«Un drink e sei più appetibile». Quando il sesso tra i giovani diventa violenza

di Erica Sai

Erica Sai

Erica Sai

Ogni giorno, immersa nelle più semplici attività quotidiane, rimango colpita da una particolarità dell’ambiente sociale che mi circonda. Prendendo l’autobus, camminando per la strada, navigando su Internet, mi ritrovo a captare conversazioni, osservare comportamenti, leggere frasi che hanno un medesimo filo conduttore: sono propri di persone giovani e connotati da una “brutalizzazione” della sessualità.

La sensazione è che ci sia una grande confusione intorno al concetto di libera espressione della propria sessualità e di quali siano poi i confini della violenza. La convinzione è che questo dipenda dalla deriva sociale nella quale siamo precipitati, caratterizzata da una rappresentazione univoca della donna tanto falsa quanto denigrante e da un sessismo più o meno sottile portato alla luce del sole, normalizzato. 

Ho scelto di approfondire questo tema, che ho chiamato “abbassamento della percezione di violenza”, proprio perché tocca la mia esperienza del quotidiano, dunque la mia persona. Nella cronaca giornalistica dei mesi scorsi ha catturato la mia attenzione il caso di uno stupro di gruppo ai danni di una ragazza sedicenne, nell’ambito di una festa fra amici. Questo episodio, unitamente a tutto ciò che lo accompagna, ben esemplifica quell’abbassamento della percezione di violenza e per questo motivo ho scelto di porlo a fondamento della mia analisi.

Ho ampliato e arricchito la riflessione raccogliendo in prima persona commenti sul fatto espressi da alcuni ragazzi di un liceo. Questo lavoro di indagine mi ha permesso di avere una base di dati di prima mano su cui lavorare che, seppur limitata, ha aperto una finestra interessante.

Erica Sai è una studentessa dell’Università Bicocca di Milano che ha frequentato, con attenzione e sensibilità, il corso di Psicologia delle influenze sociali. Per superare l’esame con me, ha scelto di approfondire il caso della ragazzina di Modena che ha denunciato per stupro quattro “amici” che l’avevano costretta ad avere rapporti sessuali dopo una festa innaffiata da alcolici. Erica si è prima documentata leggendo i resoconti sul sito della Gazzetta di Modena ed è andata poi davanti al Liceo scientifico “Sereni” di Luino (in provincia di Varese) per distribuire agli studenti un questionario con 5 domande, chiedendo di rispondere via mail. Le sono arrivati 8 commenti, ne pubblico qui uno soltanto. E’ quello di una ragazza di 16 anni, spiega con semplici parole con quale cultura devono fare i conti le adolescenti e gli adolescenti di oggi e il loro smarrimento. (Paola Ciccioli) 

IL FATTO E LA PRIMA DOMANDA:

«Nel mese di ottobre 2013 è apparsa sulle cronache la notizia di uno stupro di gruppo a Modena ai danni di una sedicenne da parte di cinque ragazzi suoi coetanei (quattro di 18 anni e uno di 17), tutti modenesi di buonafamiglia. L’episodio e la denuncia risalgono all’inizio di agosto 2013, la ragazza ha dichiarato di aver subito gli abusi nell’ambito di una festa privata in piscina tra amici. Dopo averla indotta a bere svariati drink, i giovani l’avrebbero chiusa in bagno e tre di loro sottoposta a rapporti e atti sessuali a turno mentre gli altri due avrebbero vigilato alla porta. Al termine della violenza, inoltre, gli autori si sarebbero vantati dell’accaduto con altri amici. Avevi sentito parlare di questo fatto?»

LE RISPOSTE DI UNA STUDENTESSA DI 16 ANNI:

1) No, purtroppo o per fortuna non ero a conoscenza di questa cosa.

2) È un gesto orrendo. Non so nemmeno cosa dire al riguardo. Provo pena enorme per la ragazza e schifo totale per i ragazzi.

3) Credo che questo “consenso” non fosse reale, o almeno la ragazza non era nel pieno delle sue facoltà mentali dopo aver bevuto parecchi drink e quindi nelle condizioni di dare un consenso.

4) Credo che purtroppo le occasioni per dare la possibilità a quel tipo di ragazzi di compiere gesti del genere aumentino sempre di più. Non solo per le ragazze/i della mia età, ma soprattutto per i più piccoli che giocano a fare i grandi.

5) Queste situazioni vengono a crearsi, secondo me, a causa del fatto che i ragazzi di oggi, soprattutto le ragazze, tendono ad atteggiarsi da “facili” per farsi accettare. Credono che bevendo e poi ubriacandosi si risulti agli occhi degli altri (soprattutto i ragazzi) più belle, simpatiche e appetibili. I risultati che si ottengono realmente, però, si sa quali siano.

4 thoughts on “«Un drink e sei più appetibile». Quando il sesso tra i giovani diventa violenza

  1. ubriachezza o no, un ragazzo sa bene quando il consenso c’è o no quindi quando stupra sa bene cosa fa e la colpa è sua non c’entra come la ragazza si atteggia o quanto beve (e dare per scontato che lo facciano solo per i ragazzi mi pare discutibile). Si capisce sempre quando una persona è brilla, ma lucida oppure talmente ubriaca da non connettere, da non reggersi in piedi e quindi incapace di acconsentire o rifiutare il sesso, e se un ragazzo si approfitta della seconda situazione, è sua la responsabilità (di lui)

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    • Sono d’accordo, Paolo. Penso che il suo commento si riferisca a quanto si legge nelle risposte, qui pubblicate, di una delle persone che ha partecipato all’intervista.
      Per come ho impostato il mio lavoro, il punto non è che il fatto di atteggiarsi in un certo modo sia la causa di gravi abusi. Piuttosto, l’aspetto interessante è proprio il fatto che sia, in qualche modo, diffusa la credenza che l’assumere determinati comportamenti faccia sentire e renda più belli agli occhi degli altri, accettati dagli altri.
      Ampliando l’orizzonte sull’intero della mia riflessione, riferendomi ai ragazzi e alla responsabilità la domanda focus che mi sono posta è stata: perché dei ragazzi diciottenni arrivano a compiere un atto così di violenza non percependola come tale, atteggiandosi come se fosse quasi la normalità di un rapporto? (Rapporto sessuale che di normale non ha niente, anche solo guardando ai modi.)
      E ancora: perché l’eventuale porsi con apertura verso la sessualità, da parte di una ragazza, legittimi il ritenere sia disposta a tutto, sempre, con tutti, e autorizzi l’agire su di lei secondo una propria volontà? (E con modalità violente, non percepite con chiarezza in tutta la reale intensità.)
      Inoltre: perché la credenza che la visibilità e il “successo” nel proprio ambito sociale vengano raggiunti solo attraverso il puntare sull’aspetto fisico, sul corpo fino a trattarlo come oggetto?
      Ho lavorato sostanzialmente sul crearsi di questi legami fra concetti, cercando le cause, tra l’altro, nella rappresentazione delle donne a livello di mass media.

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      • il problema è tutto nella scatola cranica di quei ragazzi che pensano di poter mancare di rispetto o addirittura farle violenza a una ragazza solo per come lei si pone nei confronti del sesso.
        e tutti noi ci occupiamo del nostro aspetto fisico chi più chi meno per noi stessi e per il prossimo, non penso che una ragazza che se ne occupa in un dato modo si stia “oggettificando” o perda dignità per questo

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      • il problema è tutto nella scatola cranica di quei ragazzi che pensano di poter mancare di rispetto o addirittura farle violenza a una ragazza solo per come lei si pone nei confronti del sesso.
        e tutti noi ci occupiamo del nostro aspetto fisico chi più chi meno per noi stessi e per il prossimo, non penso che una ragazza che se ne occupa in un dato modo si stia “oggettificando” o perda dignità per questo

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