L’ironia salvavita delle signorine snob

di Alessandra Faiella*

Crimini del cuore

“Crimini del cuore” è un filn di Bruce Beresford del 1986

«Invita persone a casa! Dai dei party! Esci con degli sconosciuti!».

«Non conosco sconosciuti, io».

Diane Keaton e Jessica Lange in Crimini del cuore

Come diceva Aristotele, l’uomo è un animale sociale. Socializzare aiuta lo scambio di informazioni, ampliare il network delle conoscenze permette di creare nuovi scambi che possono dare luogo a rapporti utili per il lavoro, oppure offrire nuove opportunità per nuove amicizie e nuovi amori.

Come vedremo meglio in seguito, gli scambi affettivi aiutano l’autostima sostenendoci e dandoci fiducia anche nei momenti difficili. Tuttavia, anche la socializzazione ha il suo prezzo, a volte anche molto salato. Dalla festa di laurea alla cena coi colleghi d’ufficio, dalle manifestazioni di piazza ai matrimoni, dal Natale con i tuoi alla Pasqua con chi vuoi, la nostra vita è fatta di relazioni, di eventi, di partecipazione a rituali sociali a cui non sempre possiamo o vogliamo sottrarci. Spesso però questi riti o miti sociali ci condizionano. Pensiamo alla moda: anche se non siamo fanatici della griffe o dell’ultimo grido in fatto di calzature, se quell’anno vanno di moda le scarpe a punta, nei negozi troveremo soltanto scarpe con la punta acuminata come uno spillo. Se ci piacciono le scarpe con la punta tonda siamo spacciati: entriamo nel negozio indossando delle comode Clarks e usciamo con degli stivaletti da cow boy psicopatico. E la cosa grave è che alcuni giorni dopo quegli orrendi stivaletti cominciano a piacerci! Oggi forse la moda è un po’ meno condizionante che negli anni Cinquanta e Sessanta, quando le donne erano costrette a portare il tupé e giravano con delle cofane orrende in testa: per pettinarsi non si andava dal parrucchiere ma direttamente in carrozzeria. Negli anni Settanta gli uomini portavano tutti il borsello. Ve lo ricordate? Pochi resistevano al fascino perverso del borsello. Sembravano tutti un incrocio inquietante tra un impiegato di banca e Platinette, ma erano fieri del loro borsello. Negli anni della contestazione invece, mettevamo tutti l’eskimo e gli anfibi, comprese noi donne (o al massimo portavamo dei deprimenti zoccoli da contadina bergamasca). Quanto eravamo orgogliose di mortificare la nostra femminilità, facendoci beffe del simbolico maschile! Come era bello ribellarci al patriarcato mentre le poche femmine in minigonna e resistenti all’eskimo si portavano a letto tutto il collettivo marxista-leninista! Che bei ricordi!

Faiella

«Ho scritto libri, ho fatto tanto teatro e tanta tv, ho fatto anche un figlio, ma tutti mi ricordano per “AMBIENT, AMBIENT”, il tormentone della cubista Alexia del Pippo Chennedy Show. Ma sono contenta lo stesso». Da http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/afaiella/

In quanto animali sociali le mode, la politica, le religioni, i mass media ci irretiscono in una trama sottile di condizionamenti ai quali fatichiamo a sottrarci. Mantenere del tutto la propria autonomia di pensiero è difficile, la cultura dominante esercita su di noi un’influenza determinante. Non è sempre un male, però è indubbio che certi condizionamenti possono influenzare i nostri comportamenti al punto di minacciare la nostra autostima. Per coltivare la fiducia in noi stessi è importante infatti conoscere i nostri desideri reali, operare delle scelte in linea coi propri valori, saper dire dei no, non soltanto alla suocera invadente o al capo dispotico ma anche a mode e modi che non ci confanno. L’ironia e l’umorismo possono ancora una volta venirci in soccorso se sentiamo che la nostra indipendenza psicologica è minacciata dall’omologazione culturale. Nel mondo dello spettacolo la satira, politica o di costume, ha proprio questo ruolo, farsi strumento di denuncia e critica ai nodi irrisolti del sistema, alla cultura di massa, agli stereotipi sociali. Non esiste solo la comicità che deride i tipi incapaci o “insociabili” come dice Bergson, ma vi è anche una comicità “anarchica” o anarcoide che ama fare il verso al “sistema” e alle aberrazioni a cui porta l’ordine su cui si fonda. Nella comicità satirica a essere presa di mira è la società stessa o i personaggi più omologati alle sue regole (i seriosi di cui parlavamo prima). Pensiamo a come Flaiano ha descritto le città del finto boom degli anni Sessanta, osservandone in disparte e con apparente distacco i modi e le mode, gli snobismi e i vezzi dei nuovi ambiento sociali, dal cinema ai salotti. Pensiamo a Franca Valeri, regina della satira di costume dal dopoguerra a oggi. La Valeri è maestra nel cogliere i tic e le manie degli ambienti sociali più à la page, dai salotti borghesi ai gruppi femministi più radicali. Permettetemi di citare un breve stralcio di uno dei suoi ritratti più feroci: la celeberrima Signorina snob, colta nella sua descrizione di una gita al mare durante la notte di Capodanno: «Il Lele ha trovato un giaciglio non so dove tipo albergo, e io mi sono sbattuta a corpo morto sulla mia solita cucciotta dai miei solitissimi pescatoroni. Fa così tanto lazzaretto!». Notate con quale maestria, con brevi e incisivi colpi di pennello, la Valeri dipinge un mondo superficiale e vanesio, fintamente dandy e anticonformista, refrattario alla massa ma paternalisticamente amante del popolo. Semplicemente geniale!».

Franca Valeri

Franca Valeri: «Io recito da una vita intera, stare a casa mi opprime… Allora sì che starei male». Da http://www.corriere.it/foto-gallery/cultura/15_luglio_30/franca-valeri-95-anni-signorina-snob-01e16134-36ce-11e5-99b2-a9bd80205abf.shtml

* Finalmente l’ho finito! Non che sia di chissà quante pagine (appena 118) o noioso: oh, no. Il “breve corso di ironia” di Alessandra Faiella è all’opposto, e prevedibilmente, divertente, pieno zeppo di citazioni cinematografiche e di omaggi ai maestri e alle maestre (prima le maestre, please) del far ridere con stile. Dunque, il suo manuale tascabile «per acquisire sicurezza di sé e vivere meglio» l’ho piluccato tra una lettura e ora mi dà la possibilità di ricordare che Franca Valeri, il cui nome all’anagrafe è Franca Maria Norsa, è nata a Milano il 31 luglio del 1920.

(a cura di Paola Ciccioli)

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