di Erica Sai
A volte fare il punto della situazione è necessario: capire come siamo messi, dove siamo posizionati. Non tanto come individui, piuttosto come società. Dove viviamo? Come si muovono le cose intorno a noi? A che punto siamo nel teatro del mondo? La spinta a capire, dunque, arriva spontanea e irrefrenabile. Il problema, però, è che l’operazione Achepuntosiamo? mi manda sempre a fuoco il cervello dal nervoso. Tutte le volte mi dico no, basta, non farlo più. (Poi lo rifaccio, va da sé, ma questo è un altro discorso).
Allora, cosa mi ha sconvolto così tanto qualche sera fa? Ho sentito Maria Elena Boschi parlare. Beh? E ti sei svegliata adesso? Sì, mi sono resa conto di non averla mai ascoltata. Ho la tendenza a leggere più che altro, non guardo la televisione (quindi non ho occasione di vedere telegiornali e trasmissioni varie) ma solo qualche video dal computer ogni tanto. Sbaglio, in un certo senso, perché attraverso il teleschermo, oltre ai contenuti, è possibile acquisire una serie discretamente ampia di altri elementi, sicuramente necessari alla comprensione. Questa è una (tra le altre) mia debolezza, ma tant’è. Riprendendo un’immagine famosa, potrei definirmi un pendolo che oscilla incessantemente tra il desiderio di capire e la fatica di reggere mentalmente quel che vedo, passando per brevi momenti di stupore e furore. In ogni caso, non sono un’estimatrice della ministra Boschi, chi mi conosce lo sa. E di solito mi imbatto in contenuti scritti che già mi procurano il disagio sufficiente a farmi rendere conto di non condividerne linee, modi, ecc. (e in grado di farmi montare furie varie). Lunedì 11 gennaio, però, ho deciso di guardare la puntata di Otto e mezzo, condotto da Lilli Gruber e con ospiti Maria Elena Boschi, appunto, e il giornalista Massimo Franco. Tralasciando il focus sulla condivisione o meno dei contenuti – si parlava ovviamente di riforme costituzionali, banche, padri e referendum – (e tralasciando anche il fatto che Massimo Franco ha esercitato un ruolo che si avvicina grossomodo a quello di un manichino), ciò che mi ha sconvolta è stata proprio lei, la ministra, il volto del governo, come si dice. Il personaggio Maria Elena Boschi che si proponeva davanti alla telecamera, si intende: terrificante.

La giornalista Lilli Gruber con la ministra Boschi, tornata in televisione l’11 gennaio a “Otto e mezzo” dopo lo scandalo della Banca Etruria che ha coinvolto il padre.
La mimica facciale, i toni della voce, il modo di legare i contenuti e in un certo senso i contenuti stessi. l’atteggiamento da maestra della scuola per l’infanzia che parla con bambini poco svegli. Tutto cristallizzato in una recita. La sensazione è stata proprio quella di vedere la recita di un’attrice che non sa fare l’attrice, che quindi ripete una serie di battute imparate a memoria, “posizionate” in una sequenza che lega una cosa all’altra in modi che in taluni momenti stonano drammaticamente. Una recita in cui si propone il racconto del nulla condito da sorrisetti, contraddizioni e toni trascinati in una finta diplomazia mielosa, stucchevole. Personalmente trovo tutto questo molto prossimo al grottesco. Sicuramente, però, il problema sono io che penso solo a criticare, che non vedo mai niente di buono, che faccio sempre le pulci a tutto, eccetera eccetera. Sarà, ma da cittadina non è sicuramente questo ciò che desidero vedere in una ministra della Repubblica e in un certo senso, sì, mi indigno. Il punto della situazione, allora, è che ci stiamo spingendo allegramente nel baratro della banalità. Stiamo continuando a scivolare in terreni fangosi con un bel sorriso sulle labbra. Terribilmente disarmante.