La tigre Patrizia e le madri che non si piegano per i figli di tutti

di Elisabetta Baccarin

Patrizia moretti

Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi. Ha scritto: «Vedo Federico in ogni giovane che incontro»

è ora che io lo scriva, finalmente, non solo in una mail a colleghi.
non so da dove cominciare, ma comincio dal gelo provato davanti alla questura di ferrara.
ero appena uscita da palazzo diamanti per la mostra di matisse. il giorno prima, sempre a ferrara, pioveva e ho perso il mio nuovo berretto inglese. poi un lampo mi ha fatto ricordare, mentre mi stavano arrivando dei passatelli per cena, che ce l’avevo in mano fino al momento di appoggiarlo per guardare a due mani tutte le moleskine di tutti i colori gli usi le righe i quadretti e le idee. volevo comprarmi un taccuino per appuntare i pensieri che mi nascono per caso e che se non appunto mi scadono. avevo comprato un libro di cui non sapevo l’esistenza. ho fatto 3 volte il giro della libreria, facevo il mio solito gioco dei regali ‘questo su berlinguer andrebbe bene per pinco, questo sulla matematica per pallo, quello per la mia capo, l’altro per la mia collega. e quel libro, quello che ho comprato, era per me.


guardavo altri libri, li aprivo, li annusavo (annuso anche i vestiti prima di comprarli) e però gli occhi mi tornavano a quella pila di libri bianchi in fondo a sinistra al primo piano della libreria. poi vado in giro, guardo copertine, commento titoli, sbircio i ringraziamenti, l’incipit e l’ultima pagina…
gli occhi mi tornano a quella pila e a quella pila faccio tornare anche le mie gambe, allungo il braccio e prendo il terzo libro della pila. in genere non prendo le prime cose della fila nemmeno al supermercato, ma in quel caso non volevo prendere un libro che altre mani hanno rifiutato.

Elisabetta Baccarin

Elisabetta Baccarin

scendo, libro in mano e cappello in mano, e mi intrufolo nelle moleskine. quella per me mi era venuta incontro, perché entrando ho detto proprio cavolo, chissà se trovo quella moleskine che serve a conservare le cose, non ne trovo più in giro! e salendo le scale ce n’era una proprio così appoggiata fuori posto tra libri fotografici. la mia l’avevo già, ma volevo guardare in mano mia le altre. appoggio il mio berretto, ma evidentemente quel libro me lo tengo appoggiato al corpo con un braccio mentre sbircio nelle moleskine, comprandone una per gli acquarelli e non comprando il taccuino per i pensieri scaduti: mi era scaduto il pensiero.
cassa, sigaretta fuori dalla libreria, e poi a cena. e quasi lì mi accorgo che non c’è il berretto ritrovandomi non in lacrime ma con la faccia della bambina che perde il suo elastico per i codini preferito, che come le stanno bene i codini con quell’elastichino lì non le stanno mai. uguale con il mio berretto inglese. ordiniamo i primi e la salama da sugo e ripenso al libro che ho comprato. mi viene in mente che me lo sono tenuto stretto e ho abbandonato il berretto. recupero il numero della libreria, ‘grazie mille me lo tenga in cassa, vedo di recuperarlo in qualche modo!’. Facciamo così, dice il mio socio che aveva capito che avevo perso il mio elastico per i codini, domani veniamo a recuperare il cappello e poi andiamo a palazzo diamanti! e va in bagno.
io non resisto e prendo il libro che ho comprato e lo sbircio. lo richiudo e lo riapro e lo richiudo e guardo quella faccia sulla copertina.
arriva la salama da sugo con tutto il sugo e il purè, non cediamo alla zuppa inglese e torniamo sotto la pioggia verso porto garibaldi. non riapro più il libro, ma guardo solo la copertina prima di riporlo sul comodino.

arriviamo a sabato e a palazzo diamanti: mentre camminiamo chiacchieriamo come sempre e l’entrata di palazzo diamanti è già lì subito a sinistra. Matisse non ci dice niente, ma ridiamo come mille che ridono di una cosa che mi è successa nel bagno delle signore e usciamo, rifacendo lo stesso percorso in via ercole I d’este per tornare al castello.
dopo pochi passi alzo lo sguardo e alla mia sinistra la questura. e dico ‘eccola. è qui la questura’. e sia per me sia per il mio socio vuol dire esattamente quello che ho pensato ma non detto.

significa federico aldrovandi.

significa la rabbia che ho da quel gennaio 2006 in cui per caso girovagando per la rete sono arrivata al blog di patrizia moretti, la mamma di federico.

patrizia in piazza

Patrizia Moretti in piazza con un’immagine di suo figlio

quella sera ho scoperto che 3 mesi prima un ragazzo, federico, era morto ma non era morto come si voleva far credere alla famiglia e a tutti coloro che non appartenessero a quella questura.

da quel blog, nato per lo sfogo della madre, la rete ha iniziato a brulicare e ha incitato la madre a non mollare e a convincerla sempre più del fatto che federico non può essere morto, come le hanno raccontato, per overdose.
che ci dovesse essere giustizia per federico, che non fosse appunto giusto quel che stava accadendo e fosse necessaria giustizia.
da qualche anno scrivevo su un forum e anche quella sera scrissi linkando il blog: risposte stupite di persone che conoscevo da qualche anno e che come me non è che proprio vivessero su marte
e che come me sono molto attente a quel che accade e che ci circonda, da genova 2001 a tutto il resto, che non son proprio 2 spicci.

il libro che ho tenuto vicino al corpo è il libro che patrizia moretti ha scritto raccontando di suo figlio e di quel che è accaduto quel 25 settembre in via ippodromo a federico e su tutto e di tutto quel che è accaduto da quella notte fino alla sentenza e oltre.

oltre, perché nonostante la sentenza, la famiglia con patrizia al fronte, ha dovuto subire ogni giorno e non dal primo che passa, ma proprio dalla questura, dalla chiesa, dallo stato.
federico è uscito un sabato sera con amici per andare a un concerto a bologna e non è mai tornato a casa.
federico è morto di botte e appunto non dal primo che passa, ma da parte di quattro poliziotti che risulteranno per questo condannati.
federico è stato massacrato ed è stato raccontato ai genitori che aveva da solo sbattuto la testa contro ai muri ed era morto di overdose.
la questura ha tentato da subito di accusare anche gli amici di essere dei vigliacchi perché avevano abbandonato federico strafatto al parchetto ‘e non l’avete portato in ospedale’.
dal pubblico ministero guerra (donna) la madre è stata rimproverata di non sapere dove fosse suo figlio di notte. Già, la stessa pm che lasciò l’indagine per ‘motivi personali e familiari’… suo figlio era finito nell’inchiesta Bad Boys, che coinvolse ragazzi della Ferrara bene in un giro di spaccio. la pm ha querelato giornalisti, famiglia, blogger. assolti.
la questura ha tentato di far passare federico per uno che consegna le pizze per comprarsi la droga. certo. perché facciamo pure che federico facesse proprio così, consegnava pizze e comprava droga: sarebbe stato lecito ammazzarlo di botte?

federico la mattina stessa è passato per ‘un pazzo di cento chili che ci è saltato addosso’ ‘è proprio matto, lo abbiamo bastonato di brutto!’.

MORETTI- Vigevani

Patrizia Moretti con Vera Vigevani, forse la più conosciuta “madre de plaza de mayo”, lo scorso febbraio a Ferrara

Guardate È stato morto un ragazzo. Federico Aldrovandi che una notte incontrò la polizia, di Filippo Vendemmiati (lo si trova su youtube, perché in giro per televisione non ci sono speranze), per rendersi conto della verità.

Ora sì, ora si sa bene cosa è accaduto. Giustizia è arrivata.

“Avevamo fiducia nella polizia, scrive patrizia, avrebbero indagato, eravamo sicuri, avrebbero fatto chiarezza, la verità sarebbe saltata fuori. Perché a questo serve la polizia, a mettere le cose in ordine, a distinguere i buoni dai cattivi.”

Ma ai primi di giugno, al processo aldrovandi bis, arriva la prescrizione per l’agente addetto alla centrale del 113 accusato di aver interrotto la registrazione in cui, la mattina del 25 settembre 2005, il collega gli stava spiegando cosa fosse successo…

e qui, ancora, la mia rabbia. i brividi non li ho provati più, ho provato solo rabbia e rassegnazione e la mia totale e mai diminuita stima nei confronti di patrizia moretti, che di fronte alla prescrizione dichiara «Purtroppo i tempi della giustizia sono lesivi per la giustizia stessa, la giustizia è la vera vittima della prescrizione, che arriva dopo anni di lavoro per i tribunali oltre che per le persone coinvolte che si sono spese per far emergere la verità. Tuttavia il resto è confermato», aggiunge. La madre di Federico esclude di rivolgersi anche alla giustizia europea: «Io volevo che si conoscesse la verità e direi che ormai si sa bene cosa è accaduto. Di tribunali ne ho abbastanza».

Nelle mail che negli anni ho scambiato con colleghi e amici, mi fa ancora ribollire il sangue trovare quel che ho scritto e mi è stato risposto a commento di questa foto, che arriva dopo un mese in cui un furgone del Coisp gira con bandiere e manifesti per poi terminare la sua propaganda davanti al comune di Ferrara, dove patrizia lavora e dopo che il segretario generale dichiara che le foto di federico morto sono un fotomontaggio… Patrizia querela e scende in piazza.

Patrizia Moretti in piazza Savonarola, a Ferrara, il 28 marzo 2013

Patrizia Moretti in piazza Savonarola, a Ferrara, il 28 marzo 2013

Questo il mio sentire di quel giorno:
Patrizia Moretti è una gran donna, una tigre che giustamente non si ferma.
Una tigre alla quale delle belve sanguinarie hanno strappato un figlio, fatto a brandelli e restituito malamente in un sacchetto di plastica in un frigorifero dell’obitorio.
E le belve non sono ancora contente, solidarizzano tra loro.
E la tigre, che non può mangiarseli vivi, che almeno possa pensare che siano dentro ad una gabbia perché non arrechino più danno.
E che nessuno si permetta di schernirla: le madri insieme alla tigre hanno fuori i denti e le unghie e il cucciolo lo difendono anche da morto.
Non posso scrivere la risposta di un mio amico, ma si evince da questa mia risposta:
La morte non è necessario augurarla, tanto arriva da sola.
In alcuni casi troppo tardi, ma arriva.
Questo è inconfutabile. Quello che non lo è sempre, e troppo spesso, è l’ingiustizia.
Peggio ancora la non giustizia, che è il limbo nel quale pensano di poter pascolare bradi i sanguinari.

Sanguinario contro indifeso è un gioco macabro permesso solo se non c’è giustizia.
Io voglio solo che la pena sia certa, che non ci sia appello, che non ci siano attenuanti, che non ci siano sconti e non voglio che sia permesso di solidarizzare con la non giustizia e con l’ingiustizia.
Mentre rientrano a casa questa sera devono solo fare una cosa, che è la stessa che devono fare tutte le mattine fino all’ultimo dei giorni: guardarsi allo specchio e immaginarsi la propria faccia come quella di federico che la madre espone.
Federico, la tigre e le altri madre e padri sono in piazza senza vergogna.
Fanno lo stesso le madri di plaza de mayo.
La giustizia faccia il suo corso, sì: ma anche la sua piazza.

Ecco, nella faccia di quel libro. Questo libro

Libro Patrizia Moretti (di grazia non scendete troppo nella pagina, ci sono commenti che fanno venire il vomito)

Guardo ancora la faccia di federico sulla copertina e ho capito perché lo tenevo stretto a me e non l’ho perso come il mio berretto: per proteggerlo.

Quella faccia è la faccia di luca, paola, tatiana, domenico, giada, valentina, riccardo, leonardo, tommaso e tutti i figli nostri.

perché i figli sono di tutti, ma non certo di coloro che li hanno fatti a brani come bestie affamate e lasciati sbranati e sanguinanti tra le nostre braccia.
È la faccia di stefano cucchi, quella di domenico ferulli, giuseppe uva, gabriele sandri. Temo sia anche la faccia di riccardo magherini.
È la faccia della nostra giustizia per la quale servono lacrime e sangue.

Patriziascrive nel libro “Non mi hanno uccisa. C’è mancato poco ma non sono morta quel giorno”. “Come sono sopravvissuta? Credo grazie a Stefano, il mio secondo figlio, che oggi ha 23 anni. Non ho mai voluto caricarlo troppo di responsabilità ma nei fatti è stato il motivo per non lasciarsi andare alla disperazione né a pensieri vendicativi. In lui continuo a vedere Federico, così come vedo Federico in ogni giovane che incontro. Si è incarnato negli altri ragazzi, dove vado avanti a cercarlo e dove lo ritrovo”. (l’intervista al link http://www.romagnamamma.it/2014/06/mamma-aldrovandi-vedo-federico-negli-occhi-ogni-giovane/)

“Vuoi mettere la felicità della musica a palla di federico tutte le mattine, appena sveglio, prima di andare a scuola. Quei pezzi che piacciono ai ragazzi e che a me sembravano solo rumore. La nostra era una casa piena di musica. E di voci, delle parole che si scambiavano Federico e Stefano. Il casino costante, la casa piena di amici, di ragazzi. Era una cosa magnifica…”

Domenico, il figlio di alba, suonerà con i suoi amici questa sera (sabato 21 giugno, ndr) all’Alcatraz di Milano.
Federico quel sabato sera era andato al link di bologna per un concerto.
Non sarò al concerto di domenico e la sua band, ma so che la musica arriverà anche a Ferrara.

La giustizia è che quel che è accaduto non accada mai più.

 

16 thoughts on “La tigre Patrizia e le madri che non si piegano per i figli di tutti

  1. cara Betta, ho mandato ieri a Domenico questo tuo scritto, che mi ha risposto: domani al concerto penserò dentro di me a Federico ma, soprattutto, leggerò di Federico, perché anche lui sa di saperne troppo poco di questa vicenda e che questo non rende giustizia al suo coetaneo.
    Comincia perciò dal tuo scritto, ed è un giusto inizio….
    Per conto mio ti dico che questa madre mi fa tanto pensare alla mia, sono certa che si sarebbe battuta anche lei come una tigre, come Patrizia Moretti Aldrovandi
    e non solo per quel senso di famiglia allargata per cui lei, come te, sentiva come suoi anche i figli non suoi
    ma anche per quel senso di giustizia, che mia madre avvertiva sulla pelle, come si sente il freddo e il caldo, e che solo chi nasce senza altri mezzi oltre la dignità sa rivendicare
    Se Federico è tanti figli, Patrizia è tante madri,
    di sicuro non c’è vuoto intorno a loro
    ma tanti suoni
    anche io stasera al concerto di Domenico penserò a Federico
    con affetto e con gratitudine, a te e a Patrizia, che mantenete la vostra e la nostra memoria materia viva

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  2. Grazie per questo pezzo che parte leggero come una nuvola soffice e bianca e poi si gonfia come una nube di tempesta e le parole, come fulmini, arrivano dritte al cuore e ci costringono a non dimenticare.
    P.S Attribuisco alla pioggia che ha devastato le campagne intorno alla mia città la responsabilità della metafora.

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  3. per la cronaca, rientro or ora dall’Alcatraz, il gruppo di domenico, i Ramblin Chaplin, ha suonato benissimo, hanno letteralmente “spaccato”, come dicono i giovani, sono certa che la musica si sia sentita fino a Ferrara!!

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  4. per la cronaca:
    http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/07/02/news/aldrovandi_sequestro_dei_un_quinto_dello_stipendio_e_beni_agenti_condannati-90508154/

    e sempre per la cronaca, la risposta del Coisp…
    http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/07/03/news/aldrovandi_il_coisp_la_famiglia_cerca_solo_vendetta-90601909/?ref=HREC1-9#commenta

    ora, sapendo bene che molto stanca sono, posso essermi persa qualcosa ed è forse questo che non mi fa capire quale sia il problema…
    a casa mia si chiamerebbe banalmente RISARCIMENTO DANNI. chi risarcisce il danno? CHI HA FATTO IL DANNO.
    chi è stato? (mi verrebbe un bel gioco di parole…)

    dunque, che c’è che non va?

    e siccome non c’è mai abbastanza vergogna, oggi il Paoloni se ne esce ancora dicendo che LE VITTIME SONO DALL’INIZIO STATE 5: FEDERICO e i 4 agenti.

    ora aggiungo anche solo per dovere che i signori sono comunque ancora in servizio… non so voi, ma a me continua a non tornare qualcosa:
    io sarei licenziata in tronco ANCHE se fossi assolta, ANCHE se fossi rinviata a giudizio per REATI NON COMMESSI NELLO SVOLGIMENTO DI UN RAPPORTO DI LAVORO, MA RITENUTI IDONEI A INCIDERE SUL RAPPORTO FIDUCIARIO: il giudice del lavoro VERIFICA SE IN CONCRETO LA COMMISSIONE DI TALI REATI ABBIA COMPROMESSO IL RAPPORTO FIDUCIARIO E L’IMMAGINE DELL’AZIENDA, TENENDO CONTO DEL CONTESTO LAVORATIVO, DELLA NATURA E QUALITA’ DEL RAPPORTO… (dalla sentenza di cassazione 10 settembre 2003, n. 13294)

    a voi torna tutto?

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  5. ‘(…) È la faccia di stefano cucchi, quella di domenico ferulli, giuseppe uva, gabriele sandri. Temo sia anche la faccia di riccardo magherini.
    È la faccia della nostra giustizia per la quale servono lacrime e sangue.”

    così, se per caso qualcuno ancora non si fosse reso conto di cosa, ancora, ci accade sotto gli occhi.

    http://www.repubblica.it/protagonisti/giuseppe_uvahttp://milano.repubblica.it/cronaca/2016/04/16/news/caso_uva_la_sorella_a_processo_per_diffamazione_polemiche_per_l_assoluzione_degli_agenti_cucchi_sentenza_terribile_-137783743/#commenta

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  6. oggi è il 20 luglio.

    http://genova.repubblica.it/cronaca/2016/07/19/news/g8_pd_convegno_coisp_e_una_offesa_alla_citta_-144460453/

    http://www.repubblica.it/cronaca/2016/07/20/news/polemica_e_insulti_contro_il_g8_zerocalcare_oscurato_su_facebook-144494542/

    non trovo le parole per commentare.
    se le trovassi, non farebbe bene alla salute del blog.

    ciao carlo, ciao federico, ciao riccardo, ciao giuseppe, ciao stefano.

    e ciao patrizia, spero di leggerti presto.

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