Guarda cosa ti fa un foglio a quadretti, durante gli esami di Stato

di Maria Elena Sini

La prova orale dell’esame di Stato dovrebbe consistere in un colloquio multidisciplinare; uso il condizionale perché ciò avviene solo quando il candidato riesce a costruire un percorso con un argomento che si presta ad essere osservato da più angolazioni e riesce ad interagire con le sollecitazioni proposte dai docenti. Il più delle volte invece la multidisciplinarietà si limita ad un esile pretesto che collega i diversi ambiti culturali e in definitiva il candidato affronta una serie di verifiche sulle diverse materie coinvolte: italiano, inglese, pedagogia, diritto… a seconda dell’indirizzo di studi, spostandosi da uno all’altro dei commissari seduti dietro un lungo tavolo. Anche quest’anno, come avviene regolarmente da un po’ di tempo, facevo parte di una commissione d’esame nella quale dovevo valutare le conoscenze dei candidati in statistica e per questo motivo davanti a me avevo sempre un pacco di fogli a quadretti sui quali chiedere agli studenti di disegnare tabelle, effettuare rappresentazioni grafiche, eseguire semplici calcoli su valori medi e indici di variabilità.

Considerando che raramente si assiste a un vero colloquio e spesso invece si realizza una somma di interrogazioni, nell’attesa del mio turno ho sempre scarabocchiato sui fogli a mia disposizione: spirali, linee, stelline, disegni geometrici… ma quest’anno una serie di immagini si affollavano nella mia mente e chiedevano di materializzarsi sulla carta spingendomi a disegnare delle figure attinenti alle tematiche che venivano affrontate nel colloquio d’esame.

Una delle materie interessate era psico-pedagogia per cui inevitabilmente si parlava dell’importanza del gioco come esperienza formativa ed educativa per i bambini, si parlava degli anziani e del loro ruolo nella nostra società, di Freud e della scoperta dell’inconscio e a poco a poco queste figure si sono composte sui miei fogli:

DISEGNO 1 (bambini di spalle)

DISEGNO 2 (anziani sulla panchina)

DISEGNO 3 (stanza dei giochi

So bene che questi disegni sono molto semplici, manca la tecnica, la prospettiva ma ciò che mi colpiva era come queste immagini apparissero nella mia mente, quasi con l’urgenza di prendere vita sulla carta.

L’ultimo disegno della serie è stato questo:

DISEGNO 4 uomo con ragazza Mentre lavoravo con matita e gomma ho realizzato che cercavo di ricordare una vecchia foto che ritraeva mia madre e mio nonno in un terrazzo e all’inizio non capivo come mai quell’immagine mi fosse passata per la mente. Poi finalmente è stato chiaro che le immagini precedenti preparavano quest’ultima che era un po’ una sintesi delle suggestioni che stavo provando e mi è parso evidente che in quelle mattine mio nonno materno prepotentemente cercasse di essere presente, di partecipare con me all’esame perché una serie di indizi lo avevano, per così dire, evocato.

Mio nonno Gaetano Balestrieri era nato a Lacedonia, provincia di Avellino, nel 1877 ed era un pedagogista. Nel corso dell’esame un argomento ricorrente era Maria Montessori e il suo innovativo pensiero pedagogico e mi sono ricordata che quando furono stampate le banconote da 1.000 lire con impressa l’immagine di questa illuminata studiosa (nata a Chiaravalle nel 1870 quindi più o meno coetanea di mio nonno) mia madre mi disse che il nonno l’ammirava molto e che la volle incontrare personalmente. Anche mio nonno fu, nel suo campo, un

 innovatore che studiava nuove tecniche che favorissero l’apprendimento dei ragazzi. Ho trovato un suo saggio del 1911 nel quale sosteneva la validità dell’uso della proiezione di immagini fisse (diapositive) nell’educazione con queste parole “Vantaggio precipuo della proiezione è la fissità la quale permette alla scolaresca di raccogliere, fissare bene l’immagine in tutti i suoi particolari, e con tranquillo diletto, per modo che l’insegnante possa poi procedere dalla massa di quanto il ragazzo ha acquistato per guidarlo proficuamente per i gradi delle maggiori conoscenze…”. E qualche pagina più avanti scriveva parole che sono ancora attuali: “La povertà delle nostre scuole è ostacolo quasi insormontabile a questo grande mezzo istruttivo. Manca il coraggio agli ispettori di consigliare ai municipi la spesa di 200 lire per l’acquisto di una macchina per la proiezione quando le aule scolastiche sono insufficienti, anguste, sporche e mancano i bidelli e gli arredi scolastici…”.

Questo è il primo motivo che conduceva il mio pensiero al nonno ma poco a poco apparivano chiari anche gli altri. Le interrogazioni di pedagogia si soffermavano anche sulla figura degli anziani, sul loro ruolo nella società attuale e spesso si rifletteva sull’importanza di una vita di relazione anche nella terza età. Mio nonno si sposò con mia nonna, allora trentanovenne, nel 1934 all’età di 57 anni (in quel periodo era un anziano) e con grande scandalo l’anno dopo nacque mia madre. Aveva precorso i tempi anche in quel campo. Oggi accade spesso che un uomo di circa 60 anni abbia dei figli, allora era veramente trasgressivo e mia madre ne soffrì a lungo perché i suoi compagni erano convinti che quel signore con i capelli bianchi che la accompagnava fosse suo nonno e non suo padre.

E infine l’ultimo collegamento. Argomento di italiano di molti colloqui era Giovanni Pascoli, la tematica del “nido” e il suo strano/morboso rapporto con le sorelle Ida e Maria. Nel 1940 mentre mio nonno era rettore del convitto di Arezzo ebbe come studente un nipote di Pascoli che era rimasto orfano. Di lui si occupava Maria Pascoli che in quell’occasione ebbe una lunga corrispondenza con mio nonno. Nelle lettere, che la mia famiglia conserva, Mariù (come era chiamata in famiglia) con parole semplici e uno stile colloquiale si informava sugli studi del ragazzo, suggeriva la necessità di ripetizioni in latino dato che era rimasto indietro, descriveva le sue giornate a Castelvecchio, parlava del tempo, giornate di pioggia e vento, ritorno del sole ma chiedeva anche notizie sulla salute di mio nonno e sui progressi della sua figlioletta…

Finito l’esame ho cercato quella foto che era stampata nella mia mente. Eccola:

FOTO

Certamente è diversa dal mio disegno dell’uomo e della ragazza: mia mamma è una bambina e non un’adolescente come io ricordavo, nella foto che li ritrae insieme non ci sono piante, ma in un’altra, scattata lo stesso giorno nello stesso terrazzo, in cui appare solo mia madre, ci sono delle piante nello sfondo e probabilmente le due immagini si sono fuse nella mia mente. Ma ci sono delle cose che ricordavo o sentivo, per esempio sapevo che c’era un contatto fisico tra l’uomo e la bambina: nella foto mio nonno tiene mamma per mano mentre io l’ho ritratto con la mano sulla spalla e poi nel mio disegno, come nella foto, nonno ha una cartella, un libro in mano, come mi dicono fosse una sua abitudine costante, e anche se io ne ho dei ricordi sbiaditi, dato che è morto nel 1963, l’amore per la lettura e per la scrittura è probabilmente qualcosa che ci unisce e che forse ha prodotto quello strano contatto dal quale è scaturita questa riflessione.

5 thoughts on “Guarda cosa ti fa un foglio a quadretti, durante gli esami di Stato

  1. Ieri sera, dopo aver “passato” questo post di Maria Elena, le ho mandato un messaggio su FB per ringraziarla delle emozioni che mi ha trasmesso. Siamo amiche da quasi 35 anni e tra qualche giorno sarà il suo compleanno. Conosco tutto il processo che l’ha portata ad aprirsi, a raccontarsi. Mi sono venuti in mente i colori che tempo fa le ho regalto per spingerla a dipingere. Confesso di sentirmi fiera di aver insistito perché scrivesse sul nostro blog. E moltissimo altro. Grazie, Mariaè, ti voglio bene, semplicemente bene.

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  2. Una intelligenza e una sensibilità quella di Elena che credo sia sprecata per questa nostra malconcia scuola. So di fare un ragionamento elitario, ma giunto sulla soglia dei 62 anni, e con oltre 40 anni di militanza politica, la retorica dell’impegno civile per la formazione delle nuove generazioni mi appattirene oggi molto meno. Mi aggrego quindi a Paola nel sollecitarti a fare altro:dipingere, scrivere, … Io so molto bene che hai tutti gli strumenti, le capacità e soprattutto le doti per farlo! Laciati definitivamente alle spalle allora quel residuo professionale da insegnante della provincia italiana che ancora ti condiziona e punta decisa a una nuova giovinezza mostrando al mondo la tua bella e poetica creatività . Buon compleanno Elena. A prersto!

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  3. Caro Sandro, mi hai fatto venire i brividi. Spero che Maria Elena ti risponda (anche) qui e intanto mi permetto di farlo io. Le ho detto, di recente, che avevo avvertito in lei un clic, qualcosa che le ha fatto superare paure e ritrosie. Prendo in prestito un’espressione di un’altra mia grande amica, Lina. Sì, la modestia è un dono, un valore. Ma se diventa un ostacolo all’espressione delle proprie qualità no, è un limite, una costrizione. Mi pare che Maria Elena si stia lasciando alle spalle tutto questo. A presto.

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