volta salita sul pullman, mi sia fatta venire l’idea di telefonare alla mia amica: «Sono sul pullman, dove ti aspetto arrivata a Torrimpietra?».
«NOOOOO! No Torrimpietra… devi scendere a Aranova! Capito? A-RA-NO-VA!!!».
Mbè, questa è la prima volta che la sento nominare, questa Aranova.
Comunque ci siamo incontrate là, la mia amica e io, con grande, grandissima gioia, e la giornata è volata via senza intoppi. Il balletto è cominciato per il ritorno: c’è stata un’attesa di 40 minuti per l’arrivo del pullman, sulla via Aurelia, con macchine che sfrecciavano a 150 all’ora, sollevando nuvoloni di polvere, nel rumore assordante e fastidioso dell’immenso traffico di una strada statale trafficatissima. Due pullman che andavano al deposito ci sono passati quasi sui piedi, e intanto il gruppetto degli immigrati in attesa si ingrossava sempre di più. Loro sì che conoscevano gli orari!!!
Basta! Preso il pullman e arrivata a Cornelia ritrovo il 490 pronto a partire e, visto che il giornalaio è chiuso, chiedo al conducente: «Mi scusi, dove posso comprare il biglietto?».
Il conducente mi guarda un po’ (forse deve metabolizzare la mia domanda), poi con la faccia brencia, sollevando il braccio destro e facendolo roteare stancamente, biascica: «…….bbaccaio».
Intuisco “tabaccaio”; lo cerco con lo sguardo, lo trovo, volo, compro il biglietto, torno indietro correndo (che se perdo questo 490, a che ora passa l’altro?), affannata, monto sull’autobus…
E che ti trovo? LA MACCHINETTA AUTOMATICA PER FARE I BIGLIETTI!!!
Che altro dire se non:« oh Ddio mio?».
… e non finisce qui.
Qualche giorno dopo prendo la metropolitana e scopro che da Piazzale degli Eroi alla fatidica Cornelia ci sono 2 (dico DUE) fermate soltanto.
Ditemi voi se questi non sono misteri!
Ma a Roma, nella mia bellissima Roma, devo rassegnarmi: tutto è così.
*Il post è di qualche tempo fa. «Benedetto il tuo archivio! Io lo davo per perso!», mi ha scritto Mariagrazia commentando la notizia del fortunoso ritrovamento del suo scritto. Ma se il post è d’annata, le peripezie che narra sono purtroppo attualissime: «Stamattina Marco ha preso un autobus ed è tornato con gli occhi fuori dalla testa. Davvero non so come facciano a sopravvivere, ‘sti romani!».
(p.c.)
Io ti amo anche se da lontano, Ma cosa c’entra Roma? Sono le persone come me che combinano pasticci e creano difficoltà. Quando mi si chiede di dare indicazioni stradali mi cala sul cervello una patina vischiosa e mando, in buona fede lo giuro, da tutt’altra parte. Quando mi beccano in un momento di lucidità dico subito: «chieda ad altri, non sono capace!». A Roma mi faccio la mappa del percorso cercando su Internet e poi chiedo ad ogni isolato. I romani sono sempre disponibili e simpatici.
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Due giorni fa Mariagrazia ha inviato questa mail da Roma: «Alla Balduina, quartiere bene di Roma: un tombino senza la grata; a segnare il pericolo quattro paletti con la solita reticella in plastica arancione; un cartello con una scritta che recita cosi:
URGENTEMENTE CERCASI GRATA PER TOMBINO – NO PERDITEMPO
Oggi, dopo un mese il cartello non c’è più, i paletti sono diventati tre e si appoggiano l’un l’altro sulle punte come nelle capanne indiane, la grata ancora non è stata trovata».
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Mi piace molto questo blog e ho delle domande per Mariagrazia Sinibaldi..Credevo di trovarla su Twitter:come mai non ci siete?
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