Storia di una monaca: Virginia Galilei

Marco Carniti mette in scena dal 22 maggio al Piccolo Teatro Studio Stellarum Opifice, una pièce liberamente ispirata alle lettere di suor Maria Celeste al padre, Galileo Galilei.

Suor Maria Celeste, al secolo Virginia Galilei, nata nel 1600 dalla relazione illegittima di Galileo con Marina Gamba di Venezia, a soli tredici anni entra nel convento di San Matteo in Arcetri. Nonostante la sua condizione di suora di clausura, cerca per tutta la vita di instaurare un rapporto con il padre, attraverso un carteggio a senso unico in cui gli racconta la quotidianità del convento e cerca di aprire il cuore di Galileo ad un sentimento non ricambiato. Lo scienziato, padre assente ma soprattutto uomo concentrato solo su se stesso e i propri studi, le “risponde” saltuariamente attraverso scritti che parlano dell’universo, di comete, macchie solari, pianeti e satelliti.

“Lo spettacolo ricrea un percorso d’amore a senso unico – dice Marco Carniti, formatosi con Giorgio Strehler e Bob Wilson – all’interno di uno spazio claustrofobico, dove la voce dolce e spirituale di suor Maria Celeste rincorre in un moto perpetuo e infinito la voce del padre Galileo che, inarrestabile come la follia dell’Orlando Furioso, da lui tanto amato, si rende a lei inafferrabile ed evanescente”. Non un racconto biografico, ma un mosaico raffinato che riporta in vita l’identità di Virginia e un mondo, quello di Galileo, fatto di scoperte epocali e meraviglie scientifiche.

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