di Maria Grazia Iannone

Maria Grazia Iannone ha studiato all’università di Milano e svolge, con passione, la professione di infermiera. Questo nuovo consiglio di lettura arriva in un momento particolare perché, come ha scritto anche su Facebook (da cui proviene questa foto), ha deciso di sposarsi con il suo Valerio e metter su casa: auguri!
La storia di Amore e Psiche è descritta come la favola nella favola. È inserita nel libro di Apuleio “L’asino d’oro” e costituisce essa stessa un racconto a sé stante.
Il brano che ho scelto di citare nel post di ieri mi ha impressionata in particolare per un aspetto: la curiosità di sapere.
Nella favola, Psiche compie un chiaro percorso di crescita. Inizialmente non ha alcun merito a parte quello di essere eccezionalmente bella. Questa caratteristica non si dimostra del tutto positiva perché le impedisce di trovare marito e attira sulla fanciulla le ire di Venere, dea della bellezza che si sente defraudata dei riti a lei dovuti.
Il dio Amore, mandato da Venere stessa per vendicarsi della mortale, si sente tuttavia attratto da Psiche e decide di prenderla come amante e moglie. Per molto tempo i due godono dell’unione matrimoniale, ma la loro felicità è offuscata da un’ombra scura: alla fanciulla è impedito di vedere il volto del marito – nell’antichità si credeva che un essere umano non potesse vedere il volto di un dio senza morire.
Fomentata dall’animo malvagio delle sorelle, Psiche non riesce a trattenere la propria curiosità e finisce per ordire un piano che la porta a vedere il volto di Amore. Volto davanti al quale rimane estasiata. Offuscato dal dolore provocatogli dal tradimento, il dio la abbandona sentenziando che così si compie la giusta punizione per l’ inopportuna curiosità.
La fanciulla inizia così un viaggio di crescita interiore che la porta prima a vendicarsi delle sorelle, poi a prostrarsi davanti a Venere in cerca del suo favore. La dea la sottopone a quattro terribili prove. L’ultima, la più difficile, consiste nel discendere agli Inferi e prendere un vasetto contenente la bellezza da Proserpina.
Psiche supera l’impresa grazie alle indicazioni datele dalla torre ma, proprio al compimento del suo compito, la curiosità prende il sopravvento: apre il vasetto e cade in un sonno profondo e senza fine. Tutto sembra perduto, la fatica sembra essere stata vana, quando il dio Amore le corre in aiuto: la salva e la trasforma in una dea in modo da poterla sposare.
Apuleio dà alla curiosità un’accezione generalmente negativa: i suoi personaggi sono travolti da sventure e guai in seguito a eccessi di curiosità. Eppure trovo curioso come, in questa favola, la conseguenza ultima della curiosità sia una gioia ben più grande e completa di quella da cui si è partiti.
Psiche sceglie di conoscere, e così facendo è obbligata a sottoporsi a prove dolorose e faticose, ma alla fine diventa una dea e sposa il suo caro amante.
Sembra quasi che Apuleio, uomo colto che nella vita ha provato tutte le strade del sapere, ci suggerisca che conoscere è faticoso, ma ne vale la pena.
La conoscenza, la curiosità, ci proteggono. Ci aiutano a orientarci nella vita e a capire chi siamo davvero. Grazie ad esse possiamo elevarci, così come Psiche ha potuto diventare una dea.
Vi lascio una domanda, su cui ciascuno dovrebbe riflettere: abbiamo il coraggio di conoscere?