L’estate dei giornali cosiddetti rosa (ad alto contenuto di disvalori e manipolazioni) è caratterizzata dall’operazione “ripuliamo l’immagine della Minetti”. La consigliera regionale della Lombardia, accusata dalla magistratura di essere lo snodo logistico delle ragazze bunga bunga di Arcore, è ripetutamente fotografata in varie spiagge, italiane e spagnole, con calciatori in disarmo (vedi Bobo Vieri) che sanno di comparse telecomandate da direttori spregiudicati al soldo del premier. Premier che, ci dicono le stesse riviste, riprese dai quotidiani “seri”, ha incrociato lo sguardo dell’ex igienista dentale imposta alla “politica” nella zona vip dello stadio San Siro di Milano, dove la Minetti si è presentata abbronzatissima e vestita di un castigato e candido abito di pizzo san gallo. Ancora qualche servizio fintamente rubato e delle accuse gravissime nei confronti di questa ragazza già alterata nel corpo dalla chirurgia estetica e contaminata nell’anima dal morbo della corruzione – stando alle intercettazioni del caso Ruby – resterà nella memoria collettiva ben poco. E’ per questo che proponiamo di seguito la sintesi della conversazione avuta dalla studentessa Daniela Natale con Sara Giudice, la coetanea della consigliera regionale che di Nicole Minetti ha ripetutamente chiesto le dimissioni. (Paola Ciccioli)
DONNE&RINASCITA: Sara Giudice, l’anti-Minetti
Chi ha provato a opporsi all’evidente e offensivo affronto all’intelligenza dei giovani e degli italiani è Sara Giudice, consigliera di Zona 6 a Milano. Nata nel capoluogo lombardo 25 anni fa, ha ereditato la passione per la politica dal padre Vincenzo. La sua avventura politica è iniziata ormai da diversi anni ma, di recente, il suo nome è rimbalzato tra giornali, tv e web. Il motivo è presto detto: nel famoso listino bloccato di Roberto Formigoni, all’interno del quale era comparso il nome di Nicole Minetti, c’era anche la Giudice. L’indignazione della giovane ha raggiunto l’apice nel vedere la propria firma falsificata, proprio sul listino. Senza perdere tempo, a fine gennaio 2010 la denuncia dell’irregolarità viene formalizzata presso le istituzioni competenti (ad oggi si è in attesa di un responso) e Sara Giudice avvia una raccolta di firme per chiedere al Pdl di invitare la Minetti, coinvolta intanto nell’inchiesta sul caso Ruby, a dimettersi dall’incarico di consigliere regionale. In poco tempo le adesioni alla petizione raggiungono le migliaia di unità ma il fatto più eclatante è rappresentato dalla negazione, da parte del Pdl, che la 25enne Sara sia mai stata membro del partito. Ad oggi la raccolta firme ha raggiunto 12mila consensi (dati confermati dalla stessa Giudice) e, forte di tale solidarietà, la ragazza ha definitivamente lasciato il partito del quale faceva parte per aderire a Futuro e Libertà e ripartire con un progetto politico a lei più vicino: la lista NUOVO POLO PER MILANO, con la quale si è presentata alle recenti elezioni milanesi, segna di fatto un nuovo inizio. Proprio da tali elezioni, arrivano dati positivi e incoraggianti: dai cittadini, 1028 preferenze, che hanno fatto della Giudice la più votata del Terzo Polo (sebbene tali voti non siano sufficienti a garantire un posto in Consiglio Comunale). Eppure un tentativo di “persuasione” era stato fatto: la Giudice racconta in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, del tentativo di comprare il suo silenzio. Dopo la raccolta di firme per chiedere le dimissioni della Minetti, e le varie ospitate in tv, arriva una telefonata del ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini che le chiede di non partecipare alla trasmissione di Michele Santoro, Annozero, per denunciare ancora una volta l’accaduto ma piuttosto di incontrare la consigliera Minetti di fronte le telecamere. In cambio, un posto alla Mondadori. La Giudice ovviamente rifiuta e denuncia l’accaduto.
Lo scopo alla base della sua attività politica è la lotta agli stereotipi che colpiscono le donne ma anche a quelli che le donne stesse costruiscono riguardo se stesse. Questi ultimi sono i più pericolosi perché di fatto ufficializzano uno stato di inferiorità delle donne rispetto alla presunta superiorità, culturale e sociale, degli uomini. La Giudice afferma che nella politica da lei vissuta tutti i giorni la “supremazia” maschile esiste e se questo accade e si perpetua è principalmente perché in Italia non abbiamo esempi positivi di donne ma anche di uomini e, se ci sono, rimangono nell’ombra. I modelli attualmente presenti avallano uno stereotipo di donna che non ha spazio e modo per esprimersi professionalmente. Sono modelli figli di una cultura che rende il corpo indipendente dalla mente. Le stesse quote rosa non possono essere ritenute la soluzione dato che creerebbero i presupposti per una corsia preferenziale che faciliterebbe il successo al femminile. Invece è giusto che la posizione politica o sociale occupata sia raggiunta per merito. Una soluzione potrebbe essere quella di creare esempi femminili positivi valorizzando le competenze senza mortificare l’aspetto fisico. Ma a rendere tutto questo più complesso contribuisce il “modello berlusconiano”, un modello di donna che passa con estrema facilità dalla tv alla politica. Tale tipologia di donna alimenta gli stereotipi presenti e rappresenta un esempio del tutto sbagliato per la nostra generazione ma soprattutto per quelle che verranno in futuro.
e per quello che stava in un partito antiabortista, che ci priva dei nostri diritti di donne, che è fascista e ci fa lavorare senza ammortizzatori in casa e fino alla tomaba al lavoro.. si dev’essere una grande femminista contro ogni stereotipo!uniamoci anche la fascio cattolica Bongiorno, anch’ella sedicente contro gli stereotipi… siamo sicure di ciò che scriviamo?FEMMINISMO NON PUò CHE ANDARE A BRACCETTO CON ANTIFASCISMO,ANTIRAZZISMO E AUTONOMIA…
mi sa che in italia abbiamo perso logica e coerenza..
peccato che Hitler non dicesse di essere antirazzista, altrimenti voi l’avreste messo in un blog antifa!
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