di Pablo Neruda*

Albertina Rosa e Pablo Neruda. La lettera che pubblichiamo è tratta da “Pablo Neruda. Lettere d’amore ad Albertina Rosa”, libro di una collana edita dal Corriere della sera e dedicata agli epistolari di 20 grandi poete/i, scrittrici/scrittori
Mia cara donnina, questa settimana non ti ho scritto, forse perché non so cosa dirti. L’ho passata in camera mia a leggere, a fumare, a dormire e a cantare, salutando con grandi riverenze un tuo nuovo ritratto che ho messo sul mio comodino, accanto al letto. È l’ingrandimento di quello che mi sono portato qui, e sei bella, con il tuo fazzoletto al collo e gli occhi tristi che amo. Rubén insiste molto perché lo raggiunga, ma cosa ci vado a fare se tu non ci sei? Ad ogni modo, penso di andare da lui in ottobre, o all’inizio di novembre, se la mia maledetta malattia me lo permette. Passerò a trovarti un’altra volta, può darsi che questo mio viaggio non sia sfortunato come il precedente. Dimmi qualcos’altro della tua vita, parlami diversamente delle tue cose, come ti ho chiesto, più nel dettaglio, con più serenità di esposizione. Avrò letto mille volte le tue lettere di una pagina in cui ti limiti a comunicarmi di aver ricevuto le mie, a ringraziarmi da lontano per una rivista che ti ho mandato, senza neanche nominare i versi pieni di affetto che ci scrivo per te, e questo, mia piccola, mia dolce, e buona Netocha, distrae il mio cuore da te, mio malgrado.
E in casa tua, cosa fanno?

Albertina Rosa Azócar Soto, nella foto, conservò tutte le lettere di Neruda. Il poeta Premio Nobel la conobbe nel 1921 all’università di Santiago del Cile e fu lei a ispirargli una delle sue più belle poesie: “Cuerpo de mujer” (Corpo di donna)
Sei andata a Talcahuano? Parlami della Machela, portale i miei saluti, e che ne è della Teresa, dell’Adelina(1), dell’Eduvina, della tua compagna che mi hai presentato, dell’altra che ti ha commissionato alcune fotocopie, che ne è della preside del tuo Liceo, e della dottoressa, e della Blanquita, e dei tuoi amici Eugenio e Marciales e Tenor e don Juan Rafo e del tuo papà e della piazza e di quel cretino di Nuñez e se hai finito le pastiglie e se vuoi che te ne mandi altre e se hai trovato un altro modo per farti visitare da una dottoressa e se pensi di amarmi in un altro modo o di continuare a essere quella cara somara che sei.
Il tuo
Pablo
(1) Machela è la sorella di Teresa González, citata in seguito nella lettera. Le due ragazze abitavano a Talcahuano, porto situato nella baia omonima, a nordovest di Concepción. Adelina era la sorella di Albertina.
*“Neruda” di Pablo Larraín apre la rassegna “Talenti” Sudamericani, in programma dal 17 marzo al 2 aprile 2017 al MIC – Museo interattivo del cinema di Milano.
AGGIORNATO IL 3 MARZO 2017