di Maria Elena Sini
Sette donne, sette mamme tra i 27 e i 45 anni, martedì 18 marzo hanno occupato l’Hotel Bellavista a Fertilia, una borgata a 6 chilometri da Alghero. Sono alcune delle tante persone che a causa della crisi economica non erano più in grado di pagare l’affitto, le bollette della luce e dell’acqua. Sono tutte disoccupate, sono ragazze madri o separate che non ricevono aiuti dagli ex compagni. Così hanno compiuto questo gesto eclatante e drammatico, dettato dalla disperazione.
La struttura, attualmente di proprietà della Regione, è chiusa da tre anni ma le camere dei primi due piani sono agibili e fornite di tutti gli arredi, purtroppo non c’è né acqua né luce per cui si va avanti riempiendo bidoni alla fontana e con lampade da campeggio.
Come è apparsa la notizia sul quotidiano locale, si è subito messa in piedi una rete di aiuti formata da diverse associazioni che hanno iniziato a fornire quanto era necessario per garantire la sopravvivenza nella struttura occupata: detersivi per pulire i bagni, coperte e lenzuola, viveri, piatti e posate di plastica, pannolini per i bambini.
Ho aderito al gruppo di supporto che si è formato su Facebook , Task Force Rosa, sono andata a fare un po’ di spesa per dare il mio contributo e ho incontrato queste donne coraggiose.
Al mio arrivo trovo un grande fermento: tutti si danno da fare per pulire e rendere abitabile l’Hotel chiuso da tanto tempo, qualcuno cerca di far partire un gruppo elettrogeno.
Scopro che il nucleo iniziale è cresciuto e attualmente nella struttura occupata vivono nove donne, due uomini e undici bambini, dai due mesi ai quattordici anni, di cui uno disabile. Uno degli uomini è invalido al 90 per cento ed è stato licenziato per ben due volte in pochi mesi.
Chiedo a Lucia (nome di fantasia) come hanno deciso di fare questo blitz. Mi racconta che lei e le altre donne si conoscevano di vista, si erano incontrate negli uffici dei Servizi sociali, nelle scuole frequentate dai figli e quando hanno realizzato di condividere la stessa situazione drammatica, lucidamente hanno deciso di passare all’azione. Lei in passato ha fatto parte di un gruppo di volontariato, ora a causa di una ridotta capacità lavorativa ha perso il lavoro e con la sola indennità scolastica di 286 euro spettante al figlio disabile non può più permettersi di pagare 450 euro di affitto. Lamenta l’assenza dei servizi sociali e delle Istituzioni, solo associazioni come L’approdo, Donne in Carrelas, la Caritas (che fornisce dei pasti caldi a giorni alterni) o privati cittadini hanno risposto alla loro richiesta di aiuto. Vorrebbe che il Comune mettesse a disposizione un pullmino per portare a scuola i bambini che in questi giorni hanno perso le lezioni non potendo raggiungere Alghero. Sottolinea anche che suo figlio disabile usufruisce della Legge 104 e pertanto avrebbe diritto al servizio del Comune per andare a scuola, ma in questo momento le Istituzioni sono assenti. Non potendo usare il telefono, è tagliata fuori e non riesce neanche a garantire la fisioterapia a suo figlio.
Le donne dichiarano di aver trovato il coraggio per questa azione spinte dalla volontà di garantire un’esistenza dignitosa ai propri figli e ritengono che la risposta del Comune dovrebbe essere quella di rendere disponibili alloggi a basso costo, proporzionati ai loro redditi, ma in questo momento non c’è stato alcun riscontro, nessuno di quelli, che al momento opportuno si aspettano i voti, si è fatto vivo. Nonostante il silenzio delle Istituzioni, dichiarano di voler andare avanti con la loro lotta.
Mentre parliamo nell’ampio spazio che un tempo era la sala ristorante dell’Hotel, i bambini più piccoli giocano, si rincorrono, tirano calci a un pallone, con l’ingenuità della loro tenera età, hanno vissuto questo improvviso trasloco quasi come una nuova avventura. I più grandi, invece, come il figlio quattordicenne di Lucia, si sono resi conto di quanto sta effettivamente accadendo. Si cresce in fretta in queste situazioni e lui con grande maturità mi dice che la loro situazione è sicuramente una priorità mentre la città di Alghero è distratta dalle selezioni per il programma televisivo XFactor. Quando chiedo come passano il tempo senza luce, e quindi senza televisione o senza la possibilità di ricaricare un cellulare, mi dice che all’inizio sembra difficile e poi scopri di quante cose puoi fare a meno.
Chiedo di poter scattare qualche foto per documentare la situazione e dopo una mezz’ora me ne vado con una grande tristezza promettendo di ritornare.
L’Hotel Bellavista è per me un luogo della memoria: lì ho passato alcune delle vacanze più belle e spensierate quando ero bambina e spero che quel posto trasmetta ancora l’energia di tutti coloro che hanno goduto della pace di Fertilia, del mare azzurro, dei tramonti estivi e possa rappresentare anche per queste famiglie un luogo positivo, sicuro, dal quale ripartire.