di Lucrezia Boari*
Ho conosciuto l’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) circa dieci anni fa, negli anni in cui militavo nella Sinistra giovanile. In quegli anni i giovani iniziavano ad avvicinarsi a questa associazione come simpatizzanti non potendo, da statuto, iscriversi a tutti gli effetti.
Allora erano i dirigenti più lungimiranti dell’Associazione a coinvolgerli, avendo intuito l’importanza e le potenzialità di un contributo dei giovani. Fondamentale per me è stato, in questo senso, l’incontro con il partigiano maceratese Primo Boarelli, recentemente scomparso.
Già coltivavo l’interesse per la storia della Resistenza, nato ascoltando in famiglia, in particolare da mia nonna, cresciuta in un ambiente antifascista, ricordi e racconti drammatici e coinvolgenti degli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale.
L’impegno nell’Anpi mi è sembrato da subito complementare al mio impegno politico perché ho riconosciuto nei valori dell’antifascismo, trasfusi nella Costituzione, le radici fondamentali della mia prospettiva politica.
Dal 2006 l’Anpi ha scelto di aprirsi a chi ne condivide i valori pur non avendo partecipato alla Resistenza: i moltissimi giovani che hanno aderito hanno rappresentato per l’Associazione una nuova primavera. Notevole è anche la presenza femminile: io sono una delle molte donne presidenti di una sezione, quella di Macerata.
È stato naturale per me interessarmi al ruolo delle donne nella Resistenza, grazie anche a incontri significativi con figure legate al mio territorio come Nunzia Cavarischia, o figure di spicco nell’Anpi come Marisa Ombra e Walkiria Terradura.
Molte sono le iniziative, sia a livello nazionale che nei territori, per valorizzare il contributo delle donne alla Resistenza: nella mia città, ad esempio, c’è stata l’intitolazione di una via di Macerata alle Partigiane, frutto dello sforzo congiunto di Anpi, dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea e dell’Amministrazione comunale maceratese.
L’Anpi oggi non è una associazione che vive di passato, di celebrazione o di retorica.È soprattutto una associazione che vive nel presente, nella lotta al revisionismo storico e al negazionismo, nella difesa quotidiana dei valori della Resistenza: libertà, democrazia, giustizia, pace, rifiuto di ogni discriminazione; e che guarda al futuro con gli occhi dei giovani antifascisti.
La Resistenza dimostra che in una situazione assai più tragica di quella attuale, ed esemplare del degrado morale e civile di un popolo, rappresentata dall’occupazione tedesca e dal ricostituirsi del fascismo sotto la forma della Rsi (Repubblica sociale italiana), i cittadini si accorsero che non contavano più le differenze dei progetti politici o delle appartenenze partitiche, ma la riconquista della libertà e della dignità.
In un momento come quello attuale la mancanza di certezze materiali dovuta dalla crisi economica genera fragilità e paura per il futuro e finisce per travolgere anche le certezze morali, la fiducia nella politica, nelle istituzioni, nel prossimo.
La paura del diverso, il razzismo, l’omofobia, l’antisemitismo, la violenza sulle donne, il neofascismo sono tutte sfaccettature dello stesso fenomeno di degrado sociale.
Scandali politici minano la fiducia nelle istituzioni e la reazione finisce per essere l’antipolitica che è l’anticamera del qualunquismo, del populismo e di derive autoritarie: la storia ci insegna che spesso dalle crisi ci si illude di uscire imboccando la via del totalitarismo.
In questo clima di minore vigilanza civile si riaffacciano revisionismo, negazionismo e neofascismo, si corre il rischio di trasformare la Resistenza in un soprammobile da spolverare ogni 25 aprile e di trasformare la celebrazione dell’anniversario della Liberazione in un rituale o peggio, uno spettacolo tra i tanti; addirittura si è assistito al tentativo di abolire le festività del 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, uniche feste laiche in cui tutti i cittadini potrebbero e dovrebbero riconoscersi.
Vedendo minacciate le stesse radici del vivere sociale, è importante che prima di poterci legittimamente dividere sulle opzioni politiche e partitiche, come pure è giusto e necessario, bisogna sapersi unire nella condivisione e nella realizzazione dei fondamenti della libertà e della democrazia e lottare uniti come i Partigiani di allora per vincerne i nemici di oggi.
* Lucrezia Boari ha 30 anni ed è avvocata.
Presiede la sezione Anpi di Macerata
ed è nel Consiglio nazionale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia.
AGGIORNATO il 2 GIUGNO 2014
*Il sito dell’Anpi è nella Home page del nostro blog e gli appuntamenti sono segnalati con sistematicità in “Oggi e dintorni”.