di Mariagrazia Sinibaldi

Una foto dalla scatola dei ricordi: Mariagrazia Sinibaldi con la nonna Anna a Osimo, in provincia di Ancona. Alla “Giovinezza marchigiana” è dedicatao un capitolo di “È come vivere ancora”, il libro edito dall’Associazione Donne della realtà che Mariagrazia presenterà, con la preziosa collaborazione della giornalista Margherita Rinaldi, sabato 1° ottobre proprio a Osimo, nella specialissima sede dell’Istituto Campana (http://www.istitutocampana.it/)
A pensarci bene, ci sono scatole e scatole, ci sono scatoloni e scatoloni. La casa della signora Vecchiottina, per esempio, era quasi del tutto priva di cassetti (i cassetti a lei, signora Vecchiottina che soffriva di attacchi di claustrofobia, non erano troppo confacenti) ed era, al contrario, sovraccarica di scatole: scatole di tutte le dimensioni. Dalla scatola immensa, quasi un armadio, alle scatoline piccole piccole adatte a contenere una singola monetina e nulla più.
Amava la nostra Signora questi contenitori che potevano essere spostati qua e là, o impilati uno sull’altro, o addirittura sistemati uno dentro l’altro, secondo le necessità, e che potevano contenere in bell’ordine tutte le cose sue e quelle affidatele da figli e nipoti. Tutte le cose ben divise, secondo la loro funzione, o stagione, e ciascuna scatola aveva la sua bella etichetta indicante il contenuto. Perché la signora Vecchiottina, checché se ne dicesse in giro, amava l’ordine.
Tutto ciò, sopra descritto, era lo stadio iniziale.
Poi, (e la nostra amica si chiedeva, non proprio con affanno ma con una certa increspatura del suo umore, perché ciò accadesse) il bell’ordine andava a farsi benedire, e le cose passavano da un contenitore all’altro quasi fossero fornite di zampette, e le scritte perdevano il loro valore e il loro significato. «Ma’- dicevano i figli disperati – l’hai riposto!!!???… e allora l’abbiamo perso!».
Insomma, malgrado i loro spostamenti qua e là, tutte le scatole erano…, come dire, stanziali: stavano tutte di stanza dentro casa.
In loro non c’era nulla di nuovo, nulla di emozionante niente di improvviso: vagolavano per casa secondo le necessità.

Berretti rossi. Un’altra immagine dall’archivio personale di Mariagrazia Sinibaldi, qui con i figli Marco, Francesco e Luca
Erano invece le cose che cambiavano collocazione, passeggiavano da un contenitore all’altro: e se qualcosa non veniva ritrovata nella scatola bassa e larga a fiorellini rosa forse… può darsi… probabilmente, anzi certamente, era andata a finire nella scatola alta e stretta con foglie d’edera verdi. «Perché proprio là?», chiedevano le nipoti disperate; e lei, la nostra Vecchiottina, con la mania dell’ordine razionale, rispondeva vagamente: «non so , però tutto può essere… apri un po’…».
C’erano poi gli scatoloni che non vivevano dentro le quattro mura della casetta della nostra amica, ma giacevano in cantina, in collocazioni difficili anzi difficilissime da raggiungere , generalmente incastrati tra il mobile vecchio della nonna e il secchio vuoto della vernice bianca della cucina (e perché questo vecchio secchio non venisse buttato via rimaneva un mistero).
Gli scatoloni, poi, erano vecchie scatole di cartone ondulato reperite vuote nei supermercati e portavano impresse le scritte di ciò che veniva spedito dalla fabbrica al negozio. AJAX diceva una, mentre un’altra diceva BARILLA, e un’altra ancora COLGATE. Ma la signora Vecchiottina, maniaca dell’ordine, ci aveva appiccicato un foglio bianco con la scritta FOTO oppure RICORDI, o ancora TASSE –ULTIMI 5 ANNI.
Questi scatoloni ogni tanto, a rotazione, venivano disincastrati dalla loro originaria collocazione e portati in casa (dove la nostra Signora dedicava un po’ del suo tempo a ravanarci dentro), per poi essere riportati giù e reincastrati al loro posto.

10 giugno 2016, eccoli gli scatoloni con le copie di “È come vivere ancora”, il libro che raccoglie una selezione dei post pubblicati da Mariagrazia Sinibaldi sul nostro blog. Lorenzo Di Palma, che ha realizzato la bella copertina “color ciclamino” ne spedisce una ventina di copie a Mariagrazia, in quei giorni ospite della sorella a Roma. E qui, ogg,i lei ci racconta dell’emozione di quel giorno (per richiedere il libro scrivere a donnedellarealta@gmail.com)
L’autrice del presente pezzetto si è dilungata nel fare la descrizione di scatole e scatoloni, per mettere in risalto la differenza sostanziale tra tutta questa marmaglia di contenitori e quell’unico ben pulito e ordinato scatolone poggiato per terra, dietro il comò. E su questo scatolone c’era una targhetta con il nome, cognome e indirizzo della signora Vecchiottina… e poi alla voce contiene spiccava bene la parola: LIBRI.
«Libri? Che libri?», si chiedeva perplessa la nostra amica, rapidamente facendo, nella testa sua, un elenco di libri forse mancanti dalla sua piccola biblioteca. Ma poi, perché vecchi libri mancanti dovevano esserle stati spediti da non sapeva bene dove?
Ma la sciocchina (e forse un po’ svaporata signora) non aveva calcolato l’unico libro che necessariamente doveva mancare nei suoi scaffali: il LIBRO per antonomasia; IL SUO LIBRO, il libro scritto da lei, signora Vecchiottina alla tenera età di anni ottanta!
Fu un lampo. E le sue mani doloranti per artrosi di vecchiaia, si mossero rapidamente e con efficienza; strapparono
l’etichetta, gli scotch che chiudevano la scatola (in altre occasioni duri da morire) e spalancarono le alette del coperchio!
ECCOLI, stavano lì, tanti, tutti, tanti tanti tanti, nel loro meraviglioso color ciclamino e il suo nome… il suo nome… il suo nome stampato: Mariagrazia Sinibaldi. E il titolo: “È come vivere ancora”. Così dolce, questo titolo, così accattivante, così suo!
Ne prese in mano una copia, con delicatezza, cercando di non toccare la copertina per non sporcarla, per (e questo può sembrare strano) non lasciarci sopra i suoi umori. Dovevano rimanere integri, dovevano poter assorbire gli umori di coloro che li avrebbero tenuti in mano… Il suo libro non aveva bisogno che di essere sé stesso per avere peso e valore e per poter essere posseduto dall’eventuale lettore… o lettrice che fosse.
La signora Vecchiottina pensierosamente guardò lo scatolone, dal quale occhieggiavano le copie color ciclamino, e meditò…

Mariagrazia, qui durante una delle sue tre gravidanze ravvicinate, con gli amici marchigiani di cui racconta in “È come vivere ancora”. Nata a Roma il 15 settembre 1934, “al terzo piano di palazzo Muti in via dell’Ara Coeli”, oggi compie 82 anni: infiniti auguri!
Il suo pensiero corse alle sue nonne, così diverse tra loro ma sempre così dolci con le loro poesiole e le loro favole sempre serene: non orchi o streghe, non matrigne cattive o sorellastre dispettose, ma fate, gnomi gentili, principi e principesse; sempre, questi racconti, rispettosi della sua sensibilità infantile… E il suo pensiero corse a mamma e papà, mai distratti, sempre pronti alla compagnia, allo scherzo e al gioco, sempre disposti a dire e fare Sì, ma al momento opportuno su argomenti basilari, su princìpi fondamentali, facevano cadere un No irrevocabile, pesante come un maglio, tagliente come lama d’acciaio. Grandissimi, davvero grandi genitori, amatissimi genitori, davvero tanto amati! Quanto aveva imparato da loro, la nostra signora Vecchiottina e quanto aveva trasmesso ai suoi figli e i suoi figli ai loro figli! Era come un filo lungo e dorato che legava lei a tutti i suoi grandi affetti e stringeva questo piccolo popolo in un abbraccio forte.
La signora Vecchiottina si commosse, asciugò una piccola lacrima dolce, e sorrise serena al libro che aveva in mano.
Un libro color ciclamino per mettere in ordine ricordi dolci e malinconici, immagini dei figli e dei genitori, nostalgia di viaggi ed emozioni del presente….La scrittura, strumento impagabile per conservare la memoria, quando le dita di Mariagrazia corrono sulla tastiera del pc, ha veramente una forza evocativa unica.
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Grazie, Maria Elena, rispondo io perché la signora Mariagrazia oggi è pressoché inavvicinabile causa preparativi per la festa di compleanno…
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Cara, la nostra Maria Grazia. Lontano due milioni di copie dalla pubblicazione di Marie Kondo, “Il magico potere del riordino” basato sul metodo giapponese Konmari che promette di trasformare ‘i vostri spazi e la vostra vita’, la nostra signora Vecchiottina ci rammenta che la vita è fluida, che l’ordine si può cambiare o ignorare, ci insegna che la vecchiaia non è un capolinea e ci fa sperare in un continuo divenire.
Auguri, Maria Grazia.
Angela
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Le scatole del racconto sono come le cartelle nel tuo computer: sai che ci sono ma…. dove le hai salvate?
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