Amministrative: ma le donne non dovevano stare a casa e pensare a far le mamme?

di Erica Sai

patrizia bedori da repubblica

Patrizia Bedori ha ritirato a marzo la propria candidatura a sindaca di Milano per il Movimento 5 Stelle, dichiarando tra l’altro di essere stata definita “brutta e obesa”. Bene fa la nostra Erica Sai a ricordarci quanto sessismo (e quanta retorica) continui a dominare nella politica italiana. Patrizia Bedori è comunque stata eletta ed è una delle 20 consigliere comunali del capoluogo lombardo (immagine da http://milano.repubblica.it/)

Le amministrative sono alle spalle, ma polemiche e sparate varie l’hanno fatta da padrone e continuano a proliferare. Non intendo alimentare questo mercato già saturo ma sfiorare l’arena portando il focus su un altro punto, ben diverso dalle dinamiche delle campagne elettorali e dei risultati. Bisogna tornare indietro nel tempo di circa tre mesi e considerare tre nomi, allora tutti protagonisti delle cronache.

Giorgia Meloni “deve fare la mamma” e Patrizia Bedori “è brutta e grassa”. Ebbene sì, siamo proprio qui: fermi, con i piedi ben piantati nel fango.

Risulta quasi fastidioso mettersi a scrivere di questo ma pare sia necessaria l’ennesima riflessione.

Guido Bertolaso, all’epoca candidato del centrodestra per le comunali di Roma (o in quei giorni così pareva, perché si faticava a stare al passo con dichiarazioni, smentite, alleanze, voltafaccia e via dicendo), dice a Giorgia Meloni, allora possibile candidata della destra, che farebbe bene a pensare alla propria maternità al posto di dedicarsi ad una campagna elettorale. Una corsa di Meloni (uscita poi al primo turno con il 20,62 dei voti, ndr) avrebbe potuto forse dare fastidio a Bertolaso dal punto di vista politico, perché avrebbe sottratto voti, e per attaccare la donna politica non si è trovato niente di meglio dell’antico (quanto mai attuale) attacco alla donna mamma. Certo, poco prima Bertolaso aveva altresì dichiarato (se non erro) che la politica si fa con “gli attributi”, un disgustoso modo di dire che centra tutto sul binomio forza-uomo.

Non ci si poteva quindi aspettare granché in merito alle sue idee sulla possibilità femminile di impegnarsi in ambito politico, però ogni volta sentire affermazioni del genere è lo stesso come uno schiaffo. Sembra proprio che il potere della concezione che non si possa essere brave mamme dedicandosi anche ad altro sia fortissimo, che la maternità sia una cosa alla quale bisogna dedicarsi completamente senza spazi altri. C’è una sorta di ipocrita edulcorazione in una dichiarazione come quella di Bertolaso, dove si dice fermamente e con naturalezza che la questione non è da donna, per giunta futura mamma nel breve periodo, attraverso una magnificazione della maternità, cosa che peraltro al tal signore non può competere sicuramente. Che fosse possibile o meno per Meloni fare la campagna elettorale in gravidanza, e potenzialmente la prima cittadina con una creatura appena nata, è cosa che nessuno poteva dire, né io né Bertolaso né nessun altro. Il punto, grave, è che toccando questo tasto chiunque si arroga il diritto di dire ad una donna cosa dovrebbe o non dovrebbe fare, come se non fosse essa stessa l’unica in grado di sapere cosa sia meglio per sé e la questione sia, piuttosto, un fatto pubblico, oggettivo, uguale per tutti perché posto a livello di caratteristica di categoria.

Michela Murgia copyright

«Se suona strano chiamare sindaca una donna è perché in fondo a sembrare strano è che lo sia», ha scritto Michela Murgia sul quotidiano La Repubbica dopo l’elezione di Virginia Raggi e Chiara Appendino alla guida di Roma e Torino. Parole che Erica Sai ha postato sul proprio profilo Fb (nella foto, Michela Murgia, copyright di Marcello Mencarini)

La maternità non è ancora libera di essere associata alle persone singole che hanno le proprie aspirazioni e vivono in contesti differenti tra loro, non è ancora libera dalle ristrettezze di un’universalità di forma poco attinente con la realtà.

Per quanto riguarda Patrizia Bedori, in quei giorni a Milano aveva annunciato di ritirarsi dalla candidatura a sindaca nelle file del Movimento 5 Stelle, a causa di insulti ricevuti anche per il suo aspetto fisico. Chiaramente, Bedori potrà aver avuto sicuramente tante ragioni per non correre e che poco hanno a che fare con le parole ricevute ad insulto. Non è questo e non vuol essere questo il punto, cioè la ricerca delle motivazioni della rinuncia. Resta il fatto che, posto non abbia detto il falso riguardo agli insulti, si sono elevate voci non volte ad argomentare contro una candidatura, quindi nell’ambito di competenze ed esperienze che hanno a che fare con l’impresa che ci si propone, in questo caso politica. La critica si è spostata, invece, sull’aspetto fisico; un punto che non dovrebbe interessare in alcun modo le possibilità di successo politico, che non ha niente a che vedere con la competenza. È una strategia di delegittimazione tanto diffusa quanto sciocca, perché molto lontana dalla razionalità.

E per respirare anche un solo soffio di aria non propriamente provinciale, ecco nonna Hillary Rodham Clinton con la figlia Chelsea e il neonato Aidan. Con loro anche il genero e il marito Bill. Hillary è la prima donna a correre per la presidenza degli Stati Uniti d’America (foto da http://www.oggi.it/)

Non è un problema che interessa solo il mondo femminile, la delegittimazione dell’altro centrata sull’aspetto fisico è una scorciatoia presa da molti nei confronti di entrambi i sessi e l’importanza di un aspetto fisico gradevole secondo gli standard, soprattutto per chi va a ricoprire ruoli di esposizione, è sempre più importante nella nostra società. Per le donne, però, la pressione sull’estetica è innegabilmente più forte anche se, paradossalmente, la bellezza fisica espone poi ad un altro rischio. La bellezza diventa spesso oggetto di commenti volgari e catalizza l’attenzione riguardo la motivazione per la quale una donna ricopre un ruolo apicale, di responsabilità o di prestigio; cioè, la bellezza è ciò che spiega la posizione raggiunta e tipicamente si presume utilizzata per affascinare chi detiene il potere, nella versione più tenue, o per vendersi ad esso con favori sessuali, nella versione più forte. Chiaramente, chi detiene il potere e dà la spinta avanti non per competenza ma per bellezza è di sesso maschile, si intende. Questa concezione è terribile e terribilmente diffusa. Terribile perché si associa al fatto che si ritiene che in alcuni campi le donne non abbiano competenza e l’unico motivo per il quale si possono vedere in questi spazi è il favoreggiamento sessuale, è il debole che l’uomo eterosessuale ha per una donna (bella possibilmente).

Una versione più “moderna” è che le donne avrebbero sì le competenze ma la strada è così sbarrata che l’unico modo per saltare l’ostacolo è utilizzare l’aspetto fisico, quindi se una donna ricopre un ruolo apicale è perché più o meno sicuramente si è venduta in qualche modo fisicamente. Terribilmente diffusa perché, da una parte, pone le radici in pregiudizi antichi, dall’altra, è stata rinforzata da anni di attiva e sfacciata fusione, confusione, di mondo politico e mondo altro, potremmo dire, in cui davvero si è avuta la sensazione e talvolta la conferma che molte donne siano state piazzate in Parlamento e nei vari Consigli non per meriti e competenze politiche che il curriculum non portava ma per rapporti di conoscenza (a vari livelli, diciamo così) con potenti del “settore”. Non che il raggiungimento di posizioni per via di conoscenza sia una novità anche per il sesso maschile, ma per quello femminile tende a portare con sé una vera o presunta sfumatura sessuale.

A legare le due situazioni proposte è la delegittimazione dell’azione di una donna in un campo che non le si ritiene appropriato, la politica, attraverso uno spostamento dell’argomentazione su temi che niente hanno a che vedere con il campo stesso. Saranno voci isolate, saranno voci ignoranti, saranno strumentini bassi e veloci per affrontare questioni politiche, sarà, sarà tutto quello che vogliamo: fatto sta che è e dà fastidio.

 

5 thoughts on “Amministrative: ma le donne non dovevano stare a casa e pensare a far le mamme?

  1. Oggi come oggi credo che l’estetica conti per uomini e donne allo stesso modo. Poi in politica avere un bell’aspetto aiuta come in tutti i lavori a contatto col pubblico questo è innegabile vale per uomini e donne (però gli uomini politici belli sono più avvantaggiati rispetto alle donne) non c’è nulla di male e non ha impedito a uomini e donne fisicamente brutti/e di arrivare a ruoli apicali nella politica (vedi Angela Merkel, Margaret Thatcher, e la prima sindaca di milano Letizia Moratti, la Jervolino a Napoli).
    Non si tratta di standard o solo fino a un certo punto: Massimo Boldi e Anna Mazzamauro sono brutti oggi come cento anni fa, Marylin Monroe e Paul Newman saranno belli per sempre; va accettato con serenità che ci sono corpi maschili e femminili fisicamente più belli di altri,in linea di massima (e non vuol dire che i brutti non possono avere storie d’amore o fare sesso, risultare attraenti per qualcuno).
    Detto questo, gli insulti a Bedori sono inaccettabili, così come i pregiudizi verso le belle donne in politica sono inaccettabili (e sono il motivo per cui tutto sommato il bell’aspetto giova più a un uomo politico che a una donna politica), contro Mara Carfagna ne dissero di ogni, fecero le insinuazioni più basse e alla fine è stata la migliore ministra del governo berlusconi.

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    • Sì, l’estetica oggi conta per tutti. Dopotutto, come si dice, siamo nella società dell’immagine. Personalmente accetto con serenità e senza troppa ipocrisia il fatto che la bellezza sia un aiuto in talune circostanze, in fondo ciò che è bello dà piacere (che sia un volto o un paesaggio) e sarebbe sciocco affermare il contrario. Il fatto è che sembra che la centratura sull’immagine diventi spesso disfunzionale, a causa di una pervasività che tende a cancellare altri criteri. Il bello è bello ed è normale sia un vantaggio, quasi per “natura” potremmo dire; se però diventa il sostanzioso centro attorno al quale far ruotare le cose in maggioranza (non totalmente, è chiaro, vedi esempi di chi è arrivato a fare le cose svincolandosi da questo criterio) allora, forse, potrebbe essere un problema. O almeno così mi interrogo.

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      • diciamo però che se si è belli e basta non si va lontano, uomini e donne, e in ogni professione. Kennedy e Obama sono stati aiutati dalla giovane età e dal bell’aspetto indubbiamente ma avevano anche altre doti come ce le ha una Maria Elena Boschi. e ripeto il successo politico di uomini e donne bellocci non dipende solo da quello e non impedisce alle Merkel o anche ai Nixon (che perse il confronto televisivo con Kennedy anche per il contrasto tra il suo volto grassoccio e sudaticcio e quello giovane e fresco di JFK) di vincere

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