di Ernesto Cardenal*

Marilyn Monroe fotografata da Inge Morath durante le riprese del film “Gli spostati” (The Misfits) di John Huston, 1961
Signore
accogli questa ragazza conosciuta in tutta la terra con il nome di Marilyn Monroe
anche se questo non era il suo vero nome
(Ma Tu conosci il suo vero nome, quello dell’orfanella violentata a 9 anni
e della piccola commessa che a 16 aveva voluto ammazzarsi)
e che adesso si presenta davanti a Te senza nessun maquillage
senza il suo Addetto Stampa
senza fotografi e senza firmare autografi
sola come un astronauta di fronte alla notte spaziale
Essa sognò da bambina che si trovava nuda in una chiesa
(secondo quel che racconta il Time)
davanti a una folla prostrata, con le teste sul pavimento
e doveva camminare in punta di piedi per non pestare le teste.
Tu conosci i nostri sogni meglio degli psichiatri.
Chiesa, casa, tana, sono la sicurezza del seno materno
ma anche qualcosa di più di ciò…
Le teste sono gli ammiratori, è chiaro
(la massa di teste al buio sotto il fiotto di luce).
Ma il tempio non sono gli studi della 20th Century-Fox.
Il tempio – di marmo e oro – è il tempio del suo corpo
in cui sta il Figlio dell’Uomo con una frusta in mano
a cacciare i mercanti della 20th Century-Fox
che hanno fatto della Tua casa di preghiera un covo di ladri.
Signore
in questo mondo contaminato di peccati e radioattività
Tu non incolperai soltanto una piccola commessa.
Che come ogni piccola commessa sognò di essere una stella del cinema.
E il suo sogno divenne realtà (ma come la realtà del tecnicolor).
Essa non fece altro che agire secondo il copione che le demmo
– Quello delle nostre stesse vite – Ed era un copione assurdo.
Perdonala Signore e perdona noi
per la nostra 20th Century
per questa Colossale Super-Produzione nella quale tutti abbiamo lavorato.
Essa aveva fame di amore e le abbiamo offerto tranquillanti.
Per la tristezza di non essere santi
le venne raccomandata la Psicoanalisi.
Ricorda Signore la sua paura crescente della macchina da presa
e l’odio per il maquillage – mentre insisteva a truccarsi ad ogni scena –
e come divenne più grande l’orrore
e più grave la mancanza di puntualità negli studi.
Come ogni piccola commessa
sognò di essere una stella del cinema.
E la sua vita fu irreale come un sogno che uno psichiatra interpreta e archivia.
Le sue storie d’amore furono un bacio con gli occhi chiusi
che quando si aprono gli occhi
si scopre che è stato sotto i riflettori
e spengono i riflettori!
e smontano le due pareti della stanza (era un set cinematografico)
mentre il Regista si allontana con il suo quaderno
perché la scena ormai è stata girata
O come un viaggio in yacht, un bacio a Singapore, un ballo a Rio
il ricevimento nella dimora del Duca e della Duchessa di Windsor
visti nella stanzetta dell’appartamento miserabile.
Il film terminò senza il bacio finale,
La trovarono morta nel suo letto con la mano sul telefono.
E i detectives non seppero chi stava per chiamare.
Fu
come uno che ha fatto il numero dell’unica voce amica
e sente solo la voce di un disco che gli dice: WRONG NUMBER.
O come uno che ferito dai gangsters
allunga la mano verso un telefono staccato.
Signore
chiunque fosse quello che stava per chiamare
e non chiamò (e forse non era nessuno
o era Qualcuno il cui numero non sta nella Guida Telefonica di Los Angeles)
rispondi Tu al telefono!
* La “Oración por Marilyn Monroe”, che abbiamo pubblicato nella versione originale in lingua spagnola nel post precedente, è tratta dal libro “La vita è sovversiva” di Ernesto Cardenal nella edizione del 1977 di Edizioni Accademia, a cura di Antonio Melis.
*Da non perdere la rassegna in programma al Mic – Museo interattivo del Cinema di Milano dall’1 al 27 agosto 2017: Veneri bionde: Marlene e Marilyn, 26 titoli, 13 per ciascuna delle due dive. Di particolare interesse il documentario Marilyn Monroe – The final days (2001), diretto da Patty Ivins Specht, «che attraverso interviste inedite a persone che circondavano la star alla fine della sua vita, immagini d’archivio e spezzoni del suo ultimo film segue la produzione di Something’s Got to Dive, una commedia romantica diretta da George Cukor durante cui l’attrice fu licenziata e il film non fu mai terminato».
AGGIORNATO IL 24 LUGLIO 2017