Diventa merce anche il nostro odore

di Federica Mariani*
Una mattina su Facebook un mio amico condivide sulla bacheca di un amico comune un’interessante notizia. Diversi utenti hanno apprezzato l’indicazione del mittente e si sono sbizzarriti nei più banali e classici commenti di ragazzi di 25 anni mentre le ragazze si sono prudentemente astenute dalla conversazione. Il post annunciava l’uscita di un nuovo prodotto a metà tra la profumeria e il sexy shop: Vulva, il profumo che sa di vagina. La nuova fragranza, prodotta da una società tedesca, “Viva Eros”, è ormai diventato un successo commerciale.  All’inizio mi sono interrogata sul target di questo profumo: se fosse un profumo per uomini che tipo di utente potrebbe procurarselo? E se fosse pensato per le donne, quale signora non si sentirebbe in imbarazzo, sporca e puzzolente ad uscire di casa con questo profumo addosso? Negli istanti precedenti l’apertura del link suggerito, avanzavo l’ipotesi che si trattasse solo di acqua, feromoni e di una stecca di vaniglia e che l’effetto placebo sarebbe arrivato grazie al potere persuasivo della pubblicità e delle aspettative provocate dal tormentone e dalla moda del momento. Cosa non si inventano oggi giorno per campare!… In realtà non si tratta di un profumo vero e proprio ma di un eccitante da camera che provocherebbe piacere sessuale attraverso l’inalazione. Il prodotto andrebbe utilizzato in una situazione intima di coppia e applicato sulla mani per essere fiutato.  Il profumo ha effetti diversi per lui e per lei; soddisferebbe il piacere olfattivo scatenando la fantasia erotica maschile e farebbe sentire le donne più attraenti grazie a una fragranza vaginale perfetta derivata da scrupolosi e lunghi studi di laboratorio. Sul sito che ha il monopolio di vendita dell’articolo è possibile acquistare una boccetta di prodotto scegliendo tra diversi gusti della gamma, al costo di 25 euro. Il profumo prende vita dal liquido organico di una donna famosa e molto bella di cui non si dichiara l’identità. Per questo motivo l’azienda produttrice crede di poter aiutare le donne brutte a migliorare la propria appetibilità sessuale come se alla base ci fosse un’equivalenza del tipo donna brutta=cattivo odore sessuale come donna bella=adorabile essenza. Personalmente credo che se una persona va a letto con un’altra, considera già il partner attraente e che in realtà questa fialetta serva solo per divertirsi e per sperimentare un gioco perverso e occasionale. Il potente afrodisiaco agli “aromi” intimi farebbe girare la testa agli uomini.  La pubblicità video di questo prodotto vede una ragazza e un ragazzo soli in palestra. La giovane è impegnata sulla cyclette mentre il ragazzo l’ammira faticare sull’attrezzo. In sottofondo una musica lounge che dice solamente “I want…” in maniera molto sensuale e dei respiri ansimanti di donna. Le inquadrature si concentrano sul fisico snello e sudato della modella e stringono insistentemente sulla parte pelvica e sulle gambe della ragazza che sfregano ripetutamente ai lati del sellino, evocando una chiara allusione all’atto sessuale. Alla fine dello spot quando la ragazza se ne va, il ragazzo odora la sella ed estasiato decide di prenderla con sé e portarsela a casa. Quale persona sarebbe disposta a odorare il sellino di una palestra e a godere di questo odore?  Io credo che questo farebbe felice solo un feticista, chiunque altro sarebbe schifato  dal lezzo lasciato da una signorina sudata come una spugna inzuppata. Ad ogni modo mi chiedo perché un uomo o una donna dovrebbero ordinare questo prodotto per un liquido che una donna può produrre autonomamente a costo zero e in che modo possa essere più eccitante per la coppia l’odore di un terzo sconosciuto in un momento intimo e quindi riservato.
Alcuni utenti di internet nei loro commenti si dichiarano increduli sulle potenzialità e sul futuro successo del prodotto, ad ogni modo la maggior parte resta sconcertata dalla volgarità e dalla strada che il mondo del business ha intrapreso per fare soldi. Coloro che hanno preso la vicenda in maniera più leggera e che ci ridono sopra pensano a Vulva come ad un regalo tipico per gli addii al celibato, per la festa delle donne o il diciottesimo compleanno… Nonostante questo generale dissenso, soprattutto da parte del mondo femminile, Vulva sembra aver raggiunto un successo globale,  tant’è vero che il sito ufficiale di Vulva www.smellmeand.com si esprime in 17 diverse lingue di paese europei, musulmani ed asiatici.
* Federica Mariani è laureanda in Psicologia dei processi sociali, decisionali e dei comportamenti economici all’università Bicocca di Milano

3 thoughts on “Diventa merce anche il nostro odore

  1. “un momento intimo e quindi riservato”, ecco, appunto, mi scusi l’autrice, io trovo tutt’altro che imbarazzante, sporco e/o puzzolente l’odore intimo, ma quando è percepito nel suo contesto: così come l’odore di un arrosto delizioso, o di succulenti broccoletti ripassati in padella, è paradisiaco ad ora di pranzo, quando si ha fame e ci si appresta a mangiare, ma magari sarebbe importuno quandi ci si sta facendo la doccia con il bagnschiuma alla vaniglia! Sulla pubblicità, era stata già segnalata ed è di una stupidità e di una volgarità disperanti. Sugli estimatori e le estimatrici del profumo, che dire? La pubblicità è in grado di vendere qualunque cosa, e mi fermo qui per non trascendere in volgarità.

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  2. Pingback: Focus e la falsa parità « Un altro genere di comunicazione

  3. A parte lo svilimento della nostra femminilità e umanità, che ci sarebbe molto da dire, ma esistono davvero profumi afrodisiaci? Mi sa di bufala come per i cibi! E gli allocchi mettono mano al portafogli!

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