di Paola Ciccioli
Un pomeriggio di fine novembre, nella sala del Grechetto della libreria Sormani, a Milano. Donatella Bisutti presenta la sua raccolta poetica: Rosa Alchemica, edita da Crocetti. Al suo fianco Maria Luisa Spaziani, ribattezzata a suo tempo da Eugenio Montale “la volpe”. La grande maestra ricorda tra l’altro un incontro con Iosif Brodskij, a Venezia, nel corso del quale il poeta russo le sottopose una specie di indovinello: «Qual è il più grave crimine contro l’umanità?». Per rispondere poi, lui stesso, che è l’indifferenza la colpa più grande di cui ciascuno di noi si macchia. Donatella Bisutti legge tre poesie della sua raccolta, pensata e messa insieme nel corso di vent’anni. Una è dedicata a un’amica scomparsa, non dice niente di più. Così le ho scritto e sono andata a trovarla nella sua casa, quella di Milano. L’autrice del long seller La poesia salva la vita per molto tempo si è infatti divisa tra la città lombarda e l’isola portoghese di Madeira, un giardino in mezzo all’oceano famoso perché è lì che la principessa Sissi era andata a cercare di recuperare la propria salute.
Di seguito la poesia, tratta da Rosa Alchemica. Si intitola Hereafter.

La poetessa Donatella Bisutti fotografata da Dino Ignani (https://www.dinoignani.net/
HEREAFTER
La tua morte mi è apparsa in un’alba azzurra
i galli gridarono tristi
poi tacquero
da tempo i garragos avevano smesso
di volare alti
piangendo come piccoli bambini affamati
o gattini torturati
la jacaranda aveva lasciato cadere tutti i suoi petali
i frutti dai nomi esotici – manghi e maracuja –
pendevano inerti
il vento dell’Atlantico
correva altrove
alto sugli orizzonti
increspati di nuvole e di chiazze viola
che avevo tante volte contemplato
nei lunghissimi crepuscoli.
Le nubi circondavano le cime dei monti
di una tristezza tropicale.
La tua morte mi è apparsa
al calare della notte
quando insetti immensi
si rimisero a volare
e la luna a splendere
allineata a Venere
aprendo una scia d’argento
profonda come una ferita.
Quando il marinaio di pietra
si volse a fissare l’inizio della notte
e il bambino accostò esitando
la piccola barca a remi
per saltare sul molo
e abbandonarla al freddo abbraccio notturno dell’acqua
allora, fu allora, sì
che la tua morte mi apparve per la prima volta interamente
in tutto il suo stupendo orrore
e fu allora che cominciai a non crederci
e mi dissi che, da qualche parte,
in una nuvola, in un delfino arcuato nel grigio,
in una forma delle infinite forme incerte
fra il liquido e il terrestre
in una forma delle forme infinite
fra l’aereo e lo spirituale
fra il volatile e il brumoso
tu dovevi ancora essere viva,
e ti eri camuffata per apparire
soltanto a me.
AGGIORNATO IL 7 NOVEMBRE 2019