Di seguito il testo della lettera inviata dal fotografo, che ha anticipato di decenni l’analisi critica della cartellonistica stradale, alle componenti dell’organismo istituito dal Comune di Milano.
“Care amiche,
vi scrivo per comunicarvi la mia decisione di lasciare il tavolo istituito dal Comune di Milano contro la pubblicità sessista. Gli accadimenti che hanno portato a questa mia – non certo concepita a cuor leggero e non senza dolore – sono molteplici; li nomino in ordine sparso ma sono tutti per me ugualmente significativi ed espressione del mio punto di vista sempre e comunque aperto al futuro confronto.
A mio parere:
– I lavori del tavolo si sono sviluppati con tempi troppo lenti e non compatibili con la gravità della situazione specifica milanese in campo di pubblicità sessista ed educazione alla violenza di genere, come vado ripetendo ormai da 23 anni.
– La composizione del gruppo di lavoro è stata troppo allargata e “istituzionalizzata” rendendo le attività e le riunioni lunghe e di difficile gestione.
– La funzione istituzionale e pubblica del nostro lavoro è stata a mio avviso condizionata dalla presenza al tavolo di istituti privati che svolgono attività per conto di aderenti privati e non per mandato dei cittadini. E mi riferisco, come sapete, allo IAP che a mio avviso non doveva essere convocato a questo tavolo istituzionale in quanto il suo modo di operare tiene conto di logiche che non sono quelle di un’istituzione pubblica. Ho scritto ripetutamente di questo argomento e ho proposto un’alternativa secondo me valida nel progetto dell’Osservatorio pubblico presentato a gennaio e giugno del 2012. Lo IAP sta svolgendo sempre meglio il suo lavoro ma noi, come emanazione di un’istituzione, abbiamo bisogno di altro.
– Le iniziative prese (vedi firma della moratoria dell’UDI) sono state davvero modeste e prive di utilità reale, come sa chi si occupa davvero di questi temi. La loro citazione come elementi di successo mi è sembrata inappropriata.
– L’impatto sulla cittadinanza della nostra pur limitata attività è stato praticamente nullo (non si è mai prodotto un manifesto, un volantino o altro che informasse della nostra esistenza, né si sono organizzati incontri pubblici sull’argomento).
– La mia presentazione del progetto di Osservatorio sulla pubblicità sessista a Milano benché ripetuta due volte a gennaio e giugno 2012 (ora siamo a marzo 2013!!- nel frattempo diventato aprile,ndr) è rimasta senza esito alcuno e non è stata mai commentata, né nel bene né nel male, benché la sua redazione mi fosse stata esplicitamente richiesta.
– Da ultima, quella che ho sentito proprio come una beffa, e cioè la menzione speciale alla città di Milano per essersi distinta – oltre che per i doverosi atti amministrativi “di parità” – anche per campagne contro la pubblicità sessista e la violenza sulla donna all’interno del premio Immagini Amiche (che so bene essere stato promosso da un organismo indipendente dal nostro tavolo). Non ho sentito urla levarsi dal tavolo dopo questa notizia, ma addirittura commenti positivi. Eppure c’erano sufficienti motivi.
È quindi con serenità e con ampia disponibilità a ricominciare da capo su altre basi che vi invio i miei saluti di vicinanza, anche nella differenza di opinioni”.
Ico Gasparri
artista sociale – fotografo
info@ichome.it
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Apprendo questa notizia proprio nei giorni in cui ho per le mani il tuo libro “Chi è il maestro del lupo cattivo'” e proprio perché mi sono resa conto personalmente della qualità del lavoro che, con attenzione, caparbietà e professionalità hai intrapreso da più di venti anni,mi dispiace e mi fa arrabbiare constatare come vengono sprecati i talenti e le risorse.
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