La poetessa Mariacristina Pianta presenterà venerdì 24 febbraio a Sesto San Giovanni il libro “Il fuoco tra le dita” (Abramo) che raccoglie poesie e pagine di diario della danzatrice Maria Cumani, moglie del Nobel Salvatore Quasimodo. Il volume è curato dalla stessa Pianta insieme con Alessandro Quasimodo, figlio dell’artista scomparsa nel 1995. L’appuntamento è alle 18,30 all’Elf’s Inn di Sesto San Giovanni, in via Cavallotti 226. Organizza il Circolo Pd Nilde Iotti.
Il fuoco tra le dita
di Mariacristina Pianta
Il titolo del libro ci richiama un testo poetico scritto da Maria Cumani nel 1983 e inserito nella raccolta “O forse tutto non è stato”:
“Tenevo il fuoco tra le dita.
Ora ho cenere nei pugni chiusi.
E sempre gioie innestate sul dolore
al cui soffio inerzia e noia
in fuga vanno disperse a cielo aperto
e mi forzano alla lotta……”
L’elemento forte, incendiario indica un atteggiamento eroico, un desiderio di reagire, di lottare.
Anche nel presente volume ritroviamo espressioni simili:
“Ho in me possibilità di fuochi, fuochi che io potrò accendere”, “Devo saper accendere anche in Sandro il suo fuoco per la conoscenza” (6 giugno 1943).
Proprio tale spirito titanico, nonostante i momenti di scoraggiamento, di apparente inerzia e accidia, rappresenta l’unità del libro che comprende lettere sue e di Salvatore Quasimodo, pagine di diario, alcune senza data, riflessioni sulla danza, racconti pubblicati su riviste locali, alcune poesie, la rievocazione di sogni con un preciso impianto narrativo, testimonianze di stima di allievi e genitori, pagine tratte dal “Carteggio con gli artisti”, curato dallo storico dell’arte Antonio D’Amico…..
Sembra di citare uno zibaldone, ma il procedere in modo analogico, evitando una trattazione sistematica, è la prerogativa di questo libro che vuole riprodurre una conversazione, creare un filo diretto tra autore e lettori. Ci si avvicina maggiormente a Maria Cumani, che spaziava con stupende transizioni dalla danza, ai versi della Divina Commedia, ai problemi sociali. E’ come se scaturisse un movimento, un ritmo nuovo, insolito, originale, moderno e attuale.
E’ la modernità di una donna che afferma la propria libertà, riferendosi al compagno, da lei tanto amato, che non sempre ha capito le sue esigenze:
“Egli non lo crede, ma io sarei andata molto lontano se pur amandomi mi avesse lasciata libera e sola” (20 marzo 1940)
Più volte afferma che il lavoro può arricchirci. Non si identifica, quindi con la sposa e madre ideale, tanto decantata nel ventennio fascista, ma vuole affermare una propria individualità e soddisfazione professionale. Desidera, inoltre, organizzare il proprio tempo libero:
“dunque yoga, inglese, dattilografia, teatro, cinema, incontri” (2 novembre 1965).
L’autrice si dichiara nata fuori tempo:
“Sono nata fuori tempo, trent’anni prima del mio vero tempo” (20 luglio 1962).
E’ moderna, inoltre, in campo educativo e didattico. Scrive che bisogna far diventare curiosi i bambini, favorire spontaneità e accendere l’interesse per il passato servendosi di “favole incantate ma vere”.
Tutto questo è in contrasto con l’indottrinamento del regime di allora e con i condizionamenti attuali del computer e della televisione. La lettera di Emilio Palaz mette in evidenza la modernità del diario di Maria.
Come docente di danza si distingue per le tesi innovative: rinuncia al balletto classico per evitare la mera imitazione e scoprire la necessità di vita che anima movimento, ritmo, espressione di se stessi.
Fondamentale pure il ruolo sociale che, secondo la Cumani, deve rivestire la donna:
“La donna può usare, deve usare ogni sua forza per deprimere ogni astratta convinzione di nazionalismi o contrasti civili, che hanno come esito la perdita della libertà” (ai partigiani della pace, 1953).
Nello stile utilizzato dall’autrice affiora un ulteriore elemento di modernità.
Pur ricollegandosi ad una sorta di realismo magico, che ci ricorda le suggestioni di Alvaro, Bontempelli, Fracchia, si coglie un modo personale di procedere con un’apparente semplicità che progressivamente si trasforma in mistero indecifrabile. Pensiamo al racconto “L’uomo nuovo”, che passa dalla descrizione precisa di oggetti e personaggi ad una situazione enigmatica. Le luci e le ombre giocano un ruolo prioritario e ci creano immagini, sensazioni ineffabili.
Il mondo della natura, così amato e vissuto dalla Cumani, ci permette di stabilire nessi con altre due scrittrici: Lalla Romano e Anna Maria Ortese.
Potrei citare la rievocazione della casa di Caldè:
“La casa della mia infanzia, della mia adolescenza, della mia giovinezza. Tutto è rimasto là…. E quell’aria così fresca che ci accoglieva nell’atrio e quell’ombra tutta viva di macchie di sole e l’odore del verde caldo ed umido giardino” ( Da Il fuoco tra le dita: 18 luglio 1946).
“ Era una casa silenziosa; e silenziosa era la città, assorta e quasi dormiente, tra i suoi fiumi e le montagne coperte di boschi”…….Eravamo entrati nella casa a estate inoltrata. L’autunno sopravvenne a poco a poco, come un lento spegnersi dell’estate” (Da Maria di Lalla Romano)
Il cuore della natura pulsa anche per Anna Maria Ortese che ne “Il cardillo addolorato” ci trasporta in una realtà metafisica:
“Le persiane celesti erano chiuse, come occhietti stanchi, ma il cancelletto- quasi che la casa in sé non avesse nessun valore, fosse un semplice pezzetto di carta, o una pietra, ed entrasse dunque chi voleva- era aperto”.
Sarebbero ancora multi gli spunti offerti dal libro di Maria Cumani, ma ritengo ora che sia il lettore a scoprire nuovi aspetti e a conversare liberamente con Maria, che sembra ancora viva e presente come ce la descrive Beniamino Dal Fabbro nel 1947 o come appare nello scritto “Un giorno rubato agli dei” mentre assapora la gioia di essere con l’uomo amato, Salvatore Quasimodo, in una baia ligure tra Santa Margherita e Rapallo, nel 1943, durante la guerra.
Mariacristina Pianta
Milano 28 gennaio 2012
Molto interessante questo appuntamento, ma anche l’opera. Il diario di questa danzatrice mi sembra molto interessante, mi piacerebbe moltissimo conoscere i suoi pensieri e la sua vita affianco ad un personaggio come il Nobel.
Grazie e buon fine di settimana.
Sara Marchetti.
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