di Angela Giannitrapani

Angela Giannitrapani (al centro) con: da sinistra, Vittoria Longoni, Filomena Rosiello, Maria Alice Tagliavini, Martina De Santis, Laura Viganò, Francesca Amoni, Ornella Bonventre, Irene Quartana, Pasqualina Gullo, Anna Mazza. Lo scatto è di Giancarlo Viganò
La kermesse letteraria e culturale milanese BookCity 2015 si è da poco conclusa. La città si è animata di centinaia di eventi e ha visto fiumi di persone fluire da un sito all’altro, da un incontro all’altro. Lettori accaniti e meno accaniti hanno riempito le sale e vivacizzato il Castello Sforzesco. Si dice che non si legge abbastanza. Sarà vero? Eppure, durante questi eventi c’è partecipazione, curiosità, contiguità tra pubblico, di età anche avanzata, e le occasioni di riflessione, i confronti con i temi caldi, le questioni di coscienza e, anche, la lettura. Non è una fiera del libro, è una festa in cui letture e curiosità vanno sotto braccio.
Nelle scorse edizioni mi sono felicemente persa anch’io nelle strade e nelle sale decorate, seguendo i fili dei miei interessi e, benché non mancassero banchetti con libri da vendere, la voglia di comunicazione e confronto era prevalente a qualsiasi altra pressione meramente commerciale.
Quest’anno ho dovuto rinunciare a vagabondare come avrei voluto perché sono stata impegnata a preparare, insieme alle mie compagne di gruppo, uno degli eventi di BookCity. La Casa delle Donne di Milano infatti ha partecipato, per la seconda volta nei suoi due anni di vita, alla festa letteraria. Il gruppo Libr@rsi, che ne è parte, ha organizzato una lettura, curando e scegliendo brani da libri, in maggioranza romanzi. Il titolo dell’incontro è stato “Donne tra due mondi. Sconfinamenti – Oltre i confini, le vite e le parole per dirle di scrittrici africane e mediorientali”.

Calixthe Beyala, autrice di “Come cucinarsi il marito all’africana”, romanzo nel quale la protagonista Aissatou per conquistare il vicino di casa Bolobolo «deve sfoderare tutte le sue arti e armi segrete, le pozioni magiche e i misteriosi “mix” afrodisiaci, trasmessi a lei da sua madre». Fonte: http://www.shikamana.org/
In tempi di barriere, divieti e confini si assiste sempre più all’impatto di una marea umana che li oltrepassa e li travolge, dimostrando che non esistono recinzioni solide a sufficienza contro la fame, la violenza e i sogni. Le donne, poi, da sempre murate, confinate, ristrette in ambiti fisici e spirituali, ne hanno sperimentato la sofferenza. Hanno attraversato deserti e montagne con le loro famiglie profughe e hanno sempre tentato di creare di nuovo famiglia oltre lo sconfinamento. Spesso hanno migrato, senza neanche muoversi, da una cultura all’altra, da una appartenenza all’altra. Quale sarà stato il prezzo di un tale attraversamento? Cosa avrà voluto dire per loro oscillare tra territori diversi? Questo ci siamo chieste nella Casa delle Donne. E abbiamo tentato di trovare le risposte nei libri di scrittrici che provengono da terre straziate dalle guerre e dalle sopraffazioni, costrette a patirle senza muoversi o fuggendo; oppure ancora costrette a lasciare la propria terra e la propria cultura. Tra tante, ne abbiamo scelte otto nell’area africana e mediorientale. Ma abbiamo scoperto che ognuna va oltre confine a modo proprio; spesso in modo imprevedibile e, a volte, senza rinunciare al sorriso e all’ironia.
Per chi non fosse venuto ad ascoltare, ecco il nostro itinerario nel caso volesse fare le stesse letture. Abbiamo avuto i racconti di chi lotta per tutta la vita e vede poi la propria lotta nei figli, come nel romanzo di Fereshteh Sari Sole a Teheran (Edit) o Metà di un sole giallo (Einaudi) di Adichie Chimamanda Ngozi; chi, appartenendo ad una parte, sceglie di migrare verso quella opposta e da lì manda i suoi articoli alla terra di origine, come la giornalista Amira Hass nel suo Domani andrà peggio. Lettere dalla Palestina e Israele 2001-2005 (Fusi orari). Ma c’è anche la forza dirompente dell’eros nella letteratura araba, celebrata senza reticenze né ipocrisie ne La prova del miele (Feltrinelli) di Salwa al-Neimi; si incontrano le Donne d’Algeri nei loro appartamenti (Giunti) di Assia Djebar, avvolte nella società patriarcale che tentano di mordere per liberarsene; ma anche il racconto poetico di Nel blu tra il cielo e il mare (Feltrinelli) di Susan Abulhawa, pur nel lungo e drammaticamente attuale conflitto israeliano-palestinese.
C’è anche una nuova generazione di donne arabe che viaggiano dal deserto al web, come scrive Fatema Mernissi nel suo Karawan (Giunti) e perfino un libro di ricette come quello di Calixthe Beyala in Come cucinarsi il marito all’africana (Epoché) ma dove, oltre agli ingredienti culinari, si impara che il colore della pelle non è più solo un colore ma una questione di consapevolezza.
C’è di che perdere l’orientamento, ma queste donne sanno dove vanno e ci hanno fatto da guida. Le loro voci sono arrivate sulle labbra di sei splendide giovani lettrici, provenienti dal teatro, che hanno regalato il loro tempo e il loro talento con passione, freschezza e generosità: un grazie a Ornella Bonventre, Martina De Santis, Anna Mazza, Irene Quartana, Maria Alice Tagliavini e Laura Viganò.
L’ha ribloggato su Affascinailtuocuore's Blog.
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Siete molto brave ,anche perché non andate mai fuori le righe. Tony
scusate ,perché chiedete il login se ricevo già da tempo le vostre E-mail
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