Sacconi e la barzelletta sullo stupro. Rosy Bindi: “Superata ogni decenza”

Polemiche per l’esempio fatto dal ministro del Lavoro per spiegare l’articolo 8 della manovra e rispondere alla Cgil. La vicepresidente della Camera: “Non ci sono scuse alla sua volgarità”.  Il ministro risponde 24 ore dopo: “Era ironia”. E cita perfino Guido Carli

ROMA – “Vergogna! L’ostilità del ministro Sacconi verso la Cgil è talmente forte da fargli superare ogni decenza. Non ci sono scuse che possa offrire per la gravità e la volgarità delle sue parole. Un esempio intollerabile di misoginia”. Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e presidente dell’Assemblea nazionale del Pd, il giorno dopo l’intervento del ministro del Lavoro ad ‘Atreju ’11’ affida a una nota il suo disappunto per la barzelletta sulle suore violentate. “È ricorso a una logora barzelletta- aggiunge la Bindi- che si usa per negare la violenza sulle donne perché sarebbero sempre consenzienti. Conoscevamo il cinismo politico di chi non perde occasione per accreditarsi come interlocutore della chiesa italiana, ma si vede bene che non ha alcuna formazione. Da oggi ne misuriamo anche tutta la vacuità. Alle religiose e alle suore pubblicamente messe alla gogna da un ministro della repubblica la mia piena solidarietà e  la mia riconoscenza per tutto quello che fanno al servizio delle nostre comunità”.

E quella della Bindi non è l’unica voce polemica sulla vicenda che ha visto il ministro Sacconi citare, davanti alla platea dei giovani del Pdl, una storiella con protagoniste delle suore di un convento del ‘600: “Faccio un esempio un po’ blasfemo – ha detto il ministro – per rispondere alla Cgil rispetto agli scenari apocalittici che ha fatto. Vale quello che disse una suora in un convento del ‘600, dove entrarono dei briganti. Le violentarono tutte tranne una. Il Santo Uffizio la interrogò e le chiese: “Ma come mai non è stata violentata?”. Lei rispose: “Perché ho detto di no..'”.

“L’intervento del ministro Sacconi ad Atreju è incommentabile e intollerabile. Sacconi si scusi pubblicamente con tutte le donne, per aver riesumato, nella furia della difesa della propria ideologia e dell’attacco alla Cgil, il peggior armamentario sessista e misogino”, ha detto la senatrice del Partito democratico, Rita Ghedini, componente Commissione Lavoro, invita il ministro a chiedere scusa per”Speravo che certe categorie – sottolinea la senatrice Ghedini- fossero ormai inutilizzabili (non oso sperare che non siano ‘pensabili’ da chi svolge un ‘ministero’ pubblico, evidentemente sono tutte, pienamente e strutturalmente parte della cultura paternalista ed autoritaria che il governo di cui Sacconi è parte incarna- conclude Ghedini – in ogni sua scelta, che riguardi le donne, il lavoro, la salute o la libera determinazione.”.

Alla senatrice Ghedini fa eco un’altra senatrice del Pd, Mariapia Garavaglia: “Stona in bocca a Sacconi una barzelletta sulle suore! Si possono fare paragoni meno ‘sacrileghi’, ma soprattutto è inaccettabile che venga violata la dignità delle suore, donne che sanno dare esempi di autentica immolazione. Con una inutile gaffe si è evocato un atto criminale che suore martiri hanno subito davvero durante la recente tremenda guerra in ‘Kosovo’ “.”In nessun altro Paese del mondo democratico un esponente di governo sceglierebbe la metafora dello stupro  –  incompatibile con qualunque forma di ironia – per esprimere una sua valutazione politica, svelando la sua visione del rapporto tra donne e uomini. La violenza dello stupro è la forma più brutale di negazione dell’altro. Non comprende nessuna forma di linguaggio, non ammette nessun sì e nessun no. Come scrisse in occasione del 13 febbraio Suor Rita Giarretta, ripetiamo tutte insieme al Ministro Sacconi: “Non ti è lecito!”, si legge in un comunicato del Comitato “Se non ora quando”.Un’ennesima offesa alle donne e un’offesa al Paese: per  Marina Bergamin della Cgil di Vicenza è inammissibile che un ministro utilizzi esempi di questo tipo per parlare di argomenti delicati come il lavoro:  “Quale verminaio hanno in testa alcuni ministri di questa Repubblica se, per parlare alla Cgil e di cose delicate come il lavoro, evocano suore, stupri, consensi a delinquere e casti dinieghi? Il Paese che non si merita questa volgarità”.

La replica del ministro, 24 ore dopo. “Sfortunato quel Paese nel quale dovessero prevalere il rifiuto di ogni dimensione ironica e la perdita della capacità di sorridere anche di fronte ai paradossi più’ politicamente scorretti. E’ ovvio che non intendevo offendere nessuno ripetendo la storiella che Guido Carli mi raccontò per sdrammatizzare un momento critico. Ma offende ancor più’ la disonestà intellettuale di quanti, ancora una volta, usano ogni pretesto per criminalizzare chi tocca l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, perfino in relazione ad un semplice atto di fiducia nei confronti della contrattazione collettiva”.

La Repubblica – 8 settembre 2011

One thought on “Sacconi e la barzelletta sullo stupro. Rosy Bindi: “Superata ogni decenza”

  1. ah, ecco, non sono stato io, è stato Guido Carli, non si sa se paragonarlo a un bambino che butta la colpa sul compagno di scuola o a un delinquente che chiama un correo. Un individuo siffatto è ministro, che schifo per l’Italia.

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