Pasolini, la schiavitù dell’amore e “I cento passi”

di Paola Ciccioli

Felicia Impastato abbraccia una foto del figlio Peppino. Dal 2005 a madre e figlio è intitolata la Casa della memoria di Cinisi, in provincia di Palermo (http://www.casamemoria.it/)

«… ma tu/ sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù». Le immagini de I cento passi scorrono sullo schermo del salone Di Vittorio della Camera del lavoro di Milano. Venerdì 1 febbraio. Peppino Impastato, interpretato nel film da Luigi Lo Cascio, declama la poesia Supplica a mia madre di Pier Paolo Pasolini. E io annoto quel verso: «ma tu/sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù».

Ascolto ed è come se sentissi la sofferenza e il terrore di Felicia, la mamma di Peppino, che va a comprare tutte le copie dell’Idea socialista, il giornalino su cui il figlio aveva riversato il disgusto nei confronti della ragnatela mafiosa che erodeva (e continua a erodere) le coscienze e la bellezza della Sicilia. Felicia vuole occultare le prove della ribellione esplosa all’interno della sua famiglia, ma non riuscirà a convertire Peppino alla connivenza. Anzi, sarà lei – anche nella realtà – a essere contagiata dall’esigenza di giustizia e di verità.

Ci sono, accanto a me, Paola Periti e Ico Gasparri. Avevo mandato un messaggio nel pomeriggio a Paola per segnalare l’iniziativa dell’associazione “Adesso basta” che ha riproposto il film del 2000 di Marco Tullio Giordana, intervenuto alla proiezione insieme con Giovanni Impastato*, fratello del militante di Democrazia proletaria ucciso nel 1978 dalla mafia a Cinisi. Ico ha visto tante volte I cento passi ma, anche se appena tornato dall’inaugurazione di una mostra a Brindisi, arriva. E mi allunga la scheda del suo lavoro fotografico Peppino Impastato antichissimo fiore, che dovrebbe essere presto esposto a Palermo.

SUPPLICA A MIA MADRE 

È difficile dire con parole di figlio

ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

Pier Paolo Pasolini, Poesia in forma di rosa (1961 – 1964), Garzanti 1964

* Il 30 settembre 2017 Giovanni Impastato presenterà alla Casa della memoria di Milano (ore 16) il suo libro Oltre i cento passi, edito da Piemme.

AGGIORNATO IL 9 MAGGIO 2021

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