«E dai, babbo: che civiltà è?»

di Sandro Veronesi*

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Venezia in un bellissimo scatto dall’album Facebook di Giuseppe Cozzi. Il fotografo di Legnano è coautore di “Il Bel Paese. Luoghi e genti d’Italia” della collana dell’Afi (Archivio Fotografico Italiano). Il libro è stato presentato ad Arles, la città francese che a luglio si trasforma in una immensa galleria per il meglio della fotografia di tutto il mondo

«Babbo, è questa Venezia

«No, non è ancora questa.»

«Ma tu hai detto che Venezia ha le strade fatte d’acqua, e noi stiamo viaggiando sull’acqua.»

«No, non stiamo viaggiando sull’acqua. Stiamo percorrendo un ponte, il ponte che porta a Venezia. Laggiù, vedi? Quelle case, quei campanili?»

«Sì…»

«Quella è Venezia.»

«E l’acqua dov’è?»

«È là dentro. Tra le case.»

«Al posto delle strade…»

«Esatto. Non ci sono macchine, a Venezia.»

«Ci sono i motoscafi?»

«I motoscafi, i vaporetti, le gondole… Vedrai.»

«Io non riesco ancora a immaginarmela.»

«Un po’ di pazienza, figliolo. Vedrai. Siamo quasi arrivati.»

«Ecco qua, figliolo. Che ne dici?»

«È… è incredibile, babbo

«Bella, vero?»

«È la cosa più bella che ho visto in vita mia…»

«Eh, lo so. E tu non puoi capire come sia bello per me vedere te che vedi Venezia per la prima volta.»

«Sono proprio fatte d’acqua, le strade…»

«Te l’ho detto. Si chiamano canali. E questo che stiamo percorrendo è il canale più grande di tutti, e infatti si chiama Canal Grande.»

«Questo dove siamo sarebbe come fosse un autobus?»

«Esattamente. Fa le fermate come un autobus, ma è un vaporetto.»

«Ma come fanno le isolette a essere così precise?»

«Quali isolette?»

«Le isolette divise dalle strade d’acqua. La terra, dove appoggiano le case. Come fa a essere così… insomma, torna tutto così preciso…»

«Non sono isolette, figliolo. A scuola non te lo insegnano, non si capisce perché, ma Venezia non è un’isola. Non è fatta di terra. È appoggiata su dei pali di legno piantati in fondo al mare. È frutto del lavoro dell’uomo, capisci? È un’invenzione. Per questo è unica al mondo.»

«Ma come, pali?»

«Milioni di pali, uno vicino all’altro, molto lunghi, conficcati nel fango del fondo e poi coperti di tavole di legno, e sopra alle tavole di nuovo il fango, e sopra al fango le case e le strade.»

«Allora è per questo che sprofonda? Perché a scuola la maestra ci ha detto che Venezia sprofonda?»

«No, non è colpa dei pali. I pali tengono benissimo. È proprio il fondo del mare, qui, che scende. Piano, piano, tipo un millimetro l’anno, ma si abbassa, e si porta dietro anche Venezia. Si chiama subsidenza.»

«E non ci si può fare nulla?»

«Si potrebbe, sì. La principale causa della subsidenza è lo sfruttamento del territorio a opera dell’uomo, perciò si potrebbe eccome. Solo che la nostra è una civiltà che…»

«Una civiltà che?»

«Niente, figliolo.»

«Dai, che stavi dicendo?»

«Goditi Venezia, figliolo.»

«E dai, babbo: che civiltà è?»

«Goditela finché sei in tempo.»

* Tratto da Viaggi e viaggetti. Finché il tuo cuore non è contento di Sandro Veronesi (Bompiani 2013). Me lo ha regalato un grande amico e io l’ho letto con lentezza, titillando le pagine su un Paese tira l’altro, un reportage dopo l’altro, pensando al giorno in cui avrei potuto dedicare alla mia amica Lina questo colloquio tra padre e figlio. (Paola Ciccioli)

I grandi artisti vedono lontano. E così, il 22 maggio 2019, lo street artist Banksy ha esposto questo suo lavoro a Venezia per denunciare che la bellezza unica della città lagunare è negata alla vista da quei mostruosi condomini viaggianti che sono le navi da crociera. Una di queste, oggi 2 giugno, a causa di un guasto è finita nel Canale della Giudecca su un lancione provocando il ferimento di quattro persone, danni alla banchina, panico e nuove e sacrosante polemiche.

AGGIORNATO IL 2 GIUGNO 2019

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