«Caro babbo, vorrei accompagnare mio figlio nella vita con la ricchezza della tua ironia»

di Antonio Del Lungo

Antonio Del Lungo 1

Padre e figlio sorridenti su una spiaggia in bianco e nero: Antonio Del Lungo bambino tra le braccia del babbo Silvano, scomparso il 15 febbraio. Avrebbe compiuto 94 anni a settembre

È stato immenso e non riuscirò mai a ricomporne un ritratto affidabile. I ricordi sono travolgenti, infiniti, intensissimi. Era figlio di persone modestissime; un padre falegname, poi impiegato, con la terza elementare, ed una madre altrettanto umile. Nella modestia dei nonni però si nascondeva una saggezza notevole, che il babbo respirò fin da subito facendone tesoro. Coltissimo, dotato di una preparazione umanistica vasta ed eclettica, aveva respirato ed assorbito sapere e conoscenza a pieni polmoni. Scelse e fu scelto da alcuni amici di grande spessore tra i quali Teresa Mattei, protagonista femminile della Costituente, Valdo Zilli, raffinato storico della Russia, Ettore Bernabei, dirigente pubblico di grandi capacità, e molti altri valorosi, falciati giovanissimi dalle vicende belliche. Poi Margherita Hack, lo storico dell’arte e restauratore Umberto Baldini e tanti e tanti pensatori, assidui come lui di salotti culturali fiorentini di eminenti accademici quali, ad esempio, Vittorio Sàntoli e Giorgio Pasquali. Antifascista, ateo, pacisfista da sempre, refrattario a qualsiasi ideologia “massificatrice”, fu probabilmente un liberale venato da anarchia.

Fu cacciato dal corso ufficiali e sbattuto come recluta nel tritacarne jugoslavo per sue manifeste idee pacifiste. Lì si trovò a combattere su un fronte problematico e lo fece alla sua maniera. Non sparò un solo colpo. In più di uno scontro attese al riparo che la tempesta passasse. «Non riuscivo mai a vedere da dove sparassero», esclamava di fronte alla mia sorpresa per un comportamento tanto lontano dai modelli eroici che affascinavano gli adolescenti della mia generazione. Una volta si trovò con il suo battaglione in una gola sotto il fuoco di mortai della guerriglia partigiana. Non avevano scampo, ma il loro tenente invocò la fine eroica per l’onore. Lui ed un altro compagno andarono a porgli la scelta tra una ritirata con consegna delle armi al nemico o un ammutinamento.

Antonio Del Lungo 3

«l’ultimo raggio è tramontato, ora splenderà caldo e luminoso nei nostri ricordi…»

Compì i 21 anni in Slovenia poche ore prima dell’armistizio e riuscì a sfuggire alle retate naziste, evitare l’arruolamento nella Rsi e tornare rocambolescamente a casa. Nel 1944 fu contemporaneamente un affidabile interprete per il genio ferrovieri della Wermacht ed un infiltrato partigiano con compiti di spionaggio e sabotaggio. E tutto questo lo fece solo e soltanto per evitare di doversi sporcare le mani di sangue e per salvarsi la vita. Non amava alcuna ideologia e nemmeno l’amor di patria lo attirava. Solo la convivenza e la solidarietà pacifica lo convincevano. La violenza era per lui inaccettabile; fu tra i primi militanti dei movimenti anticaccia nel dopoguerra; lo ricordo passare le notti al fianco di cani o gatti, ma alle volte anche uccellini agonizzanti, nel tentativo di allontanare loro il trapasso.

A settembre era tormentato da due mosche in camera, ormai si muoveva poco e non si poteva difendere dai loro assalti fastidiosi. Quando mi ha visto armeggiare per la loro eliminazione mi ha imposto un perentorio «lasciale fare, poverine!». E così è stato per tutto, a cominciare dalla famiglia, manifestando una generosità senza pari, sempre pronto a qualsiasi sacrificio e rinuncia pur di farci contenti.

Fece carriera come dirigente dell’Enel, ma non fu mai vittima del carrierismo, rinunciando ad opulenti trasferimenti in altre sedi pur di non sradicarci dal nostro mondo e trasformare la famiglia in un carrozzone itinerante.

E poi una ironia senza fine, voglia di giocare e scherzare sempre, alleggerire le situazioni pesanti e talvolta drammatiche con le battute alla fiorentina, una passione smodata per Chaplin, Laurel e Hardy, Buster Keaton, ma anche Aldo Giovanni e Giacomo, Checco Zalone e forme di umorismo apparentemente lontane da un ultraottantenne di altri tempi come lui.

E poi la passione per le locomotive a vapore, i trenini elettrici, giornate passate insieme a costruire e manovrare ferrovie in scala HO, riproducenti rigorosamente macchine a vapore.

Una delle ultime volte che viaggiai con lui andammo a Cremona per una visita al liutaio di Patrizia. Il tempo della “terapia” al violino della mia compagna e lui, solo, che corre a comprare una riproduzione funzionante di una potente macchina a vapore industriale in scala. È imbarazzante pensare che non riesco a trovare in lui difetti… il babbo è stato una persona semplicemente unica ed irripetibile, un mix di intelligenza, sensibilità, empatia, conoscenza, amore, generosità, simpatia senza fine. Impossibile riuscire ad assomigliargli e riprodurne le virtù. Non riuscirò mai ad essere dedito agli altri e rinunciatario per me stesso come lui, al quale tutto questo risultava semplice e naturale. Non riuscirò mai ad essere estraneo a pensieri di violenza ed odio come invece lui, pur non credente, faceva. E non riuscirò nemmeno a comprendere le assurdità dell’umanità con la sua lucidità. Negli ultimi anni, quando commentavamo insieme berlusconismi e renzismi, esclamava sconsolato: «Sono nato insieme al fascismo e, dopo tanti travagli per rliberarcene, mi tocca morire ancora sotto il fascismo». E se uno come lui, che aveva vissuto sulla propria pelle il nazifascismo pensava ci stessimo di nuovo dentro, credo sia opportuno essere molto preoccupati.

Antonio Del Lungo 2

Padre e figlio colorati e sorridenti sulla pista del Palaghiaccio di Firenze: Antonio Del Lungo tiene in braccio il suo Alessandro, 10 anni, qualche giorno prima del Natale 2015.  Antonio Del Lungo, che ha già pubblicato sul nostro blog, è formatore e musicoterapeuta e vive con la famiglia a Pelago (Firenze). Tutte le immagini di questo post sono tratte dal suo profilo Facebook

Ho vissuto quasi 51 anni con lui sempre vicino e sempre faro e guida cui volgere lo sguardo nelle continue incertezze. Ho avuto la benedizione di vivere il grosso della mia vita col babbo sempre presente ed ora non mi rimane che sperare di riuscire, almeno in minima parte, ad essere qualcosa di coerente con quello che è stato, non certo per imitarlo, ma semplicemente per dare a mio figlio una vaga e misera briciola della ricchezza con la quale mi ha ricoperto in ogni momento.

Sei e sarai sempre con me, almeno fino a quando i miei neuroni continueranno a funzionare, intrappolando nelle loro sinapsi la tua personalità. Ciao babbo, andiamo avanti insieme, come sempre, solo la mia morte potrà, forse, riuscire a dividerci.

Il mio babbo, Silvano Del Lungo, 7/9/1922 – 15/2/2016

 

Lascia un commento