di Elisabetta Baccarin
ebbene sì, ne prendo atto. sono decisamente una donna di mezzetà.
inutile che io tiri le somme. non ho mira.
però qualcuno in passato sosteneva che, sebbene avessi il 3 fisso in matematica e me la cavassi di gran lunga meglio con le parole,
avessi una sorta di pensiero scientifico.
probabilmente solo per il fatto che mi ritrovo a scomporre tutto ai minimi termini o a trovare il comun denominatore delle cose in generale e nelle mie in particolare, felicità e infelicità comprese.
dell’insieme felicità e infelicità, classifico quelle reiterate e quelle una tantum, scarto le infelicità infinitesime o elevo le piccole felicità a potenza per renderle infinite.
vale lo stesso per le paure, per le ansie non apro nemmeno l’argomento.
anzi sì. la classificazione è per quelle del momento, per quelle che durano e non se ne vanno e che vivono nutrendosi della statistica che da sempre me le incute dicendomi che devo morire, o che divento cieca o che mi amputano le gambe. io chiedo solo che non mi si fottano gli occhi e la testa perché giuro che me ne torno da di là dove finisco e me li riprendo a suon di calcinculo. ehm. scusate, mi è caduta la corona.
dicevo: la statistica. la statistica mi nutre l’ansia da almeno 30 anni.
ma facendo una banale lista dei più o dei meno, o guardo la bilancia e vedo dove pende, alla fine mi rendo conto che mettendoci dentro tutto, direi che ce n’è più dalla parte dei più. e non è così scontato. quindi, tra angosce classificate come insetti strani e mai più visti, altre che tornano puntuali come le cimici (che se le lasci stare non puzzano) e le zanzare (che anche se le lasci stare ti mozzicano), altre ancora che quando ti pungono ti levano l’aria anche se non sei allergico, penso che in questa mezza età che probabilmente, sempre statisticamente parlando, è già più in là della metà della metà, il mio numero è intero e positivo.
non so se si possono osservare più di 2 casi, ma nella fattispecie o ho perso colpi e non mi ricordo più di parecchie cose, oppure boh.
forse che quando ti fai un giretto in certi ospedali andata e ritorno, magari dai i numeri e non tiri le somme anche se lo sai fare, ma per certo qualche bestemmia la tiri (sempre la corona che mi scivola dalla testa, occhio a non inciamparci) e ti chiedi perché non incazzarti a vita. e poi ti viene da comprarti un mazzo di fiori. rossi. profondamente rossi.
brava Betta!!! riesci a parlare sempre con un linguaggio diretto e autoironico, quasi leggero, delle tue ansie e delle tue paure. E del folle mondo dei numeri in cui siamo immersi.
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