“Gazzelle”, un libro sulla vita

di Elena Novati

Gazzelle

“Gazzelle”, 15 racconti di Anna Pravadelli. La foto è stata scattata da Elena Novati durante le vacanze in compagnia (anche) di questo libro.

Anna scrive dell’umanità, delle debolezze e dei sensi di colpa. Degli errori, della continua tendenza delle persone a reiterare senza imparare nulla dalle esperienze passate. Dei sentimenti contrastanti e spinti al limite, di quei pensieri che una volta nella vita (forse) fanno tutti gli esseri umani. Di debolezze, di normalità, di relazioni che ci ostiniamo a portare avanti, di decisioni che ci faranno pentire quando sarà troppo tardi. Ho già detto troppo credo, ma è bello poter parlare di un libro che mi ha lasciata con la sensazione, non comune al termine di una lettura, di sospensione: al termine della sua prima opera, “Gazzelle”, sfido chiunque a non essersi identificato almeno in uno dei personaggi che popolano il libro. Si ha la strana sensazione di essere stati assorbiti dagli stessi pensieri dei protagonisti dei 15 racconti che compongono l’opera: ognuno di loro è una gazzella, perché? Le gazzelle sono loro e siamo noi, sono le persone che tutti i giorni si incrociano per strada e tutte le persone che non conosciamo. Siamo tutti gazzelle perché corriamo a cercare ogni giorno il modo giusto per tenerci strette le nostre esistenze, il modo migliore per tentare di non deluderci ai nostri stessi occhi o a quelli degli altri, il segreto per cercare di non vergognarci di quello che facciamo o pensiamo. Sembra, dopo aver letto il libro, che l’umanità sia alla fine tutta uguale: a tratti cattiva, per essere poi subito schiacciata da un senso di colpa, come impaurita dalla sua stessa ombra. L’unico comune denominatore è la ricerca, sempre e comunque, di una giusta distanza tra il “noi” e gli altri, quella giusta distanza che ci permette di vivere senza farci troppo male.

La ricerca di questa distanza ci impone di trovare almeno uno stratagemma per scappare da tutto ciò che ci fa vergognare di noi stessi, si tratti di relazioni con altri esseri umani o con un animale. E’ difficile riuscire a nasconderci sotto la sabbia con la testa, ma è quello che facciamo quando ci vergogniamo della nostra condotta o della nostra persona davanti a un pubblico (il mondo); la sensazione immediata davanti al senso di colpa è quella di fuggire, di svicolare questo sentimento scomodo: ecco di cosa scrive Anna Pravadelli.

Anna Pravadelli (dal suo profilo Facebook)

Anna Pravadelli (dal suo profilo Facebook)

Le gazzelle siamo noi, in tante e diverse occasioni, mentre corriamo via cercando di trovare la giusta distanza dalle vicende in cui siamo invischiati, dalle vicende che ci vedono protagonisti di atti o pensieri che condanneremmo nelle altre persone ma cerchiamo di comprendere in noi. Il libro è un bel calderone di umanità, onesto nel suo mostrarci le persone con un linguaggio scorrevole e a volte talmente diretto da rendere l’impressione di aver direttamente a che fare con la gazzella del racconto che si è intenti a leggere, quasi a credere di esser parte della scena. L’autrice, Anna Pravadelli, è al suo libro d’esordio e nella vita lavora come operatrice dei servizi per il lavoro. L’ho “scoperta” grazie ad un passaparola di una mia amica, sua collega di scuola di psicoterapia sistemico-relazionale, la quale mi ha consigliato di leggere il libro qualche tempo addietro. Anna ha scritto un libro che potete aprire e leggere da qualsiasi punto; i racconti non sono legati tra loro se non dal filo conduttore della redenzione e del senso di colpa, declinati nelle loro possibili sfaccettature. L’autrice mi ha raccontato qualcosa di sé e della sua passione per la scrittura, perché l’opera di cui parlo è iniziata concretamente durante gli anni di università (Anna è psicologa) e ne è scaturito un mix di personaggi forti e racconti efferati (così li definisce lei stessa durante una chiacchierata virtuale avvenuta a inizio agosto).

Il libro è nato dalla lei stessa, dal suo continuo misurarsi «con la necessità di trovare un mio posto…e credo di aver oscillato a lungo tra le posizioni di troppo vicino e troppo lontano, fino a scoprire che l’unica posizione relazionale possibile è il noi, una sorta di campo neutro in cui potersi vivere senza rosicchiare spazio alla propria o altrui identità». La passione per la scrittura rimane una costante nella vita di Anna, perché – dice – per lei è impossibile non raccontare le storie che le vengono in mente; mi ha raccontato della sua predilezione per le storie in sé, del suo amore per le storie da raccontare, ancora prima della ricerca delle parole e della forma più adatte a raccontarle. Il suo libro è stato pubblicato dalla casa editrice Iguana e lei si definisce fortunata ad aver trovato qualcuno che abbia creduto in lei, tuttavia non manca una buona dose di determinazione: Anna si era ripromessa di non cedere all’idea di autopubblicarsi, secondo me a ragione.

Perché? Perché è giusto che si inizi a credere alla scrittura come a un lavoro. Dietro a un libro (escludiamo la categoria “libri da toilette” dei quali vi parlerò magari in un post separato), se scritto davvero con passione, c’è un lavoro mentale (e non solo) infinito di limature, correzioni, rimaneggiamenti anche a distanza di anni (così come è accaduto per “Gazzelle”) e messa in discussione. È giusto che non si pensi, come dice l’autrice, alla scrittura come a un mero passatempo o a una questione di “pancia”: si va dalla correzione delle virgole (non è cosa banale) al rifacimento di interi paragrafi. Aggiungerei io: se si relegasse la scrittura a una sola questione di “ispirazione” momentanea, quanti dei romanzi più letti dell’ultimo secolo sarebbero esistiti? Non è facile, o almeno non lo è per me, pensare a un Gabriel Garcia Marquez che si sveglia una mattina illuminato dal sacro fuoco dell’arte e butta giù d’istinto un racconto complesso come “Cent’anni di solitudine”.

Elena con il cane

Affettuosità di Elena Novati con Giotto il bassotto (da Facebook)

Da Anna sono arrivate parole sincere, di chi quasi con imbarazzo ha accettato di parlare di sé, prima che del libro, e io la ringrazio per la possibilità che mi ha offerto. Avvicinarmi a una persona e alla sua essenza, così come avere il privilegio di poterne scrivere, è gratificante quanto difficile: non è banale parlare delle persone, specialmente quando le persone sono disposte a raccontarsi; è come se ti regalassero una parte di loro della quale si diventa – almeno in minima parte – custodi.

Ho scelto e voluto fortemente parlarvi di Anna per l’umanità con la quale ha accettato di mettersi in gioco e per la determinazione con cui prosegue il suo percorso scegliendo sempre parole che ti arrivano dritte dentro.

Vi propongo un gioco. Aprite il libro, scegliete una gazzella (ammesso che non sia la gazzella stessa a scegliere voi), fatela vostra e trovate la giusta distanza: buona vita a tutti.

 

 

* Anna Pravadelli, “Gazzelle”, L’Iguana Editrice

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