«Beni, dammi sa manu». «Vieni, dammi la tua mano»

di Peppinu Mereu

mereu_poesie

La poesia “Amore” di Peppinu Mereu è tratta dall’antologia curata da Giancarlo Porcu con traduzioni dal sardo all’italiano di Giovanni Dettori, Marcello Fois e Alberto Masala. Alessandro Mongili l’ha donata a Paola Ciccioli il 18 gennaio del 2013 al bar Magenta di Milano

AMORE

 

Beni, dammi sa manu, isfortunadu,

tue ses dignu de s’istima mia:

lottend’in-d unu mar’ ‘e angustia

custu virgine cor’as meritadu.

 

Cantas bortas pro me as deliradu

sognende cudda candida Maria,

chi t’est present’a ti narrer: isvia

su dolu, ca da ipsa ses amadu.

Eo so cudda ch’amas, caru fiore,

ch’abbandono ridente su jardinu

pro ti fagher de mene possessore.

 

Beni duncas, non vivas in pibinu,

e fattend’unu sognu del amore,

fritti sa test’in s’amorosu sinu.

Farmacia Chiara Porru

Questa vetrina, allestita da Annalisa Mongili nella farmacia Chiara Porru di Cagliari, partecipa al concorso della Confcommercio per la migliore vetrina del Natale 2015. Ovvio che, sebbene a distanza, noi la supportiamo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AMORE

 

Vieni, dammi la tua mano sventurato,

sei diventato degno del mio amore:

hai lottato in un mare di dolore

ed il mio cuore puro hai meritato.

 

Quante volte per me hai delirato

Sognando di quella Maria il candore,

la stessa che ora dice con calore

via le pene, perché sei riamato.

 

Sono il caro fiore, chi brami esiste,

ecco, felice abbandono il boschetto

perché tu di me sia padrone e sposo.

 

Vieni dunque, non esser troppo triste,

perché il tuo sogno d’amor sia perfetto

sul mio seno china il seno amoroso.

* Preparatevi a una salva di dediche. Comincio con questa poesia di Peppinu Mereu e mi rivolgo al ventriloco sardo del mio cuore: a Sandro, che mi ha fatto conoscere questo poeta «morto a soli 29 anni all’alba del nuovo secolo lasciando un piccolo libro di poesie». A Maria Elena, che continua ad arricchire con le sue riflessioni il nostro blog. A Enrico e ai profumi e al vento di Muravera. A Elisabetta, che non sa che non mi sono (affatto) dimenticata del suo libro. A Giampaolo (con la emme o con la enne?) e agli altri amici isolani di Urbino che chissà dove sono e che vite vivono. Ad Annalisa, che ha allestito da par suo una vetrina fantastica. A signora Chiara (proprio così, non “alla” signora Chiara), ché vorrei far tornare indietro il nastro e riascoltare dalla sua voce di quelle estati quando anche l’ultimo granello di sabbia si arrendeva all’amore per Gigi Riva. Auguri!

(Paola Ciccioli)

 

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