di Cecilia Gaipa
Se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo e poter rivivere un momento della vostra vita, quale scegliereste?
Io non avrei dubbi: la prima volta che ho fatto l’amore a teatro.
Strano, vero? In teatro non si fa l’amore, di solito si guarda uno spettacolo. O, se si è attori, quello spettacolo lo si recita. A me è capitato di far l’amore recitando. Sembrerà strano, eppure è così che è andata.
Cominciamo con ordine, se no rischio di farmi fraintendere: ho frequentato il liceo linguistico Virgilio di Milano. Conduco una vita “normale” fino al quarto anno, quando, un bel giorno di ottobre, decido finalmente (dopo anni di tentennamenti, rimandi, scuse inutili) di andare a fare una lezione di prova del corso teatro organizzato dalla scuola. Quello è stato il giorno in cui la mia vita è cambiata completamente. A volte penso a come sarebbe potuta andare se quel giorno avessi deciso di fare altro. Ringrazio quindi la mia curiosità che mi ha spinto ad andare a quella lezione di prova, anche se non conoscevo nessuno e non avessi la minima idea di che cosa si facesse a una corso di teatro.
Da quel giorno sono passati sei anni e non ho mai smesso un attimo di fare teatro. Mai. Il merito è stato tutto della mia insegnante Daniela (Daniela Monico), che ora seguo come assistente, proprio nel liceo dove ho iniziato la mia storia d’amore teatrale.
Alla fine del primo anno di corso, ogni gruppo fa un saggio. Noi, essendo al primo anno, avevamo un saggio che consisteva nella messa in atto di piccole scene tratte da diversi testi teatrali. In particolare, io dovevo interpretare Vittoria de Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni. Atto secondo, scena dodicesima. Giacinta sola, poi Vittoria. Una scena geniale, in cui due donne che si odiano da morire fingono di essere grandi amiche. Io e la mia compagna ci eravamo divertite tantissimo a prepararla. Per fortuna, noi eravamo grandi amiche davvero.

Un altro momento dello spettacolo andato in scena al teatro Leonardo da Vinci di Milano. Con l’autrice di questo post, Cecilia Nigro
E poi quel giorno di maggio, il grande debutto. E’ stato come un sogno, entrare in un teatro, scoprire le quinte, i camerini, le luci. Uno dei momenti più belli è stato prima che lo spettacolo iniziasse, mi aggiravo per i camerini nervosamente euforica. Chiunque fosse entrato in quel momento, avrebbe potuto credere benissimo di essere finito in un manicomio: c’era chi ripeteva davanti allo specchio la propria parte, chi ripassava i movimenti nel corridoio, chi andava in giro in mutande chiedendo se qualcuno aveva visto il suo costume. Una gabbia di matti. Per me, il Paradiso.
Lo spettacolo inizia. Le prime scene vanno, i miei compagni sono nervosi. Ma il pubblico è generoso, sono i nostri amici e parenti.
Poi c’è la mia scena. Finalmente, dopo diversi mesi di prove, eravamo lì. Tutte le ore spese a imparare la parte e a provarla e riprovarla erano proiettate a un unico e solo e momento: quello che stavo per vivere.
Non riesco a descrivere quello che ho provato su quel palco. La cosa che più mi aiuta a dare una forma a quelle sensazioni è pensare che in quell’istante è stato come fare l’amore per la prima volta. Nel mio cuore scorreva pura vita. Ero su quel palco e non avrei potuto essere da nessun’altra parte. La testa era come un cielo terso pieno di stelle: sgombra dalle nuvole dei pensieri e scintillante di meraviglia.
E lì, dopo aver fatto l’amore, è nata la mia passione incondizionata per il teatro. Da allora tutte le mie energie le ho investite per cercare di passare più tempo della mia vita facendo qualsiasi cosa che fosse legata a quest’arte.
Ormai posso dire con orgoglio che sono sei anni che ci provo e spesso ci riesco. Recito, studio, scrivo e piano piano sto imparando a insegnare.
In realtà non so se davvero il teatro riuscirà a diventare la professione della mia vita perché, come tutte le storie d’amore intense, ha tanti momenti di gioia incondizionata, ma anche diversi momenti di dolore. Ci si mette continuamente in discussione e non è sempre facile tenere duro.
A volte ti fermi e ti chiedi perché lo stai facendo, perché devi rischiare e mettere in gioco tutto te stesso per qualcosa che non sai precisamente se ti porterà da qualche parte. Ne vale davvero la pena?
Ogni volta che me lo chiedo ripenso a quella Cecilia sul palco, nel maggio del 2009. E lei, con il suo entusiasmo per un sogno d’amore che era appena nato, mi ricorda che vale sempre la pena avere il corpo grondante di pura vita e la testa circondata da stelle.
* Di Cecilia Gaipa abbiamo già pubblicato “Lo spettacolo di Emma Dante...