Intervista di Paola Ciccioli ad Alessandro Quasimodo*
Alessandro Quasimodo possiede intimamente l’opera del padre. Ne cita a memoria ogni suo verso, sorride della tagliente ironia degli epigrammi, mescola emozioni estraendo da ordinate cartelle appunti, ritagli, lettere e manoscritti. Nella libreria su cui sono affiancati tutti i volumi dedicati all’opera del Premio Nobel, è pronto ora lo spazio per la raccolta completa dei Colloqui, la rubrica che Salvatore Quasimodo ha tenuto su Tempo dal 1964 al 1968, anno della sua scomparsa. C’è un dettaglio biografico che rende la pubblicazione di questo libro particolarmente significativa. L’ultimo Colloquio era arrivato per posta alla redazione del settimanale quando i suoi cari stavano accompagnando il corpo del poeta a Milano, dopo l’emorragia cerebrale che lo aveva colpito ad Amalfi. Era il 14 giugno 1968.
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Che contributo dà questa raccolta alla lettura di quegli anni “cruciali”?
«Per rispondere devo prima di tutto ricordare che nel luglio 1968, subito dopo la morte di mio padre, era stata pubblicata una selezione dei Colloqui per Immordino Editore nella collana Un anno di, curata da Milena Milani. Quasimodo stesso aveva scelto i testi e scritto la prefazione, nella quale dava una definizione dell’Italia e dell’italiano che si rivolge a lui attraverso Tempo. “Un italiano di transizione” e un Paese alle prese con un pericolo: “La superficialità, l’abbandono alla pseudocultura”. Le sue parole assumono l’importanza che hanno le premonizioni, visto quanto accaduto nella nostra storia più recente. Come diceva Rimbaud, “i poeti sono dei veggenti”. E, restando a Quasimodo, il suo discorso Il poeta e il politico tenuto a Stoccolma nel 1959 sembra scritto questa mattina».
*Questo è un estratto dell’intervista di Paola Ciccioli ad Alessandro Quasimodo, contenuta nel volume: Salvatore Quasimodo. Colloqui. “Tempo” 1964-1968 (l’arcael’arco edizioni, 2012). Il libro è a cura e con un saggio di Carlangelo Mauro, introduzione di Giuseppe Rando.
Alessandro Quasimodo e Paola Ciccioli hanno ideato e messo in scena il recital Non toccare le mani, il cuore dei vecchi sulla vecchiaia nella poesia universale. Il titolo è un verso di Lettera alla madre di Salvatore Quasimodo e lo spettacolo ha debuttato il 15 luglio dello scorso anno al teatro romano di Urbisaglia, in provincia di Macerata.