Lecce, aree di sosta per mamme che allattano

di Daniela Natale

locandina milk 2-01È ora che le mamme vadano in giro per la città, con il loro piccolo al seguito, senza lambiccarsi il cervello alla ricerca di un posto tranquillo dove allattare. È ora di sensibilizzare la collettività sull’importanza dell’allattamento al seno e sui suoi innumerevoli vantaggi (di natura personale, familiare e sociale). È anche ora che una tetta esposta in pubblico, allo scopo di cibare un bambino, smetta di essere un oltraggio al pudore pubblico e diventi un gesto naturale, condiviso dalla società.

A Lecce, per adesso, è l’ora del latte: dal 20 settembre scorso è attiva l’iniziativa sociale e culturale Milk Hour, ideata da Chiara Armillis, esperta nella relazione d’aiuto e nella gestione creativa dei conflitti attraverso la fruizione dell’arte. Promosso dall’associazione culturale Bicinema, il progetto risponde all’appello del sesto punto del documento Unicef Sette passi per la comunità amica dei bambini per l’allattamento materno: Milk Hour si impegna a offrire alle mamme l’autonomia durante la fase dell’allattamento e l’opportunità di vivere la maternità senza ostacoli. Come già accade in diverse città di Italia, anche a Lecce gli esercizi commerciali aderenti all’iniziativa predispongono un angolo accogliente e gratuito per le mamme che necessitano di una seduta per l’allattamento.

«Milk Hour nasce dall’ascolto delle problematiche conflittuali che molte mamme mi confidano da anni» racconta Chiara «ma è soprattutto la terra d’approdo del mio amore per il “femminile”, un progetto di ricerca che mi tiene in sospensione tra la scienza e l’arte con l’obiettivo di fonderle continuamente. Uno studio animato dall’interesse per le problematiche di genere femminile e verso l’approfondimento di profili legati allo sviluppo della sensibilità nei riguardi della donna, un tentativo di rilettura da prospettive femminili di figure storiche, campi di pensiero, istituti giuridici, tendenze psicologiche e artistiche».

All’interno dei locali commerciali che aderiscono all’iniziativa è disponibile un libricino scritto e aggiornato periodicamente da Chiara Armillis. Nelle pagine dell’opuscolo sono riportate curiosità dal mondo dell’arte e della scienza sul tema dell’allattamento, affrontate in chiave interdisciplinare: l’idea è di suggerire alla mamma percorsi culturali che racchiudano significanze universali simboliche con lo scopo di far trovare in se stessa le risorse necessarie per affrontare la maternità nei suoi momenti topici (parto, allattamento, svezzamento), fornendole gli strumenti per una propria filosofia dell’essere madre.

Ma qual è stata la risposta della città di Lecce a Milk Hour? «Il progetto ha incontrato la sensibilità dell’associazione Bicinema, il favore delle mamme e l’entusiasmo degli esercenti delle attività commerciali – già fermate CicloStop». Non sembra sorpresa Chiara nel dire che «Le mamme che fino a pochi mesi fa lamentavano la mancanza di aree di sosta per l’allattamento non hanno risposto con convinzione all’iniziativa anzi, nessuna di loro ha chiesto accoglienza nelle postazioni Milk Hour». Un dato poco promettente che però non scoraggia Chiara Armillis «C’e bisogno di lavorare sul piano educativo e non è semplice estirpare la radicata concezione che allattare al di fuori delle mura domestiche sia un gesto poco rispettoso nei riguardi della comunità sociale che reclama pudore. Ci sono mamme che denunciano di essere allontanate dai posti pubblici perchè allattano. Il gesto più naturale del mondo, l’essenza più pura dell’essere umano disturba lo sguardo all’interno di una attività commerciale, mentre la sovraesposizione e la spettacolarizzazione del corpo femminile è ritenuto consono ad ogni situazione. Agghiacciante!»

Il 17 Novembre Chiara Armillis presenterà alla cittadinanza il progetto e le iniziative in programma nel corso di AUTO-STIMIAMOCI 2013: un’occasione per confrontarsi con la maternità in attesa di un decollo convinto e deciso del progetto, che certamente non tarderà ad arrivare.

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4 thoughts on “Lecce, aree di sosta per mamme che allattano

  1. ciao Daniela,
    mi viene in mente una chiave per interpretare che “nessuna di loro ha chiesto accoglienza nelle postazioni Milk Hour”: mi sembra di vedere che sono soprattutto le farmacie quelle che hanno offerto ospitalità, quindi forse viene interpretato come “vado in farmacia che devo comprare qualcosa e se c’è necessità allatto” e non forse “mi trovi in giro, devo allattare e so di poter entrare in una di quelle farmacie” (anche se non sono cliente o anche se non devo acquistare nulla). Devo anche essere onesta e ammettere che aver letto delle farmacie mi fa pensare alla sponsorizzazione del latte artificiale oltre che della serie di altri prodotti che probabilmente, vista la crisi, le mamme non acquistano più in farmacia: pare (fonte ANSA) “come rileva il Primo rapporto sui comportamenti d’acquisto nella maternità realizzato da Marketing Management, nel 2012 per la prima volta dal Dopoguerra gli acquisti per i bimbi da 0 a 36 mesi (alimenti e igiene) hanno registrato una flessione del 4,3%, pari a 89,3 mln di euro. (…)E’ il latte artificiale il prodotto che ha registrato il maggiore calo di acquisto (23,7 mln di euro in meno nel 2012).”

    Mi domando anche se non siano le mamme stesse a evitare il pubblico, anche perché sentirsi gli occhi addosso non sempre fa piacere, non solo che sia sempre ritenuto di poco rispetto per gli altri. In tutte le occasioni in cui mi è capitato di vedere donne che allattano (metropolitana, ufficio, ospedali, asl) ho sempre visto uomini riservati e donne sorridenti e a chi dà fastidio che si giri pure dall’altra parte.

    Ma mi rendo conto l’argomento è articolato com’è articolata la sensibilità di ciascuno.

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    • Ciao Elisabetta,
      grazie per le tue osservazioni e per gli spunti che ci suggerisci.
      Ho scritto a Chiara Armillis, la responsabile del progetto: chi meglio di lei, alla luce delle ricerche e degli incontri con le mamme del terriitorio, può darci una lettura più approfondita dell’argomento?

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  2. Anch’io reputo le osservazioni di Elisabetta molto pertinenti e stimolanti. Bene hai fatto, Daniela, a girarle alla responsabile del progetto che ospiteremo con assoluta disponibilità se vorrà intervenire. Ciao.

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  3. Buonasera a tutte, sono Chiara Armillis la responsabile del progetto Milk hour. Innanzitutto vi ringrazio per l’ospitalità sul blog e ancor di più per l’attenzione che state rivolgendo a Milk hour. Le vostre opinioni, le vostre critiche sono preziosissime per me perchè mi permetteranno di migliorare il servizio, di modificarlo e di renderlo a misura di “mamma che allatta fuori casa”. Perciò invito tutte le mamme e tutte le donne a fornirmi suggerimenti, consigli e anche nuove proposte che possano supportare la mamma e il bambino e proteggerne il loro rapporto dalle contaminazioni esterne di una società che troppo spesso si dimentica o calpesta i diritti di noi donne, di noi mamme e dei nostri figli. Sapete, io non mi sento l’anima di Milk hour piuttosto mi sento come un'”operaia” come colei che vi aiuta a creare gli “spazi” necessari per affrontare la maternità (e non solo durante la fase dell’allattamento al seno) tra i tanti problemi del quotidiano. Il progetto Milk hour è vostro, di voi mamme che ne siete l’anima e il respiro ed è un vostro diritto farci sapere in quale posizione vi sentite più “comode”. Io mi auguro con tutto il cuore che l'”embrione Milk Hour” possa svilupparsi positivamente, magari attraverso una politica espansionistica mirata e attraverso l’istituzione di nuove aree di sosta all’interno di esercizi commerciali di vario genere che andrebbero ad aggiungersi alle già esistenti farmacie CicloStop della Città di Lecce che avete chiamato in causa sul blog e che io ringrazio tanto per l’appoggio che danno all’iniziativa. Ringrazio, inoltre, dal profondo del cuore Elisabetta e Paola per aver voluto questo dialogo con me.
    Chiara Armillis

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