di Mariagrazia Sinibaldi
Ho trovato stamattina su Facebook l’invito a mandare una poesia e fare una specie di catena di Sant’Antonio per riempire FB di cose belle. E’ così Maria Elena Sini? Ho capito bene? Dovrei tornare indietro e controllare… ma non mi va, perché, dico io: «E se mi sbaglio? E se non fosse questo il senso del post e fosse un altro che non mi piace?… nell’incertezza rimango nella mia posizione perché mi sembra bello il desiderio di riempire FB di buone cose e di non lasciare spazio alle cattiverie… agli insulti… alle volgarità… Cose d’altri tempi!
Il gioco si svolge così: io ti assegno un poeta e tu ricerchi qualche bel detto di quel poeta.
A te, Maria Elena Sini, era stata assegnato un grande antico autore: Ovidio… E tu hai saputo trovare una citazione bella. E’ bello, mi sono detta, gioco anch’io… ma mi sono fermata: e se mi assegnano un poeta moderno che non conosco? Che figura ci faccio? Ma soprattutto (ben più terribile) che concetto avrò di me stessa e della mia abissale ignoranza?
Eppure prima di stamattina non mi sentivo poi così ignorante… sì certo un po’ datata… ma chi non lo è a ottant’anni? E no, mi sono detta, ce ne sono di ultraottantenni in grado di stare al passo coi tempi….
Continuando col mio ragionare, sono tornata indietro nel tempo, e mi è tornata in mente una cosa.
Gironzolano per casa mia, ancora adesso, due edizioni de Il talismano della felicità, mitico libro di ricette, base e fondamento di ogni cucina che si rispettasse all’epoca di mamma e all’epoca mia. In quella di mamma tutte le ricette terminano con la dicitura: impiattate e FATE SERVIRE a tavola; nella edizione più recente, (si fa per dire, perché risale a 50 anni fa) la mia, per intenderci, la dicitura è: impiattate e SERVITE a tavola. Ecco qui
sta la differenza.
Dietro la signora che impiatta con le gentili mani ben curate e che farà servire a tavola, si intravede una fedele “Rosetta” (come quella di “Sor Pampurio”, del “Corriere dei piccoli”) pronta a lavare verdure, accendere il fuoco, scegliere la pentola adatta, macinare il pepe, a porgere la saliera, il cucchiaio di legno, a girare la pietanza, a mettere ordine, lavare stoviglie, lucidare il tavolo, a osservare con riverenza la Signora che impiatta.
Dietro la signora che impiatta e servirà a tavola, si intravede una cucina in gran confusione, piatti da lavare che attendono di essere rapidamente sistemati in lavastoviglie (e meno male che l’hanno inventata), scarti di verdure sparsi qua e là.. e la povera signora che da sola impiatterà ha inventato un sistema per mantenere in caldo la pietanza fino al momento di portarla in tavola: impiatterà in una pirofila (e non in un piatto da portata, come vorrebbe il bon ton) e poggerà questa su una pentola in ebollizione.
A questo punto la povera signora si ritirerà in bagno per rapidamente darsi una riassettata: trucchettarsi, aggiustarsi quella terribile criniera che ha deciso di andarsene per i fatti suoi, cospargersi di profumo con la speranza che questo nasconda la puzza di cucina.. e proprio a tempo a tempo… Infatti suonano alla porta e arrivano gli invitati.
A tempo debito la signora in questione tornerà in cucina, prenderà la pirofila mantenuta in caldo in maniera artigianale, cercando di non scottarsi, e servirà in tavola.
L’idea è esattamente quella che tu avevi inteso, e qualora ti fosse stato assegnato un poeta moderno che non conoscevi ti saresti documentata su Internet (dato che sei un’ottantenne assolutamente al passo con i tempi) e di sicuro avresti trovato qualcosa di bello (dato il gusto e la sensibilità che ti contraddistinguono). Ma hai scelto una strada diversa e ci hai regalato questa deliziosa riflessione sul cambiamento dei tempi….Come tu hai detto l’importante è riempire fb di cose belle e tu lo fai…..Con un forte abbraccio Maria Elena
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