Lauretta Laureti, ovvero l’arte di creare ceramiche e legami che fanno stare bene

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Ceramiche in esposizione e vista del borgo di Raito di Vietri dalla terrazza della Villa Guariglia

di Alba L’Astorina

Il motivo per cui Silvia Cenerazzi ha insistito perché  andassi alla Festa dei Boccali, che si tiene ogni anno in Costiera amalfitana, l’ho compreso bene solo da poco, quando cioè ci sono finalmente andata.

Non si trattava solo dell’invito a una bella mostra di ceramiche artistiche che si tiene in uno scenario “sospeso tra terra e mare”, non lontano da Salerno, dove lei abita. La mia amica voleva farmi conoscere una parte “creativa” di sé, che la lega a un mondo di relazioni umane che la nostra distanza non mi consente di apprezzare se non attraverso i suoi racconti. Uno dei tanti scotti che devo pagare per essere lontana da Napoli. Silvia ci teneva a presentarmi Lauretta Laureti, che da nove anni organizza questo evento di fine settembre.

Di Lauretta e del nuovo corso che aveva preso la sua vita dopo un incidente stradale in giovanissima età avevo letto sul sito della Fondazione Esperienze con il Sud . L’Associazione le aveva anche dedicato un video (http://www.esperienzeconilsud.it/unastoriaconilsud/2014/05/28/salerno-humus-onlus/), presentato a un contest dove si confrontano storie di chi opera sul territorio in progetti di solidarietà o di volontariato. La Festa dei Boccali mi ha dato l’occasione di incontrarla di persona.

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Lauretta Laureti insieme con Silvia Cenerazzi e altri organizzatori volontari

Una sana competizione tra artisti 

Sono arrivata alla sede della Festa attraversando un portale monumentale e un ampio viale in salita che conduce a villa Guariglia a Raito di Vietri sul mare, un enorme complesso immerso nel parco, donato nel 1970 alla Provincia di Salerno e oggi sede di numerose manifestazioni culturali.

Era quasi buio, ma dal belvedere si riuscivano ancora a scorgere le ultime luci sui terreni circostanti, disposti nella tipica maniera “a terrazza” e, in lontananza, il mare di questo tratto di Costiera.

Sulla balconata panoramica, Silvia era intenta a incartare boccali di ceramica a uno dei quattro banchetti dov’erano sono disposti i vasi, compresi  quelli fatti da lei stessa e dalla figlia Paola. Sul banco di fronte a lei esposta, solo in mostra, la collezione di autori che hanno aderito alla manifestazione: nell’edizione 2014  in tutto 100, tra artisti locali, provenienti da altre fucine italiane e straniere, per circa 500 boccali. Vari i colori e i motivi scelti da ciascun autore – tanti quante le personalità che li esprimono – ma tutti coniugavano tradizione ceramica artigianale e artistica.

L’artista Sasaska al banchetto dei boccali da collezione

L’artista Sasaska al banchetto dei boccali da collezione

Non sono un’esperta della materia, perciò mi sono  inorgoglita nel riconoscere qualche firma, come quella di Sergio Scognamiglio, i cui pesci sorridenti allietano le pareti della mia cucina di Milano, o di Sasaska, un autore di cui Silvia mi ha parlato molto. Ho avuto con lui uno scambio di battute che mi hanno confortato nella convinzione che, sebbene i linguaggi siano diversi, ogni arte è collegata alle altre in una sorta di sorellanza che ha al centro l’essere umano e il suo bisogno di dare una forma alla propria idea del mondo. In Sasaska questo legame ha il sapore della contaminazione. L’artista viene dal teatro, dove ha lavorato per più di 40 anni come direttore di scena. Il tirocinio nella Real Fabbrica di Capodimonte insieme alla frequentazione, in tournée, delle città d’arte lo hanno pian piano avvicinato alla ceramica. Il suo percorso, nelle opere che mi ha mostrato, è testimoniato dall’attenzione alla luce generata dalle cromie e dagli accostamenti tra i colori, e alle geometrie nello boccali bisspazio.

Sasaska conosce Lauretta fin dai primi anni di questa manifestazione e sia lui, sia le altre firme note presenti sui banchetti, come Sergio, i fratelli Liguori o Alessandro Mautone, aderiscono all’iniziativa solo a scopo benefico e per supportare l’Associazione nel suo lavoro. Eppure, secondo lui, in questa gara di solidarietà avviene una tacita e sana competizione tra artisti famosi e giovani leve.

Ceramica al femminile

Silvia ha interrotto la mia chiacchierata per ricordarmi della conferenza in corso di Matilde Romito, esperta di storia e cultura locale, sul mestiere del ceramista nel Salernitano, area ricca di testimonianze antiche e moderne. Sono riuscita solo a sentire le ultime battute e mi spiace ancora perché ho trovato  competente e appassionato il modo con cui la studiosa si muoveva tra le varie stagioni della ceramica, mostrando reperti e manufatti della lunga stagione della lavorazione dell’argilla in quest’area.

Una mattonella  di Vietri firmata da Irene Kowaliska

Una mattonella di Vietri firmata da Irene Kowaliska

Mi hanno colpito le immagini sull’ultima fornace artigianale di Ogliara che produceva le riggiole, le mattonelle per rivestimenti di pavimenti e pareti, tipiche della Campania, oggi chiusa, e vorrei saperne il perché. E mi ha intrigato il riferimento a Monica Hannasch e Irene Kowaliska, due artiste straniere formatesi proprio a Vietri, e al contributo femminile alla storia della ceramica, che confesso di ignorare. Questa donna e questa storia meritano un approfondimento, ma non ora, non qui.

Lauretta

La ceramica e la Festa dei Boccali sono soprattutto un’occasione per Lauretta per parlare di temi a lei cari, come la solidarietà e il lavoro dell’Associazione di Volontariato “Humus” che ha fondato quattordici anni fa e che opera nell’area collinare del territorio salernitano. La ceramica è al centro degli atelier creativi che l’Associazione organizza a Sordina e Rufoli, ma l’obiettivo a cui mira attraverso questa pratica, molto radicata nella tradizione salernitana, è di «diffondere il senso e i principi del volontariato, stimolare la circolazione di idee e motivare quante più persone al fare e all’agire solidale».

È stata proprio Lauretta a raccontarmi lo spirito della giornata e come è iniziata la sua passione. Fondamentale l’incontro, 25 anni fa, con un artista di Cetara, Ugo Marano, conosciuto nell’ambito di un laboratorio in cui aveva insegnato a lei e a un gruppo di giovani a creare vasi secondo la tradizione antica, che non usava il tornio. La tecnica consentiva di creare vasi alti oltre un metro, ma Lauretta temeva che la sua disabilità non glielo avrebbe consentito. Marano la incoraggiò mostrandole come fosse, invece, possibile fare vasi molto alti anche lavorando, come lei, stando seduta su una sedia a rotelle.

Un momento della Festa dei boccali, con la cantante di origine ceca Katarina Blasone Furstova e il pianista Rocco Celentano

Un momento della Festa dei boccali, con la cantante di origine ceca Katarina Blasone Furstova e il pianista Rocco Celentano

Questa esperienza, che Lauretta ha vissuto come una sfida, una lunga militanza in un’associazione sportiva per disabili che ha gestito per circa 20 anni, e la sua successiva maternità, l’hanno avvicinata a un impegno sociale dove la pratica ceramica è occasione di formazione non solo per disabili ma anche per normodotati, perché «solo insieme si cresce».

Il risultato è un laboratorio sperimentale aperto che dura da 14 anni, frequentato da molte tipologie di persone (tra cui minori a rischio, donne in difficoltà) «dove spesso si creano forme “storte”, ma che permettono a ciascuno di esprimere la propria personalità, di creare legami, e di non sentire le differenze. In sostanza», è la sintesi di Lauretta, «di stare bene».

Mentre mi allontanavo dalla villa mi è venuta in mente un’artista, Alison Lapper, scoperta di recente. Alcuni anni fa lo scultore Marc Quinn ne aveva raffigurato, in un enorme blocco di marmo bianco, la particolare sagoma, senza arti, e colta nel momento della sua maternità, esponendola in Trafalgar Square, a Londra. L’opera, che voleva denunciare l’ipocrisia che spesso circonda il mondo della disabilità e nel contempo la forza dell’arte, suscitò grande scandalo. Siamo lontani anni luce dal calore mediterraneo di Lauretta, ma credo che lei stessa condividerebbe il giudizio di Alison, secondo cui «il mondo dell’arte è molto avanti nella percezione della disabilità, perché ad un artista non si chiede mai se la sua opera d’arte è disabile o no».

 

Per saperne di più sull’Associazione Humus: http://www.humusonlus.it, https://www.facebook.com/humus.onlus

Recentemente Lauretta collabora anche con una Associazione di Artiste Ceramiste che intendono valorizzare la componente femminile nell’arte ceramica, spesso trascurata: https://www.facebook.com/pages/Associazione-Pandora-Artiste-Ceramiste/777348638958543?fref=ts

8 thoughts on “Lauretta Laureti, ovvero l’arte di creare ceramiche e legami che fanno stare bene

  1. Pingback: Lauretta Laureti, ovvero l’arte di creare ceramiche e legami che fanno stare bene - SalernoRSS

    • leggo solo ora i commenti e mi scuso se non ho replicato prima, mi commuovono tanto, e mi rendono anche orgogliosa di essere riuscita a cogliere lo spirito di Lauretta, delle persone che la circondano, e di questa manifestazione. Grazie a tutti per questi riscontri, per chi scrive è sempre importante avere dei riscontri alle proprie parole. 🙂

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  2. L’articolo mi è piaciuto molto. Brava Alba! Nel breve tempo che hai trascorso a Villa Guariglia, in occasione della mostra, sei riuscita a cogliere lo spirito dell’iniziativa e le molteplici sensibilità delle persone che contribuiscono a organizzarla, Lauretta prima di tutti.

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  3. Quanto presentato con tono tanto appassionato descrive una realtà fondata sui valori univiversali di solidarietà e di amicizia che legata alla cultura mostra uno spaccato del Sud a cui i media ci stanno disabituando. Ciò ci fa sperare in una epidemia di rinascita culturale spontanea non legata ai soliti circuiti consumistici. Grazie di cuore di questa bella e toccante iniziativa e dell’appassionato lavoro che c’è dietro. Auguri per sempre più coinvolgenti iniziative.

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