E che il mondo ci senta: «la colpa non è mai della vittima»

di Luara Colpa*

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«Secondo i documenti ufficiali sulla sicurezza pubblica del paese, nel 2014 in Brasile sono stati denunciati 47.646 stupri. Una cifra probabilmente molto inferiore alla realtà: secondo l’Istituto di ricerca economica applicata (IPEA) in Brasile solo il 10 per cento delle violenze sessuali vengono denunciate alla polizia. L’istituto stima che siano circa 527 mila le persone che vengono violentate ogni anno: l’89 per cento sono donne e il 70 per cento di queste sono bambine e adolescenti»: http://www.ilpost.it/ (immagine da http://bhaz.com.br/)

Trenta

Ventinove

Ventotto

Ventisette

Ventisei

Venticinque

Ventiquattro

Ventitré

Ventidue

Ventuno

Venti

Diciannove

Diciotto

Diciassette

Sedici

Quindici

Quattordici

Tredici

Dodici

Undici

Dieci

Nove

Otto

Sette

Sei

Cinque

Quatto

Tre

Due

Uno

Nessuno.

Li tirerei via tutti – uno ad uno – da sopra di te in questo momento, sorella. Pulirei il tuo corpo, toglierei il suono dalle tue orecchie, l’odore di questo posto, i ricordi. Se il tempo potesse tornare indietro, io impedirei a tutti loro di uscire di casa. Tutti loro.

Spegnerei i cellulari, i computer, toglierei le batterie alle macchine, ai pullman. Preparerei incantesimi, veleno, pozioni, mal di pancia a tutti. Trenta.

Ti tirerei su da lì e ti porterei a vedere il tramonto al Arpoador, se il mondo girasse al contrario… Ma il mondo non gira.

Sono stati trenta.

Un ex compagno e ventinove “amici”. Nessuno che abbia compatito. Ventinove esseri umani non hanno esitato a unirsi a un criminale.

Trenta.

Trentuno adesso hanno condiviso. Trentadue hanno riso. Trentatré hanno giustificato, trentaquattro si sono eccitati, trentacinque stanno cercando il video in questo momento.

Ora il numero si trasforma in una proiezione geometrica. La misoginia appare infinita. L’odio e il maschilismo sono abnormi. La prima reazione del pubblico maschile è in genere quella di guardare il video.

Intanto, quando ho pensato che fossimo sole io e te, ho guardato al mio fianco e ho visto altre tre, quattro, cinque persone. Ne sono arrivate sei, sette, otto, trenta.

Nell’arco di pochi secondi eravamo novanta, cento, mille, siamo in migliaia per te. Quel suono, quell’odore… vogliamo che il tuo ricordo si spenga, sorella!

E che il mondo ci senta: “LA COLPA NON È MAI DELLA VITTIMA”. Che riecheggi.

Che riecheggi: voi da qui non passate. Non passerete.

Che ognuna di noi si faccia portavoce di ciò che è successo. Se i grandi media non denunciano la violenza contro le donne delle periferie, che le nostre mani siano denuncia.

Nella violenza contro le donne, ognuna di noi ci mette voce.

DENUNCIA.

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*Luara Colpa é brasiliana, ha 28 anni. È donna in un paese patriarcale e oligarchico. Femminista e militante di conseguenza. Studia diritto del Lavoro e ciò che sente, scrive.

Questo testo è – come dice il titolo – un grido al mondo perché non consideri mai una donna stuprata colpevole della violenza subìta. Lo ha scritto una  femminista brasiliana inorridita da quanto accaduto a una ragazza abusata da trenta uomini, tra cui l’ex fidanzato, che hanno filmato lo stupro di gruppo e postato il video sui social network. Ci è stato segnalato da Darlane Soffi, brasiliana, laureata in sociologia e – per usare le sue parole – «mamma femminista» che risiede nell’hinterland milanese e che lo ha tradotto per noi in italiano. Nel post che precede, il testo nella versione originale in portoghese

(Ha collaborato alla traduzione Romain Valentino)

AGGIORNATO IL 25 NOVEMBRE 2016

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