In Soccorso anche dei bambini che imparano la “normale” violenza in famiglia

di Nadia Muscialini*

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“Dignità”, è la parola al centro del lavoro che facciamo ogni giorno con il nostro blog. Abbiamo scelto questa illustrazione di Monica Martinelli per dare voce a Nadia Muscialini e al suo libro “Di pari passo. Percorso educativo contro la violenza di genere”

La cultura della violenza e la violazione dei diritti umani fondamentali sono fenomeni ancora molto diffusi. La violenza è sempre agita dai più forti verso i più deboli e ha alla base la mancanza del rispetto dell’altro, del diverso da sé, che è considerato meno importante e con meno diritti.

Tra le forme di violenza e discriminazione, quella contro le donne e i soggetti più deboli è tra le più diffuse al mondo. L’unico modo per sconfiggere la cultura della violenza è sviluppare una capacità critica e diffondere una cultura basata sul rispetto dell’altro. L’apprendimento di questi principi deve avvenire innanzi tutto all’interno della famiglia ma anche nelle scuole di tutti i gradi e livelli. È la scuola che stimola lo sviluppo delle abilità che permettono di leggere e decodificare in maniera critica la realtà e la complessità che ci circonda.

Molte delle donne che nel corso di questi anni hanno frequentato il Centro antiviolenza Soccorso Rosa di Milano (ora a rischio chiusura, ndr) hanno figli. Bambini che crescono e vivono in un ambiente violento, a cui viene proposto un modello educativo che giustifica e sostiene l’uso della forza e della prevaricazione dell’uomo sulla donna. Ho visto con i miei occhi come i figli di uomini violenti diano per scontato che la relazione tra maschi e femmine sia basata su un inevitabile uso della prepotenza da parte dei primi sulle seconde.

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Immagine dalla pagina Facebook creata per impedire la chiusura di Soccorso Rosa, il centro antiviolenza coordinato da Nadia Muscialini presso l’ospedale San Carlo Borromeo di Milano

I ragazzi apprendono che i comportamenti “adatti” o “giusti” per un uomo sono quelli che dominano, umiliano, feriscono e sottomettono la compagna e le ragazze si convincono che le donne saranno inevitabilmente oggetto di tali comportamenti.

Finalmente anche i media riservano attenzione al tema e ora siamo tutti consapevoli di quanto sia diffusa la violenza sulle donne e, benché non sia ancora possibile stimare con precisione il fenomeno, possiamo affermare con ragionevole certezza e sulla base delle nostre esperienze, che bambini e giovani che apprendono uno stile di comportamento e di relazione violenta sono moltissimi.

Per questo motivo, quando affianchiamo le vittime di violenza cerchiamo sempre di rivolgere un’attenzione particolare ai figli che assistono alla brutalità dei padri sulle madri e cerchiamo di avvicinare altri ragazzi che pensiamo possano vivere esperienze simili spostandoci in uno dei loro naturali contesti di educazione e socializzazione, la scuola, per parlare di rispetto, di mediazione dei conflitti, di diritti umani.

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Colorato e ricco di illustrazioni, “Di pari passo” (settenove edizioni, 2013) è dedicato agli alunni delle scuole medie e riserva un ampio spazio ai temi dell’identità sessuale, dell’omofobia e del bullismo omofobico

Attraverso uno studio, eseguito nel 2011, abbiamo osservato che nella mente dei preadolescenti (studenti della scuola secondaria di primo grado, 11 – 12 – 13 anni) gli stereotipi sessisti e i pregiudizi che giustificano l’uso della violenza dell’uomo sulla donna sono già presenti.

Le risposte ai questionari da noi sottoposti mostrano che il fenomeno della violenza di genere è poco conosciuto e che l’ignoranza sulle cause delle violenze tra familiari è molto diffusa con la tendenza a giustificare tali comportamenti. La maggior parte dei ragazzi crede che la violenza all’interno della coppia sia una questione privata sulla quale nessun estraneo ha il diritto di intervenire, e reputa meno gravi le azioni violente compiute verso persone conosciute rispetto a quelle compiute verso gli estranei. La violenza sulle donne è considerata un incidente occasionale causato dalla momentanea perdita di controllo da parte dell’uomo indotta dalle provocazioni della donna stessa. Dalla nostra ricerca è emerso che, a tutte le età, sono diffusi i miti sull’amore che legano il sentimento alla sofferenza, sono affermazioni tipiche “più si ama, più si soffre e più si fa soffrire”. L’uso della violenza nelle relazioni d’amore finisce allora per essere considerato da molti preadolescenti come un correlato necessario, sia quando è agita da un maschio su una femmina che viceversa.

I nostri corsi e le nostre proposte educative sul tema della prevenzione della violenza di genere nascono dai risultati emersi da questo studio e dalla convinzione che la scuola costituisca un luogo privilegiato per intervenire con un’azione di cultura e prevenzione.

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«Le immagini della televisione e della pubblicità ci trasmettono un’immagine di donna frivola, poco preparata e interessante solo per via del suo aspetto fisico»

*Nadia Muscialini lavora da oltre vent’anni come psicologa per il Servizio sanitario nazionale. Il suo libro “Di pari passo. Percorso educativo contro la violenza di genere si apre con l’intervento di Annamaria Gatto, presidente della quinta sezione penale del tribunale di Milano. Che scrive: «Nadia Muscialini sa bene quanta professionalità, quanto impegno, quanta fatica, quanta condivisione si chiedono quotidianamente a chi, come lei, si occupa del “curare” e lo fa al suo livello. Un livello che, in questi anni, ho avuto modo di apprezzare nelle aule del tribunale vedendo i risultati che, con il suo lavoro, aveva raggiunto aiutando le sue pazienti, vittime dei reati che ero chiamata a giudicare, a non sentirsi più rassegnate a un destino che credevano ineluttabile, ad affermare il diritto al rispetto della propria diversità di genere». (p.c.)

One thought on “In Soccorso anche dei bambini che imparano la “normale” violenza in famiglia

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