«Quanto abbiamo dovuto combattere, noi, nella nostra infanzia»

di Eliana Ribes*

pagliaio

Scolaresca delle Elementari con pagliaio, anzi due. Eliana Ribes, in prima fila seconda da destra, in una foto che descrive benissimo il contesto in cui è nata e cresciuta a Urbisaglia, nelle Marche (dal suo diario Facebook)

Cara Paola, volevo “ripassare” il libro di Mariagrazia Sinibaldi prima di esprimere la mia modesta opinione, volevo fare le cose per benino, ma ancora non ci sono riuscita ed allora ti dico semplicemente questo: è un libro vero, piacevole, scritto bene, in cui ti immedesimi a tal punto che rischi di fare gli stessi errori della protagonista.

Dopo averlo letto sono andata alla stazione a fare i biglietti per Dobbiaco e ho sbagliato il giorno della partenza. Rimediare e sostituirli non è stato semplice. Una cosa ci differenzia: l’estrazione sociale. Ho provato un pizzico di invidia nel pensare alla sua infanzia e giovinezza con tutte quelle attenzioni, sicurezze, stimoli, confrontate con queste fasi della mia vita (penso anche della tua) tanto più “penate” e combattute.

eliana

Il primo ricordo che ho della mia infanzia risale al primo anno (penso) dell’ asilo: mi rivedo seduta sopra il tavolo, tutta assonnata, con mamma che mi mette le scarpe per percorrere a piedi i due chilometri per raggiungere Urbisaglia. Comunque avete fatto proprio un bel lavoro, complimenti! Quando avrò voglia di esprimermi in modo un po’ più curato scriverò anche all’autrice. Questa sera avevo il desiderio di riprendere il contatto con te.

Un abbraccio, Eliana

*Non so se si capisce, ma mi sto divertendo molto con questa carrellata di commenti su “È come vivere ancora. La vera signora del blog”, raccolta ragionata dei post pubblicati da Mariagrazia Sinibaldi sul nostro blog e diventata la prima creatura cartacea (per il momento) dell’Associazione Donne della realtà che, il 17 settembre 2016, ha compiuto il suo primo anno di vita. Amica nata sotto il mio stesso cielo, Eliana Ribes ci ha voluto sostenere in questo nostro cammino acquistando due copie del libro e diventando socia. A Mariagrazia, poi, ha scritto delle bellissime parole postate su Fb e che ho pubblicato anche su questo nostro caro diario.

Domenica 18 dicembre, alle ore 17, Eliana Ribes e suo marito Silvano Fazi presentano a Urbisaglia (guardate bene la locandina pubblicata qui sopra) il libro in dialetto che hanno scritto insieme, basandosi sulle lettere che il nonno di Eliana spediva alla giovane moglie dal fronte della prima guerra mondiale. Forza Eliana, forza Silvano, forza Marche!

 (p.c.)

AGGIORNATO IL 17 DICEMBRE 2016

1 thoughts on “«Quanto abbiamo dovuto combattere, noi, nella nostra infanzia»

  1. Trasferisco qui, perché qui nulla si perde (almeno spero), quel che scritto Eliana Ribes sul mio profilo Facebook il 12 agosto. Va detto poi che la Simona con cui duetta è proprio la “nostra” Simona Zucconi:
    «Considerato che questa sera sono “inarrestabile”, sono appena ritornata dalla splendida “Medea”, di corsa per il freddo patito, voglio commentare questa foto, che autonomamente ha scelto dal mio diario Paola, la registra. E non sa quanto mi ha fatto piacere. Sarò sintetica: pluriclasse, dalla prima alla terza, sita nella frazione Maestà di Urbisaglia, dopo tre anni di scarpinate nell’unico asilo che stava in paese gestito dalle maestre pie Venerini; maestra unica, Clodilde, che rendeva, almeno per me, la scuola un piacere e un’altra casa; COMPAGNI, di umile estrazione sociale come la mia, e alcuni dovevano percorrere diversa strada per raggiungere la scuola, SERENI, BUONI e SIMPATICI. Io ero in prima classe insieme a Giancarlo, Eraldo e Giuliano ed ero l’unica femmina. Mi piacerebbe tanto che gli altri compagni più grandi, almeno qualcuno, vedesse questa foto e ne provasse meraviglia e piacere. Io di tutti ricordo i nomi. Fabio Ferranti, mio amico anche su Facebook, è il terzo in seconda fila, partendo da sinistra, vicino a Tiziano. Un’ultima cosa per gli amici in comune: questo è il prato su cui Simona ZUCCONI coltiva adesso il suo orto. Ciao Simona, speriamo di vederci, questi giorni, alla festa della Maestà!».

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