Barzellette: le risate aggressive che colpiscono le donne (e non solo)

di Giada Sofia Conti*

Barzellette 3

Tutte le immagini sono tratte dal Web e inserite dall’autrice di questo post nella sua ricerca su “Barzellette di genere e rafforzamento degli stereotipi”

È possibile che le generalizzazioni semplicistiche che fanno sorridere per la loro imprevedibilità possano finire per essere considerate dati di fatto? E che le eccezioni servano solo a confermare la regola e non a prendere in considerazione un punto di vista alternativo?

La mia ricerca muove da tali domande e vuole indagare il rapporto tra umorismo e rafforzamento dello stereotipo di genere. Come scrive Charles Brenner, «La tecnica della battuta generalmente serve a provocare la liberazione, o lo scarico, di tendenze inconsce, le quali altrimenti non avrebbero avuto il permesso di esprimersi o che, almeno, non avrebbero potuto esprimersi in maniera così completa».

Il fatto di essere compresi e di scatenare il riso implica ovviamente che chi ci ascolta è stato “toccato” nella sua sfera emotiva più profonda.

Barzellette 2

Le barzellette sono dunque anche un modo per socializzare e creare un’atmosfera piacevole e rilassata. Grazie ad esse riusciamo anche a liberare le tensioni psichiche che altrimenti rimarrebbero bloccate nell’inconscio. Esse ci permettono di scaricare le aggressività che portiamo dentro di noi. Manifestiamo in maniera mascherata, e perciò accettabile, l’aggressività e tutto ciò che al contrario sarebbe sconveniente e difficilmente tollerato.

Con la risata inoltre esorcizziamo quelle paure – riguardo la morte, la salute, il sesso, il diverso – che non sappiamo esprimere in maniera razionale. La barzelletta dunque ci insegna anche a riconoscere i nostri difetti e a riderci su. Il fatto poi che ridiamo insieme ad altre persone ci conferma che non siamo soli, ma tutti abbiamo gli stessi difetti e paure.

Un altro modo di guardare a questo fenomeno sta nell’identificarvi un tentativo di difesa dalle paure attraverso la delegittimazione della figura fonte di disagio. Avvalendomi dei dati raccolti grazie all’uso di Internet ho potuto categorizzare le barzellette di genere sottolineandone il carattere pericolosamente influenzante per chi, per diversi motivi, non riesce ad applicare uno sguardo critico alle informazioni da cui viene spesso bombardato. (…)  Segnalo che non è semplice trovare immagini relative a uomini e donne che non raffigurino o si riferiscano all’ex Presidente del consiglio Silvio Berlusconi.

L’ipotesi è che l’umorismo denigratorio possa assumere nella mente di chi ha scarse capacità interpretative pericolose dimensioni di validità assoluta. L’esistenza di stereotipi che pongono la donna in una dimensione di inferiorità fisica, intellettuale e morale potrebbe rafforzare, tanto nell’uomo quanto nella donna, la convinzione che tali affermazioni descrivano la realtà delle cose. Tale condizione mentale potrebbe essere concausa di comportamenti messi in atto da entrambi i sessi in un’ottica di conferma della regola. (…)

Barzelletta 1

L’interiorizzazione di concetti nati con l’ingenuo scopo di far divertire potrebbe così avere conseguenze pesanti anche nel vissuto emotivo di chi, pur senza rendersene conto, contribuisce a dare validità a tesi che descrivono l’inferiorità della donna. Proseguendo su tale linea di pensiero, non dovrebbe essere difficile immaginare conseguenze simili in riferimento all’umorismo rivolto ad altre categorie di persone, quali immigrati, calciatori, carabinieri, e, più in generale, gli stessi uomini. Nelle prossime pagine prenderò in esame la rappresentazione che le barzellette di genere offrono anche rispetto all’uomo, ipotizzandone le conseguenze a livello emotivo e comportamentale.

L’umorismo potrebbe spingere ad accettare con leggerezza concetti che si trasformano in norme sociali, rischiando così di allontanare la possibilità che la condizione della donna, e non solo la sua, cambi in meglio. In una società in cui la rappresentazione della superiorità dell’uomo sulla donna sembra spesso accettata da ambo i sessi, le possibilità di aprire la mente a punti di vista diversi risulta fortemente compromessa: ne deriva un bisogno di attenzione all’uso delle parole e dei contesti in cui questi vengono utilizzate.

Giada Sofia Conti

Giada Sofia Conti

*Eccola, Giada Sofia Conti. È la mia ex studentessa della Bicocca che ha scritto questa introduzione alla tesina “Barzellette di genere e rafforzamento degli stereotipi. Una ricerca esplorativa nel contesto italiano”. Tutta sua l’idea di andare a sondare la “nocività” delle barzellette  (ne ha esaminate duecento) e di stilarne la classifica sessista. Mi limito a segnalare quelle sul podio: il primo posto va alla donna traditrice, il secondo alla donna strumento di piacere sessuale e il  terzo alla  donna stupida. Seguono, per la cronaca, la stupida perché bionda, la parlatrice esagerata, la donna attaccata al denaro… Le immagini di questo servizio, le stesse che la studentessa ha inserito nel proprio elaborato, parlano da sole.

Tenevo in caldo questo intelligente lavoro, ma quando ieri ho letto la notizia che il settimanale “Visto” ha pensato bene (per così dire) di proporre ai lettori anche un bell’allegato con le barzellette sui gay, beh, ho ritenuto – con il consenso di Giada – di pubblicare subito sul blog alcuni brani della sua ricerca.

Meditate gente, meditate.

(Paola Ciccioli)

 

12 thoughts on “Barzellette: le risate aggressive che colpiscono le donne (e non solo)

  1. jl problema non sono le barzellette ma è per l’appunto nella mentalità di alcune persone con scarse capacità interpretative. Quanto a donne traditrici, attaccate al denaro eccetera, esistono come esistono uomini traditori, avidi eccetera..siamo moralmente pari nel bene e nel male

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  2. Grazie Paolo, condivido la sua opinione.
    Ci vorrebbe un po’ di sano allenamento a riflettere sulle possibili cause e conseguenze di semplici frasi che portano il sorriso 🙂

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  3. boh, ‘io sono bionda’ (e con le mie amiche ridiamo anche di questo, usandolo per dire che ho combinato una delle mie solite cretinate!) e usando abitualmente molto battute, giochi di parole, umorismo, ironia, e ridendo molto di barzellette che mi fanno ridere, mi sono in passato letta appunto le teorie nel merito, partendo dal motto di spirito.
    leggere che la barzelletta è quel meccanismo comunicatico che permette di esprimere pubblicamente fantasie e pulsioni sessuali mi lascia abbastanza ‘così’. e non perché se fosse, io le abbia pubblicamente espresse, ma perché mi sembra una ‘pippa’ per trovare la motivazione a qualcosa che non necessariamente deve avere. ho letto parecchie barzellette sugli uomini, ne girano per mail, così come quelle sulle donne, che girano anche quelle non solo per mail. trovare sempre del sessismo ovunque è anche facile e io non sempre lo vedo. con l’occasione, mi sono letta i commenti a questo http://video.repubblica.it/motori/pubblicita-twingo-sessista-renault-la-ritira-dopo-due-ore/173891/172475

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  4. Gentile Elisabetta, non vedo nulla di criticabile nello scherzare con le proprie amiche in quel modo. E nello studio delle barzellette non voglio limitarmi a vedere solo lo sfondo sessuale, perché effettivamente sarebbe un approccio molto limitante.
    L’umorismo non è assolutamente sbagliato, ma credo sia sensato chiedersi quanto possa condizionare menti giovani, o comunque poco allenate, nella formazione di presunte certezze e conseguenti comportamenti.

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    • il problema è in certe scatole craniche più che nelle barzellette, anche quelle idiote e di pessimo gusto..mi chiedo: quante storielle ci sono sui carabinieri stupidi eppure pensiamo che siano tutti stupidi? No

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  5. http://www.oggi.it/posta/2014/08/20/barzellette-sui-gay-iniziativa-editoriale-scellerate-e-intollerabile/

    non saprei giada, ma se uno comprende una barzelletta è perché è già in grado di capirne il senso. e può riderne o sorriderne a prescindere dal pensiero nel merito.

    chiaro che non penso che un presidente del consiglio possa permettersi quel che si è permesso. dico che le barzellette sugli ebrei le sentivo girare alle elementari insieme a quella di pierino che è ricoverato all’ospedale e chiama la mamma per dirle che oggi gli han fatto i raggi e che se domani gli fanno anche i cerchioni poi torna a casa in bicicletta….

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  6. ieri commentavo con una collega, giovane psicologa di 27 anni, questa roba http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/08/08/foto/cesano_berlusconi_chiede_scusa_alla_fan_con_un_regalo-93399358/1/#1
    la sua risposta è stata ‘be’, mi dicano dove devo andare perché una confezione damiani…’ sob. a me è venuta in mente una battuta alle parole della signora noelle, che dice ‘“Lui è un gentiluomo, mi dice di non venire più perchè non accetta che una donna stia in mezzo alla strada per tutto questo tempo solo per stargli vicino moralmente…’.

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    • Risponderei a entrambi, sempre in merito al discorso sulle barzellette, che chiacchierando con alcune persone prima di fare questa piccola ricerca, e anche dopo, non mi sembra esagerato dire che in Italia ci sia un po’ il luogo comune del carabiniere stupido.
      Chi non ha mai avuto a che fare con questa categoria di persone e non ha avuto occasione di incontrare carabinieri che sanno fare il loro lavoro con competenza, può correre il rischio di prendere per assolutamente vero il messaggio che determinate barzellette suggeriscono. E questo può accadere anche senza rendersene conto, come può succedere a un bambino che quando vede un carabiniere se lo immagina nelle ridicole situazioni descritte da frasi che si condividono per ridere un po’. E credo che la stessa cosa possa capitare anche per altre categorie, come quella della donna che non sa guidare o dell’uomo traditore.

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      • allora ci sono carabinieri competenti e incompetenti, donne che guidano bene e altre che non sanno guidare così come uomini, e ci sono donne fedifraghe così come donne fedeli, e uomini fedifraghi e uomini fedeli..questo penso che sia noto ad ogni individuo raziocinante oltretutto che barzelletta e politically correct vadano difficilmente d’accordo

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  7. vero, così come le barzellette sui polacchi negli stati uniti, quelle sui genovesi, quelle sui friulani raccontate dai triestini, sul bauscia milanese o sul papa. ma nasce prima l’uovo o la gallina? cioè, è il genere che fa la barzelletta, genera le battute e crea la freddura: stiamo dicendo che è il contrario o che può accadere che tramite un bombardamento di barzellette (come? quelle scritte sui siti? quelle raccontate? sono create ad hoc? ) ci si possa fare l’idea che le donne non sanno cucinare, o guidare o far di conto o si riesce a stilare una classifica su quanto siano tirchi ebrei scozzesi e genovesi, sulla presunta non castità del clero? continuo a non arrivarci, perché la barzelletta si appoggia esattamente su questo, cioè sul fatto da ridicolizzare, vedi le barzellette/vignette/freddure sulla concordia e schettino. le migliori barzellette sui ciechi me le ha raccontate la mia insegnante si tiflologia, così come spesso il mio collega omosessuale a 20 anni mi raccontò barzellette che mi fecero piegare come un origami dal ridere: cosa conta, quindi, la barzelletta o la mia testa pensante? aiutami a capire pliz! 😦

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  8. Credo che, per afferrare bene il contributo che dà la ricerca di Giada, bisogna tornare a due punti del titolo della sua tesina.
    Primo: “rafforzamento degli stereotipi”
    Secondo: “ricerca esplorativa nel contesto italiano”.
    Sugli stereotipi che riguardano le donne (ma anche gli omosessuali) c’è stata nella nostra storia recente una sollevazione massiccia a tutti i livelli. Che, dal 2009 a oggi, ha portato cambiamenti legislativi e di costume. Basta scorrere con attenzione tutte le “annate” del blog, partendo dal nostro appello iniziale, per rendersene conto.

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