di Chiara Pergamo

Dentro l’amata Tv. Chiara Pergamo è da sempre appassionata di tutto ciò che è televisione, come dimostrano anche i suoi preziosi interventi scritti per il nostro blog. Venerdì 24 giugno è apparsa in prima serata su Canale 5 per la disfida riservata ai campioni del programma “Caduta libera” condotto da Gerry Scotti, dichiarando come se niente fosse di aver dominato per 12 puntate. E adesso, con quel che ha vinto, via alle pratiche per comprare la casa!
Ve lo ricordate lo spot della Lines di qualche anno fa? Vi risparmio un faticoso ravanare nei cassetti della memoria, è questo qui. È l’avventura di questa ragazza che partecipa a un provino per diventare “veejay”: se sei troppo giovane o troppo adulta per sapere che caspita sia un “veejay”, trattasi di un giovanotto o una fanciulla che aveva il compito di condurre i programmi sui canali musicali come MTV e affini, dunque una figura televisiva che ha tenuto botta per una buona decina d’anni, salvo poi diventare un effimero ricordo.
Ok, siamo al provino dell’aspirante veejay: lei è giustamente agitata, ma si dimostra allegra e spigliata, finché a un certo punto non le chiedono di fare la ruota.
La ruota?
Ovvio, se devi intervistare la Pausini, prima o poi una ruota dovrai farla, no? Lei non batterebbe ciglio per l’assurdità della richiesta, se non fosse che… mannaggia, oggi ho il ciclo! E ciò è drammaticamente ostativo alle tue capacità di fare la ruota? Va beh, è una pubblicità della Lines, quindi è chiaro il sottinteso: se il tuo assorbente non segue i tuoi movimenti come una seconda pelle può causarti imbarazzi in società. Ecco perché nessuna di noi indossa il pantalone bianco quando ha il ciclo, che non si sa mai.
Alla fine la nostra fanciulla supera il provino e diventa veejay perché sa fare la ruota che neanche i meglio pavoni, ma il succo della questione è un altro: la pubblicità rispecchia da sempre la società, per intercettarne interessi e bisogni e rendere il prodotto sponsorizzato accattivante per lo spettatore. Ne possiamo dedurre che Lines volesse rivolgersi ad una ragazza giovane, magari scarica di preoccupazioni e ricca di sogni, che si trova a fronteggiare questo fastidio a cadenza mensile e che non vuole esserne intralciata.
Veniamo però ai giorni nostri: se facciamo un giretto sul sito di Lines oggi, troviamo un video che ogni tanto passa anche in TV e che fa da traino per la campagna #iononrinuncio, iniziativa che vuole abbattere i pregiudizi che circondano l’universo femminile e che condizionano inevitabilmente l’idea che la società (maschi e femmine, senza distinzione) hanno della donna. Il messaggio è che nessuna bambina, ragazza o donna dovrebbe vivere la sua femminilità come un limite, senza rinunciare a portare i capelli corti, guidare la moto o ricoprire posizioni di rilievo in un’azienda, anche se queste cose fanno tanto “maschio”.
In pratica la portata del problema si è decisamente elevata rispetto ai tempi di “caspiterina che imbarazzo dover fare la ruota col ciclo”. L’iniziativa è lodevole, ma non è il primo esempio.
Nel 2015 ha ricevuto molti premi in tutto il mondo (tra cui il Facebook Award e il prestigioso Emmy Award) uno spot di un’altra marca di assorbenti, Always: il settore della pubblicità è strano e bizzarro, ma cosa avrà questo filmato (spot è un po’ riduttivo per un video di 3 minuti) per meritarsi addirittura un Emmy, nonché 61 milioni – e dico milioni – di visualizzazioni su YouTube? La campagna pubblicitaria si chiama #likeagirl (se in questi anni non inizia con un hashtag, allora non è importante) e invita a riflettere su come spesso dire che si fa una cosa “come una ragazza” sia sinonimo di dire che la si fa “come una cretina” e questo stereotipo è, purtroppo, equamente condiviso sia da uomini che da donne. Solo le bambine sembrano non cadere nel trappolone e, quando nel video viene chiesto a una ragazzina molto giovane di “correre come una ragazza”, lei risponde che beh, lei è una ragazza e corre in modo normale, che c’è di strano?
Il messaggio è che il nostro carattere si costruisce tra l’infanzia e la prima adolescenza, quindi dobbiamo abituarci a non far passare l’idea che “come una ragazza” sia un insulto a partire da quando si è bambini, in modo che da adulti non si operino quelle discriminazioni inutili e dannose che poi costringono la Lines a creare un altro hashtag.
Riassumendo, possiamo quasi dire che se fino a qualche anno fa le industrie produttrici di assorbenti cercavano soluzioni per un problema strettamente legato alla realtà delle donne, ma di natura biologica, adesso il focus non sia più il “fai sì che il ciclo non sia per te un limite”, ma “fai sì che il tuo stesso essere donna non sia mai un limite”.
E se qualcuno vuole metterti i piedi in testa, mandalo #afarelaruota.
…però c’è un però. che non mi piace. se si va sul sito della lines, le ‘cose da ragazze’ diventano proprio nel logo del sito, uno ‘shhht, son cose da ragazze’, con un bell’indice davanti alla bocca. e gli argomenti sono, in ordine di apparizione, fun fashion&beauty amore e emozioni gossip e cinema. per ultimo. con argomenti sull’ultimo fidanzato della rodriguez, su come accostare ombretto e rossetto, lo zenzero che brucia i grassi, gli anelli di fidanzamento e l’amore vero che può durare in eterno. ora, non pare un po’ schizofrenico anche a voi il giochetto?
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Ti ringrazio per il commento. Il sito di Lines è veramente super ricco di contenuti, aree tematiche, sotto-siti, community… Rivolgersi a più “lati” del mondo femminile (donna fiera o ragazza frivola?) è una scelta audace ma legata a questioni di puro marketing per arrivare a più donne possibile. Obiettivo che soddisfi tranquillamente se ti limiti a vendere assorbenti, ma non se vuoi vendere anche ideali.
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